Levi si guardava attorno con aria omicida e continuava a chiedersi come avesse fatto la serata ad arrivare a quel punto. Doveva essere una semplice cena di fine anno, tra studenti e professori, per salutare al meglio quei mocciosi che si apprestavano ad affrontare la maturità e concludere i loro studi in quella scuola, ma la situazione era decisamente degenerata.
{Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it}

"Voglio diventare anche io una ragazza alla pari!"
Era nato così quello che per gli altri era solamente "l'ennesimo capriccio di Mia".
Ma l'apparenza, si sa, può celare molto. Ed è proprio un vuoto incolmabile quello che si nasconde dietro la sua frivolezza, e che porterà Mia a partire alla volta del Giappone, in un ultimo disperato gesto per riappropriarsi di sé stessa. Nella terra dei crisantemi, la ragazza sarà costretta a interfacciarsi con una realtà che se da un lato ha la delicatezza dei fiori di ciliegio, dall'altro ha la violenza apocalittica del Sole che sorge.

Mi voltai piano, quel poco che bastava per osservare il nuovo arrivato.
Cominciai dal basso.
Degli anfibi neri erano poggiati sui pioli dello sgabello con indolenza. Sopra quelle scarpe, si snodavano dei pantaloni di pelle nera. All'altezza dei fianchi, una catena di metallo ricadeva di lato, tintinnando di tanto in tanto.
Una camicia anch'essa nera, lasciata aperta sul petto, circondava il busto della persona accanto a me.
Intorno al collo, come anche ai polsi, dei cinturini in pelle nera coperti di piccole borchie contrastavano con una pelle candida.
Spostai lo sguardo di nuovo, ancora più su...
Orecchini disseminati su tutto l'orecchio sinistro, rasatura sulla nuca, capelli nero corvino, un profilo austero e al tempo stesso delicato.
Durò una frazione di secondo, lo scambio di sguardi con un paio d'occhi di un azzurro così chiaro e penetrante da sembrare bianchi.

Immaginate di avere un'ossessione e che quell'ossessione abbia un nome.
Immaginate poi che quell'ossessione non solo abbia un nome, ma anche un volto, con tanto di lineamenti sopraffini, iridi chiare come laghi di alta montagna, capelli sottili e splendenti come fili d'argento.
Immaginate poi che a tutto ciò si sommi un fisico atletico e slanciato, un fisico temprato da ore ed ore di rigorosi allenamenti, un fisico abituato a danzare letteralmente sul ghiaccio.
Riuscite ad immaginarlo?

«Sì. Tutto chiaro. Posso sapere il nome da cercare sul campanello?» - domandai con la massima pazienza di cui disponevo in quel momento.
«Avevo detto che l'indirizzo te lo avrei mandato per sms, quindi anche il nome. Sicuro di aver bisogno di ripetizioni solo di inglese? Mi sembra tu abbia ben altri problemi. Comunque... Rivaille. Rivaille Ackerman» - feci appena in tempo ad appuntarmi mentalmente quelle parole che la chiamata mi venne chiusa in faccia.

Mathias, Capo Famiglia dei Lazzari, manda Kieran, il suo miglior uomo, a fare una consegna pericolosa al Dannemora, un carcere di massima sicurezza.
Quando Kieran ne esce però tra loro qualcosa cambia, i rapporti di una vita mutano e quello che non doveva venire in superficie, mai, avviene.
Dal racconto:
«Ogni uomo ha un padrone, irlandese. Per alcuni è l'alcol o la droga, per altri un ideale o una religione, per altri ancora è un altro uomo. Pochi sono padroni di loro stessi. Tu che uomo sei? Chi è il tuo padrone?»
«Lo stesso che hai tu, Lazzari.»
Bao scoppiò a ridere, un suono divertito e basso, folle. «No, non è il mio padrone, lui è il mio capo. Io il mio padrone me lo sono scelto tanto tempo fa, e non è lui.»
«Chi è?»
Il sorriso di Bao si allargò, mostrando i denti bianchissimi in un'espressione cupa e folle. «La pazzia, Kier. La seguo e la venero, la amo in chiunque la veda. Mia signora delle atrocità, del sangue, della divertente faccia folle della vita. E tu, tu ne hai tanta dentro. Sotto il tuo visino carino, sotto l'aspetto calmo, tu sei pazzo come me, se non di più.

LEVI
Non ho comprato questo quaderno per scrivere come mi sento.L'ho comprato perché la mia vita è una vera merda e volevo condividere con voi quanto io possa fare effettivamente schifo.Ogni giorno si presenta una nuova preoccupazione,la mia vita è costellata di rogne.Se ve lo state chiedendo:si mi autocommisero 24 h su 24,sopportatemi o bruciate il quaderno.Non me ne frega un cazzo, siete liberi di leggere la mia storia come di sputarci sopra.OK,forse è ora di iniziare.
No,devo dire un'altra cosa prima.
Non mi vergogno di quello che ho fatto,se il corso della mia vita fosse andato diversamente non avrei incontrato lui.Quindi fottesega.

