Lui: sadico, incontrollabile, perverso, cupo, perfido, quasi bestiale.
Lei: autolesionista, insicura, timida, quasi totalmente passiva.
Fratelli.
Gemelli.
Innamorati.
***
«Che differenza fa, come lo definisci? In qualunque modo lo chiami, è comunque un legame. Il nome è una convenzione».
***
Sono uniti per la mente, è vero, ma sono diversi.
Lontani.
Divisi.
***
In realtà lui lo sa che non è nella sua natura replicare, ribattere – perché non è nella sua natura contrastare, ribellarsi.
Lui la conosce bene, meglio di chiunque altro.
Eppure, lei gli è completamente incomprensibile.

"Amavo il teatro, ma ancora non sapevo in che misura mi avrebbe cambiato la vita"

Med ha 24 anni e non ne fa una giusta. Porta avanti una relazione di sesso con un soggetto di discutibile fascino, è 2 anni fuori corso ad una facoltà che non ha intenzione di terminare, è sovrappeso ed è pure stronza. O forse è solo socialmente inadeguata.
Ma più di tutto è persa: nella collana di errori che l’hanno portata a questo punto, ha dimenticato chi voleva essere.
Con Med ci sono Bet e Jules, le persone che di lei sanno tutto. Un trio improbabile, con l’eleganza oratoria di un gruppo di scaricatori di porto, che passa la metà del tempo a prendersi in giro e parlare di sesso. L’altra metà del tempo, però, si completano a vicenda.
All’apice della stronzaggine di Med, arriva lui: un po’ arrogante, impiccione e con un’ossessione - a quanto pare - per il grosso culo di lei.
Una storia di affetti, ridicoli avvenimenti, sesso e parolacce: perché a 24 anni la vita è anche quello.
E anche le ciccione, stronze e infelici fanno sesso. A volte.
Dal Testo:
“Che...che...che cosa vuol dire?” balbetto inebetita.
“Vuol dire che da oggi io e te avremo tantissimo tempo per fare l’amore in ogni stanza della casa.” mi risponde lui, facendomi l’occhiolino.
Questo mi manda ancor più fuori di testa.
“Tu sei tutto scemo! Io starò con la Amish che non si lava, non con uno la cui priorità è il proprio pisello!”
Lui mi fissa smarrito e, suppongo, anche un po' divertito.

Cassie odia con tutta se stessa il teatro e tutto ciò che ha a che fare con questo. Questa volta però, per lei ci sarà uno spettacolo ben diverso da quello che si aspetta.
"Odiavo con tutta me stessa il teatro. Odiavo quelle orrende seggiole rosse, odiavo quell’odore di vecchio che infestava l’intero edificio, odiavo soprattutto dovermi vestire di tutto punto per stare tre ore seduta a vedere stupidi balletti di uomini in calzamaglia o rappresentazioni di tragedie vecchie quanto mia nonna..."

Non mi lascio impressionare dalla ragazza a fianco che mi guarda meravigliata e comincio a cantare la celebre canzone di Bowie.
Non so nemmeno il suo nome,
Penso rimarrà la ragazza. Almeno fin quando non scoprirò il suo nome.
Al ritornello lei si avvicina. Riesco a sentire molto meglio la sua voce.
È angelica. Sicuramente è un soprano.
Conclusa la canzone, ringrazia in primis il sottoscritto, dopo avermi lasciato due baci sulle guance, poi i musicisti e infine il pubblico. Le rimango a fianco, riprendo solamente la mia birra a bordo palco e scendo assieme a lei dal lato.
“Hai qualcosa che ti cade dalla tasca Tom.” mi dice indicando i miei jeans stretti e neri. In effetto dalla tasca faceva capolino un foglietto.
Mentre apro il pezzettino di carta lei si mischia tra i clienti del pub, facendo perdere le sue tracce.
“Take my hand come undercover, they can't hurt you now.
Jamestown Road n.53, Camden Town.”

“Non so rammendarmi se questo è uno tipico scenario alla Fitzgerald o un comune cabaret alla Chicago.”
Mi volto di scatto per capire chi mi stia parlando.
Iperventilazione.
Ipersudorazione.
Tremolio della mano.
Champagne presto in caduta libera sulla testa di qualche altro ospite sotto di me.
“Penso più uno scenario alla Fitzgerald, signor-”
“Francis.”
“Francis Scott Fitzgerald.” ripeto terribilmente ammaliata da quella bellezza.
- one-shot partorita dopo aver visto per la prima volta il film/musical Chicago. -

Certe volte quello che hai non ti basta più. E non sai come fare per affrontare la realtà, finisci per ferire le persone che ti circondano e soffri anche te. Certe sentimenti difficilmente si accettano.
Questa è la storia di una ragazza che non è riuscita ad affrontare i suoi sentimenti e le sue paure, cedendo all'illusione e alla solitudine dell'alcool.
Prima o poi, però, bisogna reagire e affrontare le proprie paure.

"Tessa, chi la vuole una con gli occhi color verde sottobosco e le tette flosce"
"Hai le tette flosce?!"
"Non ancora! Ma le avrò quando sarò una tardona e dall' Olimpo gli dei mi urleranno Infeconda!"
"Sospetto che, come tuo solito, tu stia esagerando."
"Aveva ragione mia madre. Se non avessi schivato ogni bouquet lanciato dalle spose ai matrimoni, ora sarei io la gestante!"
Questo racconto è dedicato a tutte quelle giovani fanciulle che, nella fascia degli -enti, vivono la pressione della madri che chiedono nipotini, delle amiche/cugine/conoscenti che si ostinano a sposarsi e a sfornare bambini, facendole sentire terribilmente in ritardo sulla tabella di marcia e che si fanno prendere dall'ansia degli standard sociali e dell'arrivo dei trenta.
E poi dedicato a quelle giovani che, nel malefico limbo della transizione dalla storia lunga e importante allo stato di single, si trovano catapultate nel mondo del flirt e dell'approccio civettuolo... e non ci si sanno raccapezzare. Darla o non darla? Amore o non amore?Non sarà elevato come il dubbio di Amleto ma, considerato l'inesorabile fattore tempo, si tratta di un problema ben più pratico da risolvere.

cit: ❝ Sai, ebbi una sensazione a quel tempo. Fu come se fossimo stati amanti da una vita.
buona lettura, myblindedeyes´.
{ STORIA IN REVISIONE, per probabile pubblicazione di un seguito in futuro. }