"Chissà perché non è ancora finita, chissà se invece per lui è finita eccome. Chissà perché ci siamo conosciuti, se poi era davvero destino che finisse. E mi chiedo perchè è finita così.
Il fatto è che noi due siamo finiti tre anni fa ma io non sono ancora in grado di dirgli addio."

Lei si chiama Beatrice, ma preferisce che la chiamino Tris. Cerca da mesi di dimenticarsi della batosta che ha preso dal suo ex Jason e dalla cugina Doris. Entrambe l'hanno tradita e per Tris non è facile dimenticarlo. Tutti la rispettano e la conoscono nel quartiere in cui vive, merito della madre, amica delle donne più fastidiosamente pettegole.
Capisce che la sua vita è noiosa e non adatta a lei quando un nuovo ragazzo attira l'attenzione di molti e anche la propria curiosità. Tris si ritroverà a voler conoscere questo misterioso e problematico ragazzo e a difenderlo a spada tratta più volte, inconsapevole che presto lui sarà in grado di farle dimenticare di Jason, Doris e qualsiasi altra cosa le fosse andata male prima di incontrarlo.
All'inizio ci saranno scontri, liti furibonde e diverse volte si diranno addio, ma riusciranno davvero a restare separati?
Perchè tutto di lui ama tutto di lei, e Tris smetterà di pensare di essere un gioco per il bel ragazzo quando lui lotterà contro il suo brutto carattere pur di non perderla.
Harry ha bisogno di qualcuno che lo ascolti, che non lo lasci più da solo, e Tris lo sa bene.

"Sento il tuo profumo anche quando non c'è e mi sembra di scorgerti nel mezzo di una folla anche se non ci sei. Sei ovunque.
Nella mia testa io e te ci incontriamo mille volte al giorno, nei modi più impossibili ed immaginabili.
E non importa dove mi trovo io e nemmeno dove sei tu, perché ad ogni angolo che svolto io spero di vedere il tuo viso.
Sei tutto e sei meglio di tutto il resto.
Sei meglio delle passeggiate al chiaro di luna e dei gelati in riva al lago, sei meglio del temporale quando sei chiuso in casa o della prima neve a dicembre.
Sei meglio di tutte le cose belle che mi vengono in mente quando penso alla felicità. "

< Quel'è il tuo nome?> chiese, con un sorrisetto beffardo ed entrambe le mani nelle tasche dei jeans scuri.
Continuò a parlarmi divertito dal mio non rispondere, pur vedendo che non avevo nessun intenzione di cedere.
Camminai indifferente a quei ragazzi, stavolta con lo sguardo alto, sperando di vedere qualcuno oltre loro; mi avrebbe sicuramente tranquillizzata.
< non hai sentito? >
Mettendosi davanti, un ragazzo dai capelli chiari mi bloccò la strada, facendomi sussultare per lo spavento.
< rispondi. >
Poggiai istintivamente entrambe le mani sul petto e non guardandolo negli occhi, cercai di normalizzare il respiro.
Non avrei aperto bocca, ma se me lo avesse ripetuto avrei sicuramente inventato un'altro nome.
< eih, lasciala andare. > si intromise il moro, tirando dal braccio l'amico. < non spaventarla, coglione. > continuò, dandogli un colpo sul braccio.