Mi hai distrutta. Per l’ultima volta, quella cruciale. Distrutta davanti agli occhi di chi la conosce , e chi la conosce e la vede sempre ridere, non si aspetta quelle parole dure, non si aspetta le sue lacrime non si aspetta i suoi occhi vuoti. Vuota è l’aggettivo che in questo istante mi rappresenta. Mi bruciano ancora gli occhi, le sento scendere qua queste lacrime, vive come ieri sera, intente a seguire il tuo piccolo spettacolino improvvisato per smerdarmi, per farmi apparire come un mostro. Avrei potuto bloccarti, dirti TUTTO, ma cosa dovevo dire in fin dei conti? quando sei a pezzi puoi solo prendere la colla e riattaccarti pian piano, dandoti quel contegno che il dolore ti ha sottratto. Quando sei a pezzi le parole non hanno più significato, servono solo a distruggere l’ego di carta piuma di cui siamo fatti. Fatta a pezzi come i cadaveri che trovi in CIS: con la bocca deforme e gli occhi vitrei. Distrutta come il vaso della mamma, quello caduto in mille pezzi, che poi ci provi anche a rimetterli insieme ma alcuni, quelli più piccoli che alla fine reggono tutto spariscono. E così è come mi sento io ora.