Era questo il male che mi avrebbe uccisa?
L’ennesima stilettata fece proseguire quel terribile supplizio, facendomi gridare come un’ossessa. Mi artigliai il petto con le mani, graffiandomi la pelle, cercando di strapparla come se quel dolore avesse potuto diminuire l’altro, più interno, che mi distruggeva. Stavo morendo, oh si, lo sentivo…
Mi accorsi a malapena che l’Essere che mi aveva portato a morire in quel modo atroce si era precipitato al mio fianco, avvolgendomi con un lenzuolo e poi con le sue braccia: stava sussurrando qualcosa, ma le mie orecchie erano sorde e sentivano soltanto il rombo del mio cuore che batteva all’impazzata e che, lentamente, diminuiva il suo battito.