"Il povero Alessandro non si muoveva, non si muoveva più: era morto. [...] La sera prima era toccata a Prisco, e Giovanni e Luciano gli avevano legato una corda al collo e l’avevano buttato nel Tevere, il vecchio Prisco. [...] Ma ora c’era qualcosa di diverso, qualcosa di più spaventoso e cupo.
Quello non era Prisco, o Alessio o Sergio, quello che giaceva steso sulla pancia, con le mani chiuse a pugno accanto alla testa, era Alessandro, il piccolo Alessandro di Roma Nord, che aveva vent’anni ed una famiglia che gli voleva tanto bene e lo stava cercando.
Ma come ci era finito lì, a morire per un’ overdose di eroina steso su due coperte accanto ad una decina di quarantenni senza tetto e con nulla da perdere?"

Piccola parentesi sulla fine di un amore.

Non c'è niente di peggio che essere odiati.
Forse solo odiare è una punizione più crudele.

Niente dura per sempre, a tutto si deve dire addio.
Anche a ciò che più ci fa sentire vivi.

Una piccola riflessione sulla mia personale esperienza con il mondo delle sostanze stupefacenti, scritta tempo fa e che ora mi sento di riproporre, perché possa aiutare chi si trova nella mia situazione e far desistere i curiosi dallo sprofondare in questo mondo dell'incubo.

Ho scritto questa poesia a freddo, dopo mesi dalla fine di una relazione tossica.
Si tratta di un pensiero contro la violenza fisica e psicologica, con il quale spero di poter aiutare qualcuno ad aprire gli occhi.