Stiles, però, non aveva il minimo senso della misura e quando il lupo gli si sdraiava accanto e chiudeva gli occhi dandogli il tacito permesso di parlare, esagerava e partiva in quarta, parlando fitto fitto fino a quando Derek non gli ringhiava di tacere un po’.

Dal momento che non sono brava a scrivere introduzioni, vi metto un estratto del brano.
"Stiles era talmente preso dai suoi pensieri che quando Derek palesò la sua presenza con un ostile “Che ci fai qui?”, non riuscì a non sobbalzare spaventato lasciando cadere il pacchetto che si stava rigirando da una buona cinquina di minuti."
"...“Niente, mi crogiolo nell’ennesimo rifiuto di Lydia e prendo su qualche chilo. Sai, no, le solite cosa che si fanno a San Valentino” le solite cose che faceva lui a San Valentino."

Premetto che non sono pratica né del fandom né dell’anime/manga, quindi siate clementi.
Dal testo:
“Avrebbe fatto vedere loro chi era Naruto Uzumaki."

La classica storia di una ragazza che s'innamora del compagno di banco. Una O-S senza pretese sulla prima cotta. (Wow, faccio proprio schifo a scrivere introduzioni!)

- Perché ci siamo messi così? – gli chiese in un rapido sussurro mentre cercava i suoi occhi. Gli vide gli occhi carmini brillare nel buio dell’armadio e nonostante l’oscurità lo vide sorridere.
Soul chinò il capo in sua direzione e accostò le labbra sottili tirate in un ghigno storto al suo orecchio. – Così possiamo parlare – si limitò a soffiare nel suo orecchio.

L’amore è un sentimento bidirezionale, ci vogliono due persone perché si possa parlare d’amore, ma gli uomini non sanno amare, sono egoisti e ingordi, quindi l’amore non esiste.
L’amore rende deboli e non si è mai visto un Dio debole, quindi l’amore è sbagliato e nel suo mondo non merita di esistere.

- Soul Eater Evans certi pensieri smielati non sono da te – si rimproverò mentre aspettava che Maka tornasse con le pizze, aveva dimenticato di ordinarla per Blair ora che ci pensava.

Mentre scappava pensò ai giorni che aveva trascorso solo chiuso nella sua grande e vuota stanza. Non aveva nessuno con cui parlare, se non il vecchio grammofono dalla puntina danzante che gli faceva lunghi ed esaltanti discorsi jazz. L’unico suo amico era il jazz, ma il maestro non glielo avrebbe mai insegnato, per lui solo musica classica.
I suoi grandi occhi verdi s’illuminarono di gioia e sorridente corse incontro al padre. Quando poi gli fu più vicino notò che aveva le labbra sporche di rossetto e che sulla mano destra vi erano scritte delle cifre. La gioia che fino a pochi istanti prima l’aveva pervasa si trasformò in disgusto e odio. Non sarebbe mai cambiato, sarebbe rimasto sempre un traditore.

- Tutto bene - rispose ormai in dormiveglia.

La sentiva addosso come se avesse consistenza, lo inghiottiva nella sua morsa e cercava di diventare parte di lui. Era stanco di quel mondo fatto di regole, di falsità e di morte. Si lasciò prendere dalla Follia. Nel momento in cui la sentì entrargli nelle vene, un’immagine fece capolino di fronte ai suoi occhi. La respinse, i suoi grandi occhi verdi non lo avrebbero vincolato a quel mondo orrendo.
- Non ti libererai tanto facilmente di me – gli sussurrò la sua voce.

Si sentiva a disagio e davvero poco cool.