-Tu vuoi essere meglio di me. Credi di esserlo, Mihael?-
Bisbiglia il tuo nome in modo impossibile, assaporandone le sillabe, gustandone ogni lettera. Una vittoria sottile e infima, ad aggiungersi a tutte le altre che ha conquistato.
La pistola scivola fuori dalla tua tasca troppo in fretta, inevitabilmente contro la sua tempia. Ti conosce troppo bene. Irritante Near, e i suoi giudizi onnisapienti.
-Non lo credo. Io lo sono.- sbotti, uno spettro del tuo ghigno arrogante in volto.
-Sbagliato.- mormora, quasi apatico. -Come puoi pretendere un puzzle perfetto senza unirne i tasselli?-
(Mello/Near. Sì, ancora.)

Una scena, tre punti di vista.
-Andiamo, Matt.-
-Dove vuoi, Mello.-

Un vento bruciante soffia tenue e infido, agitando il pizzo bianco della gonna, cercando di strapparle i capelli.
Le bambole di carta hanno bisogno di una mano per essere sostenute. Le dita di Light l'hanno lasciata scivolare. Le dita di Light non la stringeranno mai più.

Spalancò la porta, mentre impazienza e nervosismo si dileguavano come nebbia fugace, mentre i nervi dapprima tesi si rilassavano tremando.
Non c'era niente.
Andato, andato, andato. Via. Dove? Qualsiasi posto non fosse quella stanza, al momento, gli sarebbe risultato troppo lontano.
Mello, ma che cazzo hai fatto?!
Matt rimase lì, alla porta. Voleva urlare, di frustrazione e rabbia e dolore. Però gli mancava il fiato.
-Ha fatto tutto da solo.-
-Sei uno stronzo, Near. Uno stronzo.-

-Mi piace stare con te, Mello.- commentò incolore l'altro, interrompendo il flusso assordante dei suoi pensieri.
-Certo che ti piace. Altrimenti non saresti qui.- ribattè, chiedendosi dove volesse arrivare.
-Ma non sopravviveremo entrambi, è sicuro.- La sua voce non era cambiata, eppure d'un tratto suonava più arida. -Posso solo sperare che non si tratti di me, e accettare il fatto che si tratterà di te.- Posò il capo sul petto di Mello e taque, come se le forze gli fossero venute meno.
(Mello/Near. ♡)

Tutti, nessuno escluso, ritenevano che Near non fosse capace di sbagliare. Le voci erano state tanto insistenti che anche lui aveva finito per appoggiarsi stanco a quella bugia facile.
Non era difficile dare la risposta giusta, eccellere era banale.
Ma c'era qualcosa di stonato, di tralasciato. Un segno rosso, nella sua vita candida di freddo calcolo, che non riusciva a notare.

-Near.-
Near sorride.
-Mello?-
Mello sogghigna.
Solo un gioco.
-Ti aspetterò al traguardo.-

A terra, inchinato ai tuoi piedi, suddito sottomesso, prostrato. Spezzato. Morto.
Aguzzo, ardente, feroce. Erano rossi, gli occhi di Light: strano accorgersene solo in quel momento.
(La morte di L, double centric.)

-Io e te.-
E inizia la farsa. La sua farsa. La tua farsa.
Sorridi, felice. Sorridi, disperata. Sorridi, ma le labbra ti fanno male: come mai?
Ami il suo castello di carte, le sue ragnatele, le sue sbarre. Ami lui.
(Misa Centric.)

L'ennesimo nome nella tua lista, l'ennesima morte su una pagina qualsiasi. Non sulla tua coscienza, vero, Light?
Loro se lo meritano. Ripetilo, ancora. Loro se lo meritano e tu sei la giustizia.
Sicuro di sapere da che parte stai?
Ma nulla, la penna sfrigola, l'inchiostro scivola, le lettere prendono forma.
Non basta un quaderno per essere invincibili, Light.