Kier lavora per Mathias Lazzari, in una New York contesa tra mafia, yakuza e organizacija russa. Obbedendo a un ordine dovrà farsi arrestare e finire nel penitenziario di massima sicurezza di Dannemora, ma qualcosa non quadra e le cose si fanno molto complicate.
Dal racconto:
«Domani, allora?»
«Sì, verranno a prenderti a casa, cosa vuoi di più?»
«Splendido, ma non ti pare che l'accusa sia un po' pesante perché possa uscirmene in un mese? Omicidio, niente di meno. Non mi va di passare le prossime vite là dentro.»
Mathias alzò un sopracciglio. «È tutto a posto, le prove risulteranno inquinate e tu sarai scagionato, mi servi fuori di lì, lo sai. Non ti mandano a Dannemora per taccheggio, Kier, ci serve qualcosa di più pesante anche con i tuoi precedenti.»
«Lo so, ma non mi piace.» Mormorò il biondo, sorridendo poi all'altro in quel modo tutto suo, con un'espressione che voleva dire solo una cosa: mi fido completamente di te.
Sentendosi in colpa, Mathias ricambiò.

Donna, strega, regina.
Aislin è la sovrana del suo popolo e si trova davanti a una scelta, una profezia che deve realizzare per evitare che l'orrore estingua la sua gente, cancellando anche la memoria dello stesso.
Del racconto:
“Una regina ha due cuori”, gli aveva detto Aislin una volta. “Uno è della sua gente e batte solo per loro, ma l'altro è il suo, quello che ama, quello di donna.”

(In fase di riscrittura)
[Levi x Eren]
[Spoiler per il manga! Riferimenti al VN!]
Per chi nasce in questo mondo, l'amore è qualcosa d'insignificante.
"Una volta, hai detto che sono un mostro."
"Non per lo stesso motivo degli altri."
"Ed ora? Che cosa vedi, quando mi guardi?"
Per chi nasce in questo mondo, la felicità è qualcosa d'incomprensibile.
"Siamo ancora vivi, Levi?"
"Non mi è concesso morire prima di te, moccioso."
"E dopo di me? Sarai ancora vivo, dopo di me?"
Per chi nasce in questo mondo, la vita è qualcosa d'infinitamente fragile.
"Che cosa ti ha fatto Eren? Che cosa ti ha dato per ottenere un simile potere su di te?"
"La pace..."
Accusati di tradimento, molti membri della Legione Esplorativa sono costretti alla latitanza. Dopo sei mesi passati da soli nelle terre perdute del Muro di Maria, Eren è prigioniero di un sogno senza fine all'interno di un bozzolo di cristallo e Levi è l'unico custode di una segreto che vuole convincersi non esista e non sia mai esistito.

«Abbraccia il cielo e sogna.»
Quelle le parole che Shian gli disse, sotto il cielo livido di Ameris, mentre la sua luna spezzata diventava sempre più grande nel cielo.
Quelle le ultime parole che Zaha sentì, prima di lasciare che lo portassero via.
Zaha ha abbandonato tutto per vendicare l'inutile morte di Shian.
Ma la strada che percorre lo porta molto più lontano di quello che mai avrebbe pensato, a contatto con la razza che ha dato origine all'Universo.

Quando due universi paralleli si toccano sono belve che si dilaniano. Il più forte si nutre del più debole, dissanguandolo e portandolo alla morte.
Nelle strade della megalopoli di Taone Nui, Aronui è famoso perché trova sempre quello per cui viene ingaggiato; siano persone, cose o informazioni, in qualunque modo.
Nessuno sa che è stato nell'altro mondo, nessuno deve sapere che è un esper.

Un ragazzo vittima dell'avidità dello zio viene rinchiuso in un manicomio.
Corre l'anno 1890 e la cura della malattia mentale, vera o presunta, è una tortura ai danni di povere vittime, spesso più sane di coloro che dovrebbero... "curarli"
Una storia dalle pennellate crude, a tratti violenta.
Nel 1904 fu creata la prima legge sulla malattia mentale.
Serve per salvaguardare la pubblica decenza, per difendere la morale pubblica da soggetti deviati che,
con il loro comportamento, danno scandalo e che vengono, quindi, ricoverati (carcerati, rinchiusi) in apposite strutture dette manicomi, dove si entra con stupefacente facilità, perdendo tutti i propri diritti civili.
La storia che vi vado ora a narrare racconta di un caso non certo unico e non certo raro,
ma che sicuramente non è finito come molti altri.