La data è fissata per il 17 maggio: ci hanno pensato a lungo, e hanno deciso di doversi sposare nel pieno della primavera, con l’odore dei fiori e i loro colori sgargianti a circondarli, e ormai mancano solo tre settimane.
Louis è consapevole del fatto che stia rischiando l’esaurimento nervoso, ma questo ed altro per il mio piccolo si ripete in continuazione solo per darsi forza.
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Sta passando i minuti più lunghi della sua fottuta esistenza.
Harry dovrebbe essere già uscito da un’eternità e invece di lui non c’è traccia. Persino Anne è andata a vedere che fine abbia fatto suo figlio, e non è ancora tornata.
Louis inizia a pensare seriamente al fatto che Harry possa averlo abbandonato all’altare.
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Larry Stylinson AU!"Non ditelo alla sposa"

Si sente nell’aria di casa che Harry sta tornando. Tutta la restante parte degli abitanti di quella villetta fuori Londra, circondata dal verde e immersa nella natura, sono eccitati all’idea del ritorno del ragazzo, che può essere ormai ben definito un uomo.
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Larry Stylinson - Parents!AU

Sogna il suo primo bacio da mesi, ormai,da quando lo ha visto. Le sue labbra sono rosse e pure, ma aspettano di poter assaggiare almeno un po' di lui. Harry aspetta solo lui.
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Louis, infondo, aspetta sempre Harry. Lo aspetta davanti la scuola, prima che esca, per poterlo baciare e accompagnare a casa; lo aspetta la sera prima di uscire e lo aspetta che finisca di mangiare la sua pizza o il suo piatto di sushi –perché diciamocelo, Harry è davvero lento a mangiare-.
Lo ha anche aspettato da un altro punto di vista. Alcune sere dopo che Louis lo aveva presentato alla sua famiglia, mentre si ritrovavano nella camera da letto di Louis –immensa, luminosa e con la porta chiusa a chiave per impedire arrivi, e interruzioni, indesiderati-, Harry gli aveva fatto per la prima volta un pompino. E ne era valsa la pena di aspettare, sul serio.
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Larry Stylinson - 11.2k

Mai, mai in diciassette anni, Zach gli aveva detto una cosa del genere, neanche quando litigavano per qualcosa di serio.
La cosa che Louis temeva più di tutto in assoluto era proprio quella: non essere accettati dalla propria ragione di vita. Perché sì, Zach aveva i capelli scuri e ricci, gli occhi grandi e sempre lucidi, era alto, magro e bellissimo, ma l’aveva pur sempre cresciuto anche lui.
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Louis non poté far a meno di pensare che non vedeva l’ora che la loro bambina fosse abbastanza grande da poter camminare da sola in modo che avrebbe potuto sposare l’uomo che amava, con cui aveva passato i momenti migliori della sua vita e con cui avrebbe voluto mangiare, dormire e fare l’amore per il resto della sua esistenza.
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Larry Stylinson | Daddy!Harry&Louis

D'altronde lei, Quinn Flannery, sedicenne londinese, non cercava molto dalla vita, voleva solo essere felice.

“Ricordami perché non siamo andati al corso pre-parto.”
Harry aprì la bocca cercando di formulare una qualche frase di senso compiuto, ma il suo boccheggiare fece innervosire ancor di più Louis, steso sul lettino della sala d’ospedale in cui l’avevano ricoverato una volta giunto in quella maledetta struttura.
“Harry!”
All’urlo di Louis, Harry saltò sul posto e cercando di rimanere tranquillo, almeno lui, si affrettò a rispondere a quello che era il suo futuro marito.
“Perché sei venuto con me in America per il tour.”
“Vedi, è sempre colpa tua! Cazzo!”
Louis strinse gli occhi e respirò profondamente un paio di volte per cercare di calmare il dolore e di non urlare.
Harry incassò il colpo e dopo aver roteato gli occhi si strinse nelle spalle.
“Grazie. Grazie tante, eh.”
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Larry Stylinson | MPreg!Louis

“È troppo tardi per dirti che sono innamorato di te?”
Quando fa per alzarsi, un soffio d’aria lo blocca.
Una mano stringe fievolmente la sua.
Un sussurro che trasporta con se troppe cose giunge alle sue orecchie.
“No, Louis. Non è troppo tardi.”
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Larry Stylinson

“Hai semplicemente quello che le altre non hanno.”
“E cosa sarebbe?”
“Non lo so, sinceramente. Ma so che quando sto con te sto bene, sto bene con me stesso e mi sento felice dentro. Sento il cuore fare le capriole dalla gioia. Sento tutto quello che devo sentire per star bene.”
I ragazzi si sorrisero e si abbracciarono.
Crescendo avevano imparato a volersi sempre più bene.
Se Harry faceva qualcosa allora la faceva anche Clarice. Se lui si muoveva, anche se di poco, lei cambiava posizione. Come le calamite, o la gravità. Erano come la Terra e la Luna, ma non se ne accorgevano.
Si volevano bene e si amavano, da fratelli ma si amavano

I said maybe 
You're gonna be the one who saves me? 
And after all,
you're my wonderwall.
Said maybe 
You're gonna be the one that saves me.
You're gonna be the one that saves me.
You're gonna be the one that saves me…
(Wondewall – Oasis) 
*
Larry Stylinson.

-Avevi detto che non mi avresti mai lasciato, che saresti sempre
rimasto qui con me. Dove sei? Perché te ne sei andato amore mio?-
*
Larry Stylinson.

-Ciao.-
La bambina alzò lo sguardo da terra e incontrò un paio di occhi caramellati, dolci, che infondevano sicurezza.
Non rispose al saluto e poi abbassò nuovamente lo sguardo concentrandosi sulle pentoline che stava riempiendo di terra prima dell’arrivo del bambino con i capelli ramati.
Era troppo timida e insicura e si ripeteva nella mente che non doveva rivolgere la parola agli sconosciuti, la mamma glielo impediva sempre.
Il bambino vedendo la resistenza della piccola a rispondergli si sedette a terra accanto a lei.
-La mia mamma sta parlando con la tua e lei ha detto che dovevo venire a giocare con te. Posso?-
La bambina alzò di colpo lo sguardo e annuì.
Stava già capendo che quel bambino non le avrebbe mai fatto del male, era troppo buono e gentile.
Allora il piccolo, dopo aver sorriso alla bambina incominciò ad ammucchiare un po’ di terra.
-Io mi chiamo Liam. E tu?-
La bambina rimase incantata a fissarlo ma poi riuscì a spiccicare quattro parole.
Quel bambino la metteva in soggezione in una maniera pazzesca.
-Rainbow.-

I’m at a payphone trying to call home
All of my change I’ve spent it on you
Where are the times gone baby
It’s all wrong, we’re at the place we made for two.

Lei: Mi hanno sempre detto che quando facevo qualcosa, qualsiasi cosa, commettevo sempre degli errori.
Lui: Invece tutto quello che faccio io è un errore!
Entrambi sorrisero a quell’affermazione.
Lui: Ma sono sicuro che questo, -le strinse dolcemente la mano- se anche è uno sbaglio, sarà l’errore più bello della mia vita.
Si guardarono negli occhi per un momento che parve interminabile, poi lei abbassò lo sguardo: non riusciva a guardare in quegli occhi per poco più di un minuto, erano talmente profondi che ci si perdeva facilmente.
Lui le alzò il viso, e dopo averle sorriso dolcemente, posò le sue labbra su quelle della ragazza e tutto intorno si alzò un lieve vento che trasportò dovunque il loro amore.