«E quindi io dovrei sposarmi a vent'anni, con una persona che vedo una volta ogni tre mesi e di cui non ricordo nemmeno il compleanno?»
Sono incazzato. Incazzato nero. Anzi no, incazzato viola. Ultimamente il viola va più di moda.
Rivolgo uno sguardo colmo di rabbia alla persona in smoking seduta davanti a me, dietro la scrivania, e un altro pieno di disperazione a Paul, che siede di fianco a me, ma ignora totalmente la mia richiesta d'aiuto.
«Hai idea di quanti soldi ci potrebbe fruttare? A noi, a voi cinque, e alle quattro ragazze.» dice lo stesso uomo placando il tono della voce, facendo sembrare la cosa quasi convincente.
«E tu hai idea di quanto a me non posso fregare? Di quanto io starei male, eh? Ne hai idea?» l'uomo scuote la testa e fa ricadere lo sguardo basso sulla scrivania, maneggiando qualche cartaccia qua e là.
E mi sale il nervoso. Mi sale il nervoso perchè mi trattano come se fossi una macchina per soldi. Come se fossi una stupida pedina di uno stupido gioco. Nemmeno fossimo agli Hunger Games, per il buon Cristo.

«Amore» mi chiama, battendo un colpo di tosse.
«Che c'è?»
«Ti posso chiedere una cosa?» annuisco e rivolgo la mia attenzione a lui, spostando le gambe da sopra le sue e risedendomi sul letto.
«Tua madre pensa che noi..» mi guarda incerto, e io non afferro immediatamente il concetto.
«Che noi?» