Riempì la vasca, era colma di acqua calda.
In tutti quegli anni aveva sempre sentito freddo, anche con molte coperte, anche d’estate.
Per una volta voleva sentire il calore avvolgerlo.

Ha un bel sorriso, ma.. non mi convince. Questa frase mi suona più come un’imposizione, che come una proposta. Come se volesse dire: “Ti ho salvato, adesso sei il mio schiavo”.

Vorrei trovare la forza per reagire, eppure, mi ritrovo sempre qui.

Ti guardo. Sei fottutamente bello anche quando fumi. Anche quando sei.. ubriaco. Possibile?
Sei sudato, il fondotinta che avevi accuratamente steso sul tuo viso si è un po’ sciolto, capelli scompigliati, occhi lucidi. Cazzo, quanto ti amo.

Aspiro per l’ultima volta il fumo di una sigaretta durata fin troppo, la getto via. Ti aspetto da un po’, verrai mai? Ho voglia di chiamarti e dirti: “Hey, non ti vedo da alcune ore e mi manchi da morire. Dove cazzo sei?” Sto per andarmene. Si, me ne vado. Sento il rumore di una macchina, mi giro ed è la tua. Freni di botto. Scendi, ti dirigi verso di me. Ma mica te la cavi così? Eh no, tesoro mio. Stavolta me la pagherai.

Aveva il completo controllo su di me, sulla mia mente, sul mio corpo. Sapeva che quando gli andava, io ero li. Sapeva dove trovarmi, sempre. Sapeva i miei punti deboli, sapeva come mandarmi in tilt il cervello, sapeva ogni fottuta cosa.