John comincia a fare foto e video di Sherlock in qualsiasi momento, non solo per proprio piacere personale. {post terza puntata}

Mycroft, costantemente preoccupato per Sherlock, dopo l'ultima volta che ha rischiato la vita, decide di prendere in mano la situazione nel modo peggiore.
(dark!Mycroft, post "The Great Game")

John è ossessionato dall'idea di fare l'amore con Sherlock, ma Sherlock è completamente asessuato.

L’altro John Watson rise, accarezzando la testa di Gladstone che si stava tornando ad agitare. Lo grattò dietro l’orecchio destro, nello stesso identico modo in cui John grattava il suo Gladstone quand’era cucciolo, quando si era agitato troppo per i gusti di sua madre, e anche quando si metteva a guaire per paura dei temporali. “Ci vuole un po’ di allenamento, ma certi individui, con un bel po’ di pazienza, sono addestrabili. Le posso dare alcuni consigli su come iniziare, poi, se vuole, possiamo formare un club di sopportazione Sherlock Holmes. Allora…”
{Sherlock (BBC)/Sherlock Holmes (2009)}

Il bambino ritorna a fissarsi i lacci delle scarpe: “L’astronomia è inutile, non c’è bisogno che io me la ricordi.”, che sono le esatte parole di quando la maestra ha chiesto spiegazioni al suo rifiuto di completare la verifica.

Dopo l’ultimo, decisivo scontro con Moriarty, ha cambiato e perduto una quantità infinita di cose, ma non ha mai lasciato andare neppure per un secondo le chiavi del 221b di Baker Street.
John avrà cercato di dimenticarsi di lui, non toccando nulla, impaurito dal flusso di ricordi che sarebbe scaturito prendendo in mano una vecchia camicia, una cintura da buttar via?

{John/fem!Sherlock}
Sheridan si arriccia una ciocca di capelli attorno al dito e pensa così profondamente da non accorgersi della mano distratta di John sulla pancia, e lei odia che le si tocchi la pancia – lo ammette in rarissime occasioni, ma mai quando pensa.
“Non possiamo andare avanti così.”, dice all’improvviso, lapidaria, senza voltarsi verso il compagno, continuando a giocare con i capelli. Odio lasciare le cose fatte a metà. Non possiamo fare così, continuando a convivere e basta. Dobbiamo sposarci, è l’unica cosa da fare.”

{genderswap} Potrebbe perdersi per ore a sfiorare con le dita le sue ossa, ad accarezzare la curva bianchissima del bacino e quella delle clavicole, a baciare le scapole e contare le costole, che sono poi sempre quelle, ma ogni tanto bisogna divertirsi con molto poco. È così magra che dovrebbe rimproverarla, non adorare il suo fisico, mentre invece si perde a baciarle le dita lunghissime. Adora la forma delle sue ossa e le sue spalle piccole, l’apparenza fragile e il contrasto infuocato con il resto.

Era stato Sherlock ad iniziare dopo che John aveva sparecchiato. Lo aveva preso per un braccio e lo aveva baciato forte, goffo, semplicemente premendo la propria bocca sulla sua. Rischiò di soffocare. Staccandosi, lo guardò, mentre si passava il labbro inferiore tra i denti per un microscopico istante. Attendendo. Incredibilmente nudo e tremante.
John aspettò il tempo giusto per capire se non fosse un esperimento o qualcosa di simile. Sbatté le palpebre e gli fu addosso, le mani che imprigionavano il viso e il corpo che lo costringeva al muro.
[...]
"Sherlock, credi che per me sia stato facile, anche prima di ieri sera? Sii meno egocentrico per una diavolo di volta—”
“Andava perfettamente bene come eravamo prima. Non so cosa mi è saltato in mente. Sono stato stupido, errore mio, me ne prendo le responsabilità. Ora voglio solo che torni tutto come prima.”

{vampire!AU} “Non provare a mordermi. Ne abbiamo già abbondantemente parlato, mi sembra. Potresti rispettare la mia opinione, per una diavolo di volta? Non è così difficile.”
“Ma è un’opinione stupida. Se diventassi un vampiro anche tu potremmo stare insieme per sempre, tu non moriresti né invecchieresti mai.”
“In quanto opinione può essere stupida quanto vuoi, ma è mia. Non ho intenzione di diventare come te.”
“Lo dici come se fosse una cosa brutta.”
“Sherlock, finiamola qua, okay? Tu stai lontano dal mio collo e io continuerò a fare il tuo pazientissimo tutore. Ora siediti sul water o non riesco ad asciugarti bene i capelli. Dobbiamo uscire presto, Lestrade ha bisogno di te. Un giorno spero imparerai a rispondere al telefono, è fastidioso doverti pure fare da segretaria.”

È innegabile che ogni tanto ci abbia provato, non è colpa sua se il resto della gente è idiota e non riesce a vedere il mondo dal suo punto di vista.
[...]
"Ecco perché sono tutti stupidi, perché nessuno vede, tutti guardano ma nessuno vede, è così stressante e fastidioso, non ce la faccio più, siete tutti idioti e non lo capite!”

“Sherlock!” esclamò sorpreso, tirando un sospiro di sollievo, “Cosa ci fai qui? Ecco dov’eri scomparso, stamattina…”
Lo prese in braccio ma quello si rifiutò di starci e zompò sul tavolo, guardandolo arrabbiato. John ricambiò lo sguardo assottigliando gli occhi.
“Il vostro gatto è qua da quando abbiamo aperto. Forse vi aspettava, non ha fatto che agitarsi e guardare fuori dalla finestra.”
“Questo spiegherebbe la sua faccia arrabbiata.”

Sono le sette e mezzo del mattino e dovrebbe già essere in piedi da mezz’ora per lavarsi e vestirsi per poi andare al lavoro, ma quando ha provato a mettere piede fuori dal letto è ricaduto sul materasso come una pera cotta.

{scritta per il p0rnfest con prompt: Holmes/Mary/Watson, "... e non pensi di starmi più simpatica, dopo stanotte!"}
Le donne hanno corpi morbidi, flessuosi, dalle curve piacevoli da accarezzare: ma lui non ha mai desiderato toccare una donna. Mary se ne rende perfettamente per come, nonostante le mani le stringano i seni, Holmes tiene gli occhi incollati sul suo John come fossero parti della sua ombre.

Un nuovo tuono lo fece trasalire, per quanto arrivò all’improvviso, lontano dall’altro, quando Edward, presumibilmente, era quasi arrivato alla fine del libro.
Ancora, un rumore diverso dagli altri, dopo il rombo, riuscì ad arrivargli all’orecchio, oltrepassando le sue spesse mura: le gambe del letto che strisciavano contro il pavimento. Si ritrovò Ed di fianco.
“Vengo a farti passare la paura.”, gli mormorò soffice sulle labbra, baciandolo appena. Alfons sentì per un attimo il cuore esplodere di una gioia troppo grande per la semplicità di un momento così – una felicità enorme e quasi sprecata; ma aveva accanto a sé Edward che si mangiava le sue paure semplicemente col suo contatto. Niente era esagerato.