[Traduzione] - [Priest!Gerard] - [Frerard]
"«Gerard pensa che io abbia delle stigmate*» disse Frank, perché tanto, dannazione, le cose non potevano andare peggio di così. Aveva bisogno di liberarsi di quel peso.
«Oh, beh...» rispose Brian, il viso fra le mani. «Naturalmente» "
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Lavoro originale di Bexless, la mia è una traduzione. Personalmente, ho amato la serie di Unholyverse, quindi davvero, ve la consiglio anche in inglese; io, intanto, mi svago provando ad allenarmi traducendola. La storia ha diversi elementi legati alla religione, ai demoni e l'esorcismo, ma credo che meriti veramente molto comunque.
E poi, Gerard versione prete, ha un fascino tutto suo.

Dei lunghi capelli neri su quella pelle così pallida, i suoi occhi erano chiari e belli. Gli occhi azzurri gli erano sempre piaciuti.
[Chris-Ricky]

Felicity Grint è la classica diciottenne impacciata, insicura ed attraente quanto la suola di una vecchia pantofola. Ryan Baileys è il classico belloccio inconcludente e sfacciato, disposto a tutto pur di sperimentare un po' di brio. Aggiungete una migliore amica fuori di testa, due famiglie sconclusionate, le luci abbaglianti di San Francisco, l'aria pazza della California ed una scommessa. Mischiate bene, mettetevi comodi e godetevi lo spettacolo. Ne vedrete delle belle!
“-Non è difficile, amico- incalzò Adam accostandosi a lui e passandogli un braccio pompato come un pneumatico dietro al collo. -Vai lì, sfoderi il tuo miglior sorriso “accalappia-pollastrelle”, e te la porti a letto. Facile, no?-
Ryan gli lanciò un'occhiata eloquente e divertita al contempo. -Se vinco- iniziò -mi devi una macchina.-
-Ma se perdi,- replicò l'altro ridacchiando -la foto delle tue belle chiappette finirà dritta sul sito della scuola. Buona fortuna.-”

Anita è una ventenne che crede di avere in pugno la sua vita. Studia all'università, ha tante certezze e pochi dubbi. Il suo mondo, tuttavia, inizia a tremare pericolosamente quando ad incrociare il suo cammino è una donna forte, avvenente, con cui dovrà per forza avere a che fare.
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«Hai capito perché, tra tutte, ho scelto proprio te?» sussurrò al mio orecchio, dopo avermi spostato i lunghi capelli castano scuro su di un lato del collo.
Con un filo sottilissimo di fiato riuscii a risponderle: «Me lo dica lei, professoressa». Insistetti con la formalità perché concederle il tu avrebbe reso tutto tremendamente reale, più di quanto già non lo fosse. Rabbrividii, poi, per il modo in cui le sue labbra sfiorarono inaspettatamente la pelle sensibile, appena dietro l’orecchio sinistro. Ci soffiò sopra, la maledetta, prima di lasciarmi con lo spettro di un bacio.
«Ricordi la volta in cui i nostri occhi si sono incrociati, durante la nostra prima lezione? Certo che lo ricordi, Anita. Come potresti averlo dimenticato? Il modo in cui mi guardavi era unico, così diverso da quello di tutti gli altri».