One
man's trash is another man's childhood.
Mi chiamo Chiara e ho vent'anni, mese più, mese meno.
Sono cresciuta con cose che ormai, per le nuove generazioni, non sono
altro che spazzatura. Miseri oggetti dimenticati in un angolo polveroso
della propria soffitta a cui qualcuno, nel passato, ha affibiato un
nome, un carattere, un'anima. Sono ancorata al passato, e sono una
persona piuttosto nostalgica, una di quelle che ricorda "i bei vecchi
tempi" con un sorriso da ebete stampato in faccia, colmo di amara
tenerezza. I bei tempi dei videogames ad 8 bit, i bei vecchi tempi
delle ginocchia sbucciate in corse sfrenate con una bicicletta dai
freni di dubbio funzionamento, i bei vecchi tempi delle console
dall'estetica discutibile, inutile guscio di un mondo di meraviglie e
avventure ed incazzature varie, e i bei vecchi tempi dei film
graficamente migliorabili, ma dalla trama incredibilmente perfetta.
Amo la musica, la prendo come un mio piccolo sbocco di sfogo e di
espressività, ma non posso ricordare "i bei vecchi tempi"
degli anni 80, per esempio, per ovvi motivi. Non posso ricordare
momenti che non ho vissuto, ma posso scoprirli dagli altri, e farmi una
mia personale opinione a riguardo.
Mi piace ricercare la musicalità delle parole, in qualunque
lingua. E sulla celebre frase di William Shakespeare (
"Cosa c'è in un nome?
Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva
sempre il suo profumo.") non mi sento di dissentire,
perchè condivido il pensiero, io sono solo attratta dalla
lingua, dalla poeticità, dalla bellezza che lo stesso nome
può acquisire semplicemente pronunciandolo in una lingua
diversa da quella che siamo soliti ascoltare e parlare.
Nonostante
questo, non so dire la parola "cuore". La ritengo una parola densa di
molteplici significati, piena di tanti piccoli frammenti di emozione,
che la rendono una parola pesante, spossante da pronunciare. Il solo
fatto di scriverla, e quindi rielaborla nella propria mente, riempie il
pensiero stesso di troppe sensazioni, che si accavallano l'una
sull'altra, creando un universo così vasto di vite che
è difficile da contenere. Forse è per questo, che
si dice che "ci scoppia il cuore".
Parlando di cose più leggere, amo anche i videogames. To The
Moon è il mio gioco preferito in assoluto, il più
bello, il più ricco di emozioni, di ricordi, di mistero. Un
videogioco che va giocato più volte per assaporarne
completamente la trama. Ed è in questi casi, che non posso
non dire che anche questa è una forma d'arte.
Sogno ancora oggi di diventare una Pokèmon Master. Oltre
questo, mi piace l'innovazione che la Gamefreak ha saputo dare ai
videogiochi dei Pokèmon, ovvero il battling competitivo
(anche se è meglio se non parlo su gran parte della quinta
generazione o della sesta in arrivo...). A chi dice che questo brand
è solo una cosa per bambini piazzerei un cazzutissimo
Electrode sotto al culo pronto ad esplodere.
Mi piacciono i giochi dedicati alla saga di Zelda, e passando ad altre
case produttrici che non siano la Nintendo datemi un gioco di ruolo
come si deve, piazzateci una buona trama, degli achievements e delle
quests che servano a qualcosa e sono a posto. Finire anche solo il
tutorial di Dark Souls mi ha fatto sentire di una figaggine assurda.
Finendo la parte sul mondo videoludico, direi anche che amo scrivere,
anche se è palese, dopo una presentazione lunga una vita.
Oltre al diventare una Pokèmon Master, sogno anche di poter
un giorno pubblicare qualcosa di mio e ahimè, forse - e dico
forse - il
secondo obiettivo è più raggiungibile del primo.
A meno che non si inventi il Pokèmon Libroaperto, e allora
potrei anche morire in pace.
Dopo tutto ciò, concludo dicendo che amo i miei amici, che
sono pochi, ma sono anche molto buoni. Nonostante tutto, loro sono gli
unici "bei vecchi tempi" che sono perdurati negli anni che ho vissuto
fino ad ora.
Recensite, leggete,
guardate il titolo e passate oltre, non importa.
E' sempre tutto ben accetto.
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