- Mmmm posto carino, vero Kai? – mormorò il ragazzo dai capelli rossi al suo fianco
- Mmmh – assentì Kai.
Lui era già stato in quel paese. Era già stato in Italia anche se non in Sicilia. Risaliva al tempo dei Campionati Mondiali.
Ma non gliene fregava un fico secco della fresca brezza marina che carezzava costantemente l’isola. Non gliene fregava un ficco secco dei maestosi templi, monumenti simbolo di una civiltà ormai estinta.
No, quello che gli importava era ritrovare il suo Rei. Doveva trovarlo a tutti i costi…!

Lo spagnolo fu colpito da un raggio di sole. Corrugò la fronte. Chi diamine aveva lasciato la finestra aperta...?
Si mise a sedere nel letto. Guardò il ragazzo dormire e sorrise. Com'era tenero!
Ma a quella tenerezza fece seguito il ricordo di Claude.
Claude... chissà che faceva ora. Chissà dov'era ora! La loro storia si era conclusa ormai da tempo nel peggiore dei modi...

- Piove ancora? -
Il Finlandese annuì con un cenno della testa. Era tutto il giorno che pioveva. I lampi squarciavano il ventre delle nubi scure che coprivano il cielo. I rombi dei tuoni sembravano scuotere la terra. Sembrava che Dio fosse arrabbiato con gli uomini...
Lo spagnolo si sedette accanto al compagno, sorsegiando una bottiglia di birra. Sospirò.
- Cosa c'è, Miguel? - mormorò il compagno scosso dai suoi suoi pensieri
- E' un peccato vedere questa grande palestra così deserta... -
Già, un vero peccato. Se solo ci fosse stata un po' di Musica... Un'idea balenò nella testa del Finlandese
- Mi concedi questo ballo? - gli porse una mano
- Come? - il biondo lo guardò sorpreso
- Vuoi ballare con me? - sorrise
Lo spagnolo sorrise a sua volta. Prese la mano: - Con molto piacere, Claude -

Un altro. Era l'ennesima volta che vedeva uno di quei cosi sul suo collo. Quei due puntini... quella macchia violacea sul suo candido collo... lo facevano innervosire. Sapeva che qualcuno affondava i suoi denti nel candido collo del ragazzo ma quello che più lo faceva innervosire era non sapere chi era a compiere quello che lui considerava "abominevole atto"...

Pioveva. Pioveva forte. Sembrava che la pioggia non volesse fermarsi. Sembrava che volesse impedirli di trovare un riparo anche se era impossibile trovare un riparo in quelle condizioni. Era impossibile trovare un riparo con quella pioggia che annebbiava la vista, che picchiava forte in testa, che bagnava fino alle ossa, facendo raggelare la pelle.
Si voltò verso il compagno steso su un letto improvvisato. Tremava. Se solo avesse smesso di piovere avrebbe almeno potuto accendere un fuoco! Ma non era possibile. Sembrava che qualcuno si prendesse gioco di loro. Sembrava si divertisse a vederli in quelle condizioni.
Yurij continuava a tremare. Doveva avere qualche linea di febbre... Gli si avvicinò. Quanta pena gli faceva. Quel volto sfigurato dalle ferite, quei lividi violacei... quanta sofferenza leggeva su quel volto.
Posò una mano su una guancia. Com'era calda!
- Povero Yurij... -

Soffiava un vento freddo. Era normale. Perché stupirsene? In Russia il vento era sempre freddo, sarebbe stato anomalo se fosse stato caldo ma a Yurij pareva fin troppo freddo. Era coperto da testa a piedi eppure sentiva freddo... perché sentiva freddo? Non lo sapeva. O meglio, lo sapeva ma era troppo orgoglioso per ammetterlo. Era troppo orgoglioso per ammettere che era stato lui a provocare quel freddo dentro di sè...

Le stelle splendono nel mezzo di questo cielo notturno. Come sono fortunate. Stanno lì a guardare superbe tutto e tutti. Stanno lì e guardano superbe anche me, che ora sono qui con il volto rigato dalle lacrime...
Perché? Perché continuano a fissarmi? Sembra che ridano di me... Perché ridono? Ridono del mio dolore? Ridono della mia stupidità? Lo so, non c'è bisogno che mi ricordino che sono stato uno stupido ad innamorarmi di qualcuno che non potrà mai appartenermi...

Perché l'aveva fatto? Bella domanda. Cosa l'aveva spinto a compiere quell'immondo gesto? Altra bella domanda. Dove trovava il coraggio di stare di fronte a quella lapide di pietra senza un senso di colpa? Come poteva guardare ancora quella foto senza sentirsi un verme? Come poteva stare lì senza versare una lacrima...?
Ma era solo apparenza. Lui si sentiva un verme. Lui sentiva tutti i sensi di colpa. Il suo cuore versava copiose lacrime. Perché la terra non si apriva sotto i suoi piedi? Era la sua punizione continuare a fissare, apparentemente impassibile, quella lapide? Avrebbe voluto morire invece di provare quello che stava provando. Avrebbe voluto scendere giù all'Inferno e chiedergli perdono per quello che gli aveva fatto...

Capita. Succede a tutti che prima o poi il legame che lega due persone si spezzi. Capita che venga reciso per delle sciocchezze. E' normale, succede a tutti. E' normale che una persona ferita esca da casa sbattendo la porta alle sue spalle. E' normale che prenda il primo mezzo che trova e si allontani non sapendo che ne sarà della sua vita senza nessuno al suo fianco...
Ma non era normale la decisione di Olivier!

"Chi sei?"
Il ragazzo si voltò appena. Un dolce sorriso si dipinse sul suo volto. Ragazzo? No, quello non era un ragazzo. Non poteva essere un ragazzo! Quella pelle così liscia con quella leggera sfumatura di rosa non poteva appartenere ad un ragazzo. Quei capelli di un nero lucente che volavano nel vento emanavano un dolce profumo di fiori... No, non era un ragazzo. Quello era un Angelo. L'Angelo più bello che gli fosse mai capitato di vedere.

Te ne sei andato senza un addio. Senza un preavviso. Te ne sei andato senza dirmi niente. Hai solo accennato ad un dolce sorriso mentre piano piano ti spegnevi. Mentre piano piano ti spegnevi... Non posso fare a meno di sorridere tristemente. Come posso pensare che tu non ci sia più?

L'ultimo incontro di Kei e Rei dopo l'incidente di Rei...

Solo la loro unica alleata, la Notte, era a conoscenza del loro segreto. Solo la Notte perché, non appena calava il suo manto oscuro, nascondeva tutto e tutti. Solo la Notte perché solo attraverso Lei i due potevano incontrarsi in veste di amanti in quanto essa apparteneva agli amanti. Perché essa apparteneva all'Amore. Perché Essa apparteneva a loro...

- Sono stanco, Malfoy. Sono stanco di dover salvare il Mondo senza un segno di riconoscimento, senza un "grazie".
Perché non posso avere una vita tranquilla con i miei amici? Perché non posso dedicarmi a me stesso?
Perché io sono il Prescelto, ecco perché! Perché io sono Colui che è Sopravvissuto!
Ma io sono stanco, Malfoy, sono stanco! -

Seguito di "Se così deve essere"
Cardia è tornato al Santuario, tornerà con Degel o è stato un addio?...