Eccomi qua con una nuova long-fic. E' quasi un anno emmezzo che ci lavoro, tra prese e lasciate per sconforto, o blocchi di creatività. per la prima volta posto una fic che non sia finita. l'ho divisa per libri credendo mi fosse più facile, in realtà non lo è per niente. Non ho ben chiaro come finisca quindi accetto qualsiasi suggerimento (vi prego). A mia sorella piace e questo mi aiuta, spero sia lo stesso per voi. Quindi...a voi la parola. -Potter Harry- la professoressa come ebbe pronunciato quel nome si rizzò...Silente si aggiustò sullo scranno...non lo aveva mai visto, non erano arrivati in tempo ...SERPEVERDE...annunciò il cappello Silente chiuse gli occhi...mio Dio che disastro, come faremo ora. Pensò sconvolto. La professoressa McGrannittraballò un attimo. ...lui era dalla parte sbagliata...

Osservando le pareti bianche intorno a sé, al ragazzo venne in mente la prima volta che entrò in quella sala, allora era giovane, ed aveva appena superato brillantemente l'addestramento. Sorrise a ripensarci, ma scosse la testa l'attimo dopo, scacciando ogni pensiero, portando la mente a concentrarsi sulla motivazione per la quale era lì. Sacrificare il suo giorno di riposo per vedere qualche ragazzino che diventava a tutti gli effetti un soldato di Bur, non era proprio il massimo delle sue aspirazioni, e non lo rendeva affatto felice.
Incrociò le braccia al petto, dopo essersi seduto, portando poi la caviglia destra a poggiarsi sulla gamba sinistra. Gli occhi del colore della malachite, indagavano i posti occupati dagli otto uomini, che parlavano tra loro, mescolando le loro voci al brusio che aveva alle spalle. Dondolava il piede con fare nervoso, attendendo che il generale mettesse fine alle voci e cominciasse a dare una spiegazione per quella riunione.

Crossover: QueerAsFolk-Merlin-Glee
[Personaggi principali: Merlin, Arthur, Brian, Justin, Kurt, Blaine, Sebastian Smythe]
Se Arthur e Merlin vivessero a Pittsburgh, città in cui vive Brian Kinney, il dono di Dio per i gay, cosa accadrebbe? E cosa accadrebbe se un giorno giungesse a Pittsburgh Justin Taylor, ventenne dal volto angelico? Se a ciò aggiungessimo un gruppetto di ragazzini scatenati, come cambierebbe l’esistenza di tutti?
[....] Justin era convinto che se l’uomo avesse smesso di illustrare il programma per domandare ai presenti chi voleva farsi scopare sulla cattedra, in pochi secondi ci sarebbe stata la coda per prendere il numerino come al supermercato, e lui avrebbe sgomitato tra la folla per essere il primo.
[....] “Chi è Brian?” chiese Brittany incuriosita.
“Il dono di Dio per i gay”
“Non ho mai incontrato un dono di Dio. Secondo te me lo fa un autografo?”
[....] “Morgana ci ha visti”, sussurrò Merlin allibito.
“E allora?”, replicò Arthur lambendogli la pelle fino a raggiungere l'ombelico.
“Siamo nudi, Arthur... nudi!”, strillò Merlin.
“E siamo froci. Lei lo sa e non ti sbaverà sul culo, se temi che attenti alle tue grazie. E ora stai zitto e lasciati scopare".

[Derek-centric, Sterek, post 3a] «Sarà come se il vostro subconscio prendesse vita dando forma a una realtà parallela: ogni notte sognerete di una vita diversa da questa – sempre la stessa, come se fosse un mondo alternativo a quello in cui vivete – fino a quando non saprete più distinguere la realtà dal sogno, o fino a farvi credere di dover scegliere in modo estremo quale delle due vite vivere»

Artù si avvicinò e poggiò una mano sul bracciolo del divano, l’altra sullo schienale, accanto ai suoi capelli. Merlino desiderò che li sfiorasse.
Lo sovrastava.
Lo completava.
Lo riempiva del tutto.
Artù combaciava perfettamente con i vuoti della sua esistenza.

Una volta aveva detto che vivere con Artù era come non averla la notte ma più andava avanti e più gli sembrava che quella acquistasse la segreta consistenza delle parole non dette, dei gesti furiosi, delle voci spezzate.

All'inizio è il sangue.
L'odore pungente e metallico del sangue che ti fa aprire gli occhi mentre la tua testa è ancora affondata nel cuscino e tu sbatti le palpebre per cercare di abituarti all'oscurità della stanza.
Le tende nere sono serrate a coprire l'intera finestra e ti ci vuole qualche attimo per realizzare che non stanno bloccando i raggi del sole perché fuori è ancora buio.
Quello che vedi non è esattamente quello che ti saresti aspettato, perché Stiles è in piedi al centro del salotto, gli occhi aperti ma sfocati come se fosse sotto qualche specie di trance, le braccia mollemente abbandonate lungo i fianchi.
Non si muove quando ti avvicini né quando chiami il suo nome e tu resisti all'impulso di coprirti il naso all'odore mentre osservi shoccato il suo viso, le sue mani, e i suoi indumenti.
C'è sangue ovunque.

In poco tempo ogni aspetto della sua vita era mutato, ogni sensazione si era centuplicata, ogni abitudine divenuta diversa eppure una costante riusciva a trovarla: quei lineamenti che aveva percepito perfino nel sonno estremo della morte, che gli parlavano più della voce, instillando in lui desideri che non avrebbe mai pensato di poter provare.
Esprimeva una delicatezza definitiva, assoluta, eppure, esattamente come un fiore che resiste alle gelate, accogliendo con pazienza la brina ghiacciata dell’inclemente inverno, aveva saputo attendere la primavera.
Lo aveva aspettato. Per secoli.

Sentì che qualcosa lo liberava… come la sensazione di libertà che si prova nel sentirsi togliere delle catene… o come l’abbandono di un fiore che si sciupa, chinando il capo all’incedere dell’inverno…
I fili argentei della barba e dei capelli si staccarono volteggiando sino a terra, spargendosi sui suoi abiti e disfacendosi come polvere, petali di soffioni che docili, si lasciano spogliare da mani gentili.
Le rughe si distesero e i capelli corvini comparvero sino a sfiorare la fronte, leggeri.
Ma le lacrime seguitarono a cadere, anche quando si alzò, reggendosi al divano per l’ansia, con le ginocchia che cedevano.
Avvicinarsi e vacillare… e aggrapparsi alle sue spalle… e toccarlo...
Merlino si accasciò a terra, reggendosi alla sua vita e pianse.
La mano di Artù fra i capelli, come l’ultimo tocco che gli aveva donato.
Ancora, le lacrime di mille anni, non erano stanche.

SPOILER 5X13
Era arrivato il momento. Era ora di tornare lì, lì dove il suo cuore si era spezzato per sempre.

Missing moment da "La magia che non si vede"
E poi il silenzio mutò, divenne pesante, musicato solo dai respiri che si acquietavano.
Merlino si inumidì le labbra e chiuse gli occhi.
La mano di Artù stringeva ancora il suo polso, quasi volesse tenerlo lì, temendo che lo abbandonasse, lasciandolo solo a combattere quel maleficio che li stava distruggendo dentro.
Lo faceva sempre, anche se significava abbracciarlo nel sonno.
Sempre.

Stavolta non è diverso.
Te lo ripeti, serrando i denti.
I suoi capelli sono morbidi ed accolgono le tue mani come sempre, la sua bocca accetta le spinte impulsive del tuo bacino, le sue dita percorrono i sentieri del tuo corpo senza perdersi. Lasci cadere la testa sul cuscino, mordendoti il labbro inferiore per impedire alla tua gola di vomitare suoni incontrollati.

Non è sicuro di quando esattamente se n’è reso conto. Tutto ciò che sa è che a un certo punto, un giorno totalmente uguale agli altri, l’odore di Stiles ha cominciato a cambiare.

OS partecipante al VI p0rn fest indetto da fanfic italia
So if one's an incident, two's a coincidence, three's a pattern then what's four? - Una rivisitazione personale di questa famosa frase detta da Stiles... in modo più piccante XD

«Che diamine ci fai qui?»
«Salvo il tuo capodanno, idiota»
Arthur entrò in casa senza nemmeno aspettare che Merlin si facesse da parte. Era arrivato con due bottiglie di vino e una scorta di schifezze (patatine, pop corn); senza troppi complimenti si diresse in cucina per prendere un cavatappi e, dopo aver aperto il vino, si piazzò sul divano dell’altro.
«Non sapevo di averti invitato» fece Merlin irritato andando a sedersi di fianco a lui.