Il cavaliere si liberò del tutto del suo mantello da viaggio e lo stese sopra ad una grande roccia per far sì che potesse asciugarsi. La luce del fuoco illuminò il pregiato tessuto con cui era stato realizzato quel manto, facendo appena rilucere lo stemma araldico che lo impreziosiva.
Quello era lo stemma di una delle famiglie più importanti del regno, conosciuta per le grandi gesta compiute per decenni dagli uomini che avevano prestato servizio come cavalieri: il casato dei Rengoku.
L’uomo che indossava quel mantello, altri non era se non il prode e determinato primogenito dell’attuale capofamiglia, Kyojuro; partito volontariamente con la convinzione di riuscire a portare a termine quella missione che aveva visto morire così tanti paladini nel corso degli anni. Lo scopo di quel viaggio? Trovare e uccidere il drago che tormentava i territori del reame da oltre un secolo.

Ipocrita.
Rengoku Kyojuro era un maledetto ipocrita e Akaza non riusciva a darsi pace di fronte a quella dura e cruda realtà dei fatti.
Con lo smartphone ancora stretto nella mano destra e quella immagine impressa a fuoco nella mente - oltre che ben conservata all'interno della galleria del telefono -, Akaza varcò la soglia di casa come una furia, sbattendo la porta con rabbia cieca.
Fu proprio in quel momento, con quel pensiero persistente, che un'idea prese forma. Sussurrandogli all'orecchio come un serpente tentatore, con la stessa intonazione del canto ammaliante di una sirena, Akaza si lasciò pervadere dal dolce richiamo della vendetta.

Il Pilastro intravide l’accenno di un’ulteriore riga blu come la notte percorrere l’anca chiara del demone e perdersi al di sotto dell’indumento. Un’altra domanda stuzzicò con insistenza la sua curiosità, arrivando con prepotenza sulla punta della lingua e riversandosi fuori dalle sue labbra senza che potesse fare nulla per contenerla.
«Fin dove arrivano quelle strisce?»
Anche se la domanda era stata posta senza alcuna malizia, dettata solo dall’insaziabile curiosità che l’altro dimostrava nei suoi confronti ormai da mesi interi, la Terza Luna Crescente non riuscì a trattenersi dal prendersi un po’ gioco di lui. Così, con fare provocatorio, afferrò il corto haori rosa che indossava e lo fece scivolare lungo le braccia muscolose, scoprendo per intero il busto tatuato. Sotto lo sguardo perplesso di Kyojuro, si mise velocemente in piedi, slacciò la cintura di corda che teneva fermi i suoi pantaloni bianchi e infilò le dita al di sotto del bordo del largo indumento.
«Perché non controlli tu stesso?»

Kyojuro si sentiva debole, pesante, come se un grosso macigno lo stesse schiacciando contro il pavimento ruvido, costringendolo nella posizione scomoda in cui si trovava in quell’esatto momento: in ginocchio, il corpo nudo rannicchiato su sé stesso e le braccia bloccate saldamente dietro la schiena. Non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato da quando Akaza lo aveva portato via dal loro campo di battaglia, morente e con il ventre dilaniato. Né per quanti giorni fosse rimasto lì, preda dei dolori che la sua trasformazione in demone aveva portato con sé. Sapeva solo di avere dannatamente fame e l’odore inebriante del sangue – che lo raggiungeva da chissà dove – lo stava facendo impazzire.
🥇 Vincitrice come miglior fanwork nella categoria "Badwrong" del 16° Italian P0rn Fest🥇

Durante lo scontro contro una maledizione, Satoru si ritrova catapultato indietro nel tempo, in un giorno particolare. Seguendo ciò che gli dice la sua anima decide di andare da una persona che conosce molto bene.

Rengoku Kyojuro, Pilastro della fiamma, si ritrova intrappolato nel corpo di una donna dopo aver combattuto contro un demone. La Terza Luna Crescente, Akaza, si propone di aiutarlo a tornare normale.
Dal testo:
"Kyojuro era minuto, quasi esile, e privo della sua solita prestanza fisica imponente. Confuso, Akaza aggrottò le sottili sopracciglia e si spostò appena per far sì che i raggi della luna potessero illuminare l’altro e rivelare così la sua figura. Ciò che vide gli fece sgranare gli occhi in un’espressione di incredulità: il giovane uomo forte e muscoloso che conosceva aveva lasciato il posto a una giovane donna dai lineamenti sinuosi e le forme piene."

Kyojuro guardava con sguardo truce il ragazzo che lo sovrastava e che l’aveva inchiodato al muro, il fiato corto e il cuore che gli martellava furioso nel petto. Gli occhi chiari del suo coinquilino erano fissi nei suoi, un sorriso disteso sulle labbra che andava in netto contrasto con la situazione carica di tensione in cui si trovavano.
«Tu credi nel destino, Kyojuro?» Chiese Hakuji, ignorando lo sguardo di fuoco che l’altro continuava a tenere fisso su di lui. «Quante possibilità avevamo di reincarnarci nello stesso periodo e di incontrarci di nuovo?» Continuò, le labbra sempre piegate all’insù.

Prima che il piano per attirare Dolarhyde venga messo in atto, prima di trovarselo di nuovo davanti, senza un vetro a dividerli, Will chiama Hannibal per cercare una risposta alla domanda che Bedelia gli ha fatto.
“Ma tu provi lo stesso desiderio?”
[Words Collection - 2]

"Ti tira a sé e questa volta i vostri corpi si scontrano, come le vostre labbra. Ma non è un bacio. Non ancora. È un infrangersi di respiri, un susseguirsi erratico di parole non pronunciate e di altre che attendono di trovare una forma diversa da quella brutale e schietta del desiderio.
E i confini di questo desiderio sono ancora sfumati. Carne. Sangue. Violenza.
Che cosa brami davvero? Il sesso non ha più una connotazione che riconosci, e non sai nemmeno se è quello che vuoi così tanto, quello che farete. Sai solo di volere lui, tutto ciò che è, tutto ciò che potete essere insieme.
Il tuo corpo ti tradisce comunque, mentre Hannibal non smette di guardarti, la bocca a sfiorare la tua nella stessa preghiera silenziosa. Stai pregando, Will? Per avere qualcosa che ancora non ti ha concesso. Per sentire implorare anche lui, perché ancora non ti basta l’ossessiva devozione con cui ti venera."
Solo Will e Hannibal, mesi dopo la loro caduta nell'oceano. Uno sguardo nel loro intimo inferno, mentre sono bloccati in un momento di euforico e passionale tormento.

Will Graham è un agente di polizia il cui compito è quello di dirigere il traffico e firmare qualche multa occasionale.
Ma la sua determinazione e il suo coraggio lo spingono a cercare il più potente mafioso degli Stati Uniti ovvero Hannibal Lecter, detto il giaguaro di New York.
Che cosa succederebbe se l'appena ventenne poliziotto riuscisse a scovare e buttare dietro le sbarre il famigerato criminale e quest'ultimo, colpito dalla sua audacia, dal suo coraggio e dalla sua bellezza, invece che ucciderlo desiderasse averlo per sè...?
( La storia è scritta a quattro mani da me e la bravissima autrice darktears!
 Le parti in blu sono realizzate dalla sottoscritta mentre quelle rosse da lei, ognuna in terza persona nei confronti dei due protagonisti).
Buona Lettura!

Post 3x13. [Spoilers] [Hannigram]
Hannibal Lecter e Will Graham sono morti: Jack Crawford li ha visti con i suoi occhi, eppure non riesce a crederci.
Forse fa bene.
Dal testo:
Will sentì un colpo al cuore, quando uno sguardo particolare di Hannibal gli rivelò che era la sua compagnia a renderlo oltremodo felice. Si rese conto di condividere quella sensazione, e sorrise allo psichiatra. Hannibal sostenne il suo sguardo, rispondendo al suo sorriso.
-Allora, buon appetito- disse Hannibal in italiano.
-Buon appetito, Hannibal.-

Durante uno dei casi sullo squartatore di Chesapeake, c'è stato un bacio fra di noi.
Un bacio breve ma intenso, incerto ma curato...
*Hannigram*

*** SPOILER ALLERT! – post finale 3^ stagione ***
Will e Hannibal sono sopravvissuti alla caduta dalla scogliera e ora vivono insieme, nascosti in quella casa che li ha visti risorgere dall’oceano e confessarsi finalmente il loro amore. Tuttavia, la loro intimità non è convenzionale come quella di una qualsiasi coppia.. Le loro notti di passione sono letteralmente bagnate dal sangue, quello di Will, che trattiene Hannibal dalla tentazione di mangiarlo e divorarlo. Sangue per soddisfare la sete, per placare la fame, per suggellare il loro oscuro amore.
Dal testo:
< Le cicatrici non sono altro che ricordi, Will >
< Me ne hai lasciati un bel po’ di ricordi, Dottor Lecter.. >
Replicò Will, apostrofandolo in quel modo che sapeva dargli fastidio poiché gli ricordava quella barriera di distanza e formalità che per troppo tempo c’era stata fra loro. Al contrario delle aspettative, però, Hannibal reagì sorridendo apertamente e sollevando le spalle in un gesto noncurante
< Così non corri il rischio di dimenticarti di me, Will >

Hannibal/Will, Hannibal induce Will al dirty talking.
Will ha problemi a staccare la spina. Ad Hannibal non importa, e incoraggia Will a continuare le loro conversazioni sui serial killer mentre fanno sesso. Su un serial killer in particolare.
Traduzione italiana di devincarnes.

Hannibal, Will e uno "scambio" di doni molto particolare.