[Urban Fantasy]
«Grazie a Dio» esclama Daphne, buttandomi le braccia al collo, inclinando poi il viso «ma che ci fai qui?». La guardo e sorrido, stringendola a me, ridacchiando poco dopo: «faccio yoga con la mia piccola».
«No.»
«Oh sì.»
Ci incamminiamo assieme verso il corso e non mi lascio sfuggire l'occasione di sondare con lo sguardo il lato B di Daphne. «Dovresti comprare altri pantaloncini del genere.» Lei mi guarda e scuote la testa «non finirà bene... Me lo sento».

Parecchi interrogativi affollarono la mente del giovane. Cosa avrebbe detto ai bambini? E Sebastian. Probabilmente lui era già sulle loro tracce, considerando che erano passate parecchie ore e Drew non si era mosso di un solo millimetro. Cosa avrebbe fatto senza di lei? Era lei che organizzava tutto, in casa. Lei si prendeva cura di lui.
Ora chi l'avrebbe fatto?

«Daph?» mormorai, senza muovere un solo muscolo ma non perché non avessi voglia; ero letteralmente inchiodato dal panico. Non incrociò il mio sguardo nemmeno una volta, non voleva che la guardassi in faccia. Tentativi inutili, sapevo che era sul punto di piangere, lo percepivo fin troppo bene. Continuai a rimanere fermo, confuso ed inerme. Non riuscivo nemmeno a metabolizzare cosa stesse succedendo.
«Che stai facendo?» domandai spiazzato.
«Me ne vado».

«Come diavolo...chi sei?»
Chiusi gli occhi, inspirando profondamente. Quando li riaprii, lei si era fatta piú vicina, come se fosse ansiosa di scoprire la veritá.
«Sono il tuo ricordo mancante — dissi con un filo di voce, senza staccare gli occhi dai suoi — principessa Tempest.»

Cominciai a baciarla e a stringerla a me, spingendola di più contro la porta, consumato dalla voglia che avevo di lei. Ci baciavamo e ci stringevamo, mordendoci e baciandoci, scoprendoci ogni volta come se fosse la prima. In poco tempo finimmo sul divano. Io seduto e lei accavallata sulle mie gambe, ci baciavamo e ci mordevamo le labbra, spinti solamente dal desiderio di stare, ancora una volta, assieme.