La prima cosa che pensò, quando lo vide, fu che la notte doveva essersi originata dalle sue iridi, più cupe e intense di qualunque altro nero avesse mai ritrovato in natura. La seconda che l’espressione severa e implacabile del suo volto, tipica di chi è abituato al comando, sopperiva alla scarsa imponenza di un guerriero alto forse un paio di centimetri più di lei. La terza, tanto nitida e improvvisa da sopraffare per un istante il terrore da cui era avvolta, fu che il saiyan che aveva di fronte era incredibilmente bello.
“Complimenti, Bulma.” si disse ironicamente “Invece di fuggire a gambe levate, o almeno provarci, resta a fare apprezzamenti sul tuo futuro assassino.”
Ha avuto un attimo per decidere: un battito di ciglia per comportarsi come l’eroina della situazione o ritirarsi in seconda linea, limitandosi ad assistere impotente alla lotta. Per una volta ha scelto la prima opzione, e forse quell’atto di eroismo sarà la sua condanna.

Il popolo dei saiyan, le loro vittime, i loro carnefici. Tra rivalità, odio, amore e violenza, ecco la storia di questi guerrieri leggendari nell'anno che precede la prima ribellione contro Freezer.
- Comandante Bardak, Toma e Keres sono ancora sul campo di battaglia.
- Avvertili che se non si sbrigano ad eliminare la feccia di questo pianeta partirò senza di loro.
- No, comandante, stanno combattendo l'uno contro l'altra!
Il saiyan represse un gemito. Quei due idioti dei suoi sottoposti l'avevano fatto di nuovo.
I pugni gli si contrassero rabbiosamente, mentre si voltava a fissare due figure appena distinguibili che si libravano sopra una pianura coperta di cadaveri, e, ignare del suo sguardo in cui brillava un chiaro riflesso omicida, si scontravano senza sosta.
Con il lento passo solenne della morte si avviò verso di loro.
Questa volta nulla avrebbe potuto salvarli dalla sua collera.

Iron Man era morto.
Non la sua parte più debole, immorale e fastidiosa, perché Stark c'era ancora, almeno come involucro fisico del genio dissoluto che aveva monopolizzato la tecnologia degli ultimi decenni; ma l'eroe che aveva protetto le persone, ed era davvero riuscito a convincere se stesso della propria utilità, era caduto, sconfitto dalla sua stessa impotenza.
Non sono stati i suoi compagni a fare irruzione nella cella dov'era prigioniero e gli è bastato un respiro per sapere che non doveva aspettarsi salvezza ma solo un altro tipo di tormenti.
Mentre fissa il ghigno trionfante del più pericoloso nemico degli Avengers, Tony si chiede se la cosa gli importi davvero.

Raccolta di drabble, flashfic e oneshot inerenti alla mia saga sugli scimmioni.

Batté ancora le palpebre, e un'unica immagine s'impresse sulla sua retina: fili dorati, un volto senza età e due lampi d'azzurro che erano stati assieme consolazione e orrore delle notti passate. Atteggiò le labbra a un sorriso, o forse ci provò soltanto.
"Sapevo che sarei finito all'inferno." mormorò con il poco fiato che l'ammasso rovente e malconcio dei suoi polmoni era riuscito a catturare.
Poi il buio lo inghiottì.
Seguito di "Macerie".

«Hai fatto qualcosa di divertente sabato sera?».
«Be’, tutti i ragazzi del mio quartetto vocale sono morti, perciò no, non direi».
[Terza classificata al contest "Brevi... anzi, brevissime!" indetto da adamantina]

[Post-Avengers] Una gazza marezzata veglia da giorni il capezzale di Loki, sopravvissuto per miracolo alle ferite infertegli da Thanos e affidato alle amorevoli cure di Frigga. Messaggero di morte e sentinella implacabile, il piccolo uccello è, tuttavia, molto più di un ospite discreto e silenzioso.
Da Jotunheim ad Asgard, da Midgard a Hel, i semi di un passato di sangue sbocciano, infine, in fiori mostruosi, poiché Hela cerca vendetta ed è disposta a tutto pur di abbracciarlo di nuovo.
Lui, il bambino di notte e di neve che ha scelto un’altra pelle e un’altra madre.
(...) “Da quanto tempo vivi qui?”
“Non lo so.”
“Ti hanno abbandonato?”
La bambina accarezza la testa del principe e ne bacia la manina. “Noi non siamo come gli altri: stiamo bene da soli.”
Odino avanza di un passo. “È troppo piccolo: ha bisogno di attenzioni che…”
“È mio” (...)
[ATTENZIONE: questa fanfiction s'inserisce nell'universo narrativo di Sotto la pelle. La comprensione degli eventi raccontati è dunque subordinata alla lettura della fanfiction succitata]

Eccomi qui col preludio di quella che sarà una long fiction riguardante il popolo saiyan ed un Pianeta Vegeta che non è esploso ma distrutto e consumato dalla tirannia di Freezer.
Gli unici rimasti non saranno Vegeta, Napa, Radish e Goku, bensì una piccola parte della popolazione, ridotta in schiavitù; riuscirà il Principe Vegeta a condurre una rivolta per rovesciare le sorti del suo pianeta, nonostante gli immancabili tradimenti a suo discapito?
Tutto ciò ostacolato da uno scomodo marchingegno che tiene a freno la sua indole, bloccando la trasformazione in Ozaru.
Quanto può c’entrare invece una scienziata di nostra conoscenza?
***
“C’è stato un tempo in cui eravamo liberi.
Momenti gloriosi in cui questa terra forgiata dal fuoco è stata spettacolo di sanguinose battaglie.
Molti sono caduti… altri, i più valorosi, continuano la stirpe dei leggendari guerrieri Saiyan.
Ma non sono gli eroi, purtroppo, quanto i vincitori a divenire simbolo di leggenda e scrivere la storia.” ***