Il respiro regolare sembrava quasi scandire ogni singolo secondo, lieve, impercettibile.
La ragazza si tirò le ginocchia al petto, facendo frusciare le lenzuola morbidamente, cingendole poi con le braccia. Lo sguardo però era diretto a lui.
Sempre.
Comunque.

Bisognerebbe che capissimo il bisogno di guardarci negli occhi, di parlarci con gentilezza e sincerità, di far si che gli altri non si sentano abbandonati, che si sentano voluti bene.
Un sorriso, una parolina, un piccolo gesto, non costano nulla.

Lui, la moto, il cielo scuro della notte, il vento e l’asfalto: queste le uniche cose che percepiva quando le sue mani erano poggiate su quel manubrio nero e liscio, e quando diceva che gli piaceva correre in moto, intendeva correre nel vero senso della parola.
-Byunghee! – la voce della ragazza sembrava rotta, come se stesse gridando da ore, ma nessuno le stesse dando ascolto.
Un forte stridio.
Il ragazzo non capì subito cosa stesse succedendo.

Non appena Rookie girò la pagina, la porta si aprì.
La ragazza distolse l’attenzione dal libro e Jun richiuse silenzioso la porta alle sue spalle.

Fannie è una ragazza normale, dopotutto, ha un migliore amico, una bella famiglia e uno spiccato senso dell'umorismo. Si ritrova contrariata a vorticare tra le spese natalizie con sua madre e sua sorella, finchè la sua attenzione non viene catturata da un certo biondino. Le lacrime di certo non mancheranno, ma alla fine, come si dice "è bene quel che finisce bene" no?

Negli ultimi mesi non era successo nulla che le avesse sconvolto la vita, ma le affioravano alla mente tanti di quei ragionamenti, fino a toglierle sogni tranquilli. Negli ultimi tre giorni doveva aver dormito sì e no un’ora e mezza. E si notava lontano un miglio. A casa faceva di tutto per non darlo a vedere, infatti i suoi genitori erano convinti che la loro piccola avesse una vita perfetta e spensierata. Non era per niente così.

La voleva rivedere a tutti i costi, a costo di portarla con sé in giro per il mondo anche se non la conosceva ma lei aveva una calamita che non sapeva di avere che faceva in modo che lui non riuscisse a starle lontano.

Sentivo il suo respiro caldo e regolare.
Aprì gli occhi.
Riuscì a mettere a fuoco dopo pochi secondi. Con gli occhi ancora stropicciati dal sonno, mi sorrise.
Mi alzai e mi sedetti accanto a lui.

Ogni sera guardavo il cielo e sussurravo alle stelle “Buonanotte, Zayn” sperando che i piccoli e luminosi astri, lo sussurrassero a lui che aveva rapito il mio cuore. Sapevo che fosse una cosa sciocca, ma in fondo ogni sera ci speravo sempre più.