Sissi Bennett
  
Membro dal: 04/06/05
Recensore Junior (172 recensioni)

Sono iscritta da parecchio su questo sito, ma non ho mai inserito una presentazione. Come mai?
Inizialmente non sapevo come caricare il testo, poi me ne scordai del tutto. Fino al giorno in cui imparai a usare l’HTML, ma non avevo niente d’interessante da scrivere.
Amo inventare storie e personaggi. Odio parlare di me stessa.
Perciò, dopo una lunga serie di riflessioni, ho deciso di lasciare la parola a chi è sicuramente più esperto di me.
Queste sono quattro brevi descrizioni delle mie “eroine” letterarie. Quattro figure femminili passate alla storia per essere dei veri disastri umani. Ben lontane da qualsiasi stereotipo di femme fatale (o ancor peggio di Mary Sue), bellissime e imperfette, a tratti insopportabili.
Non dico di essere come loro, ma di ognuna ammiro qualità e difetti. Sono il mio modello, sono il mio metro di paragone.

Emma Woodhouse: «Il vero lato negativo della situazione di Emma era la possibilità di fare un po’ troppo come voleva e l’inclinazione ad avere un po’ troppa stima di sé. Erano questi svantaggi a minacciare le sue molte gioie. Tuttavia, il pericolo per il momento era così impercettibile da non poter essere annoverato tra le sue sventure».
Jane Austen, Emma.
Emma mi ha insegnato l’immaginazione e l’ottimismo. Se devo confessare, però, quello in cui le somiglio di più è certamente la presunzione. Quando mi metto in testa una cosa, parto in quinta e non mi fermo finché non picchio contro un muro. Il mio rischio è sostanzialmente il suo: fino adesso mi è andata bene.

Hermione Granger: «Io? Furbizia e tanti libri. Ci sono cose più importanti: amicizia e coraggio».
Mike Newell, Harry Potter e il calice di fuoco. (Film).
Io da piccola ero Hermione Granger. Secchiona con la mano sempre alzata, sempre pronta a dimostrare di saperne più degli altri. Peccato che non avessi i poteri magici, il che mi rendeva ancora di più una saccente e noiosa so-tutto-io. Da questa ragazza ho imparato la determinazione, la tenacia e soprattutto il valore dell’amicizia. Perché i bei voti non hanno mai sostituito l’affetto di un amico.

Elizabeth Bennet: «C’è una certa caparbietà in me che non può sopportare di essere intimorita dal volere degli altri. Il mio coraggio si ribella sempre a ogni tentativo d’intimidazione».
Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio.
Chi non ama Lizzy Bennet? Grazie a questo personaggio ho iniziato a puntare i piedi, a volte un po’ troppo. La sua testardaggine, il suo orgoglio e la sua fierezza sono stati un grande esempio: mai temere di esprimere la propria opinione, mai abbassare la testa. Mr. Darcy non si è certo innamorato della sua accondiscendenza.

Jo March: «L’ambizione di Jo era di fare qualcosa di eccezionale. Non aveva ancora idea di cosa, ma lasciava che il tempo glielo dicesse; nel mentre la sua più grande afflizione risiedeva nel fatto che non poteva leggere, correre e cavalcare quanto desiderasse. Un carattere irritabile, una lingua tagliente e uno spirito irrequieto la cacciavano sempre nei guai, e la sua vita si alternava in una serie di alti e bassi che erano al contempo comici e patetici».
Louisa May Alcott, Piccole donne.
Jo March mi ha fatto capire che essere diversi non costituisce per forza un male. Le idee degli altri nella nostra testa non trovano mai il proprio agio. Ambizione e indipendenza sono valori sacrosanti. Meglio puntare in altro, contro ogni logica.

Pare evidente che io sia un disastro su due gambe. Vi assicuro, però, che è davvero facile vivere accanto a me dato che ho adottato dalla nascita la filosofia del “vivi e lascia vivere”. Bene, ora scadiamo anche nell’asociale e nel nerd.
Giuro che sono più simpatica di come appaio.

 

«Certo che sta succedendo dentro la tua testa. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?».

~ Albus Silente ~

J. K. Rowling, Harry Potter e i doni della morte.

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