A chi non è mai capitato, crescendo, di rendersi conto di aver fatto degli errori senza capirlo o di aver avuto comportamenti sbagliati?

Quest'ultimo mosse appena la testa e lo guardò, ignorando apparentemente l'uomo che aveva appena liberato i suoi occhi e tutti gli altri ritti di fianco a lui. Un paio di occhi di un verde incredibilmente chiaro si fissarono sui suoi, senza far trasparire particolari emozioni.

Seriamente, il negozio di alimentari era dall'altro lato della strada, come ci erano finiti in mezzo a un bosco a chissà quanti chilometri di distanza dalle loro case, che erano proprio l’una di fianco all’altra, a fissare le acqua limpide di un laghetto?

Anche quella mattina, nell'istante in cui aprì gli occhi, il suo primo pensiero era stato 'C'è qualcosa, di nuovo.'

Touya distolse lo sguardo, imbarazzato. Avrebbe voluto fare una battutina sarcastica, ma non era il momento. Sakura era sincera e quella era una cosa seria. Certo, l'idea che la sua sorellina avesse grandi poteri magici e che controllasse delle strane e potenzialmente pericolose -come lo erano state tempo prima- carte non lo faceva sentire poi così tranquillo. Ma convenne che sì, era meglio conoscere tutta la faccenda.
- E poi - continuò la ragazzina, - c'è qualcuno che mi ha chiesto di poterti incontrare. -

Italia avrebbe voluto aprire la finestra ma c'era troppo vento e l'avrebbe disturbato nella sua occupazione.
Di solito ci pensava Ungheria, ma benché non fosse del tutto sicuro delle sue capacità, a Veneziano faceva piacere potersi rendere utile a un amico.

Lituania, era risaputo, era una persona ragionevole. Era serio, paziente, zelante, non si lamentava mai e si adattava a qualunque situazione.
Beh, quasi a tutte.

Lituania a volte odiava l'effetto che gli faceva Polonia.

- Di cos'hai paura? Ti ho pure promesso un piatto francese! Credi che non sappia cucinare? - continuò la Nazione slava, sbuffando ripetutamente.
- No, chérie. Ho piena fiducia nelle tue doti culinarie ma penso proprio di essere più capace di te nel cucinare piatti che ho inventato io - rispose il francese, sogghignando divertito.

[SPOILER finale] Sospirò. L'amore, già. Mai avrebbe pensato di innamorarsi lei, che un tempo era contraria a qualsiasi legame potesse unire un ragazzo e una ragazza. Eppure furono proprio le azioni sconsiderate di quei ragazzi a darle modo di cambiare.

Questa è la storia di una bambola.
Una bella bambola fabbricata a mano, con lunghi capelli rossi e grandi occhi azzurri, dal viso gentile e coperto di lentiggini.
Mentre veniva creata sentiva la voce della sua creatrice, la sua mamma, che sussurrava promesse di una vita magnifica

- Non è... un po' troppo? - osservò Hiyori, con tono stranamente calmo dovuto all' ansia e all'imbarazzo, guardando il proprio riflesso allo specchio.
Lisa, finendo di intrecciare l'ultimo fiore tra i capelli dell'amica, sorrise. - Affatto! È giusto esagerare un po', oggi - spiegò.

Entrò nella stanza con timore, non sapendo se quella fosse la cosa giusta da fare o no.
Cioè, naturalmente lo era, ma la diretta interessata non ne sarebbe sicuramente stata contenta.

Voleva andarsene ma, allo stesso tempo, non aveva alcuna voglia di muoversi da lì. Le sue ferite erano ormai guarite ma la sua anima e il suo orgoglio erano ancora lacerate dall'umiliazione, la vergogna e da un rimorso che, probabilmente, aveva sempre provato in fondo al suo cuore.

- Lisa, francamente: non capisco perché mi stai dicendo questo. -
Così Shinji Hirako risposte, dopo aver passato almeno un quarto d'ora ad ascoltare la sua compagna di corso, che l'aveva praticamente costretto ad ascoltarla, spalleggiata da Mashiro Kuna che di tanto in tanto annuiva con un cenno deciso della testa, prima di venir distratta da un rumore, una farfalla o qualsiasi altra cosa vedesse lì, nel giardino dell'accademia.