"Mi manca l'essenziale
per riempire il vuoto esistenziale.
E non esiste cura.
L'armatura
non ti salva finché dura.
Le sue maglie
sfavillano al sole lucente,
e il cielo mente,
e non ti resta che aspettare
e fare ancora finta di niente"

"Sento i capelli che cadono.
Mi scivolano a folte ciocche sul collo sotto le forbici impietose della parrucchiera, e la mia nuca è sempre più scoperta… sempre più nuda. E assieme ai lunghi e setosi ciuffi ramati di cui sono sempre andata tanto fiera, sento cadere anche la maschera che ho indossato per tanto tempo..."

"Ricordo un ragazzo dal volto chiaro, gli occhi di madreperla che sembravano sondare le profondità di universi sconosciuti, profondità in cui io stessa navigavo o affogavo… non lo so neanch’io con precisione.
Ricordo fiori bianchi sparsi come stelle su un prato di smeraldo, come una gigantesca Via Lattea in cui ogni stella faceva a gara per illuminarci e abbracciarci. E ricordo un cielo di polistirolo verniciato far da sfondo al quadro delle nostre vite in blackout"

"«Padre», esordì una voce femminile dal timbro acuto, «ho peccato. Ho peccato gravemente».
Ci fu una pausa, lunga e grave.
«Ma non sono pentita».
Il frate rimase così colpito da quelle parole, che mai aveva udito in vita sua, che dapprima restò ammutolito. L’altra attese con pazienza la sua risposta"

"«Poi lui mi baciò».
Avrebbe potuto scrivere film interi su quel bacio. Quel bacio aveva riassunto in sé una vita intera, ed era ancora era in grado di riassumerla: bastava che nella sua mente riavvolgesse il nastro del tempo e premesse il tasto replay per riguardare per l’ennesima volta quella scena rimasta congelata negli anni.
Ma di baci s’è già scritto fin troppo.
La verità è che quello fu un bacio come milioni di altri, e allo stesso tempo unico nel suo genere… allo stesso modo in cui ogni fiocco di neve risulta indistinguibile dai suoi fratelli ed è in realtà unico e inimitabile… né mai cadrà sulla terra un fiocco che sia simile ad un altro"

Le rughe sono il segno di una vita vissuta pienamente, le orme che chi ha calpestato questa terra lascia dietro di sé sulla salita lungo la quale noialtri ci stiamo ancora inerpicando. E mentre arranchiamo con la bava alla bocca nei tratti più scoscesi, scrutando il sentiero innanzi a noi nella speranza di scovare un rifugio ove far riposare le nostre stanche membra, o di carpire il segno di un eventuale inasprimento della via, questi ci salutano sorridendo dall’alto. E sul bastone che ha sostenuto nell’ultimo tratto le loro gambe affaticate dal lungo viaggio, fischiettando cominciano la discesa. I nostri occhi seguono ansiosi le loro movenze, prima che la collina intervenga a coprirci la vista di ciò che ci aspetta dall’altra parte. Non vuole rovinarci la sorpresa…

"E le onde del mare di novembre
s’infrangono
sull’inquieta bruma,
che veste
l’impudico cielo,
celando al vento le sue vergogne.
Somiglia quasi ad un padre severo
che contiene le bizze
della sua irrequieta figlia..."

"Non è che tutto va male,
è che mi sento soffocare
in un vortice
di vane parole"

"Notte inquieta
di spiriti e fantasmi.
Notte di angeli e demoni:
patria di volti inumani.
Notte di sussurri ribelli
in un silenzio crescente.
Notte di paradisi e inferni…
e il purgatorio a domani..."

"Notte.
Ombre
si muovono
per l’aria cupa.
Danzano
Nella penombra della stanza..."

"Guardo
l’ombra
nel tuo sorriso
e mi chiedo
da dove viene.
Mi sforzo
di capire
dove affonda le sue radici.
Mi sforzo
di penetrare
il velo
del tuo silenzio
per catturare
la lacrima
che si annida dietro di esso..."

"Contemplando
il silenzio
nacquero le parole.
Sorsero
come profeti
dalla palude
dei pensieri assenti..."

La regina delle fate Biancospina è vittima di un’acuta indolenza. La vita, nel suo piccolo regno, le appare un infinito tedio, che le mille frivolezze di corte non riescono ad alleviare in alcun modo.
Ma ecco che alla sua corte comincia la sua ascesa un giovane ambizioso e ingannevole di nome Ramo di Faggio, che con sottili allusioni e proposte maliziose insinua nella sua mente il pensiero di un grande regno, oltre i confini del suo territorio striminzito, che inglobi i grandi imperi dei vicini sovrani, all’interno del quali tutti siano ai suoi ordini e nugoli di servitori siano sempre pronti ad accorrere ad ogni sua richiesta.
La sovrana capricciosa si lascia facilmente abbindolare e cede al fascino di quella visione. Ramo di Faggio riesce dunque a manovrarla senza difficoltà, sopportando con pazienza le bizze del suo umore volubile.
Ma al termine delle conquiste, Biancospina scoprirà di sentirsi più vuota di quando non possedeva che l'esiguo regno delle fate. Non le resterà che un'unica via...

"È un deserto di occhi
che scrutano
le sorti del mondo"

"Ti chiedi
quale delle due
sia la migliore alternativa.
Quale dei due pozzi
il meno profondo.
quale dei due fiori
il meno appassito…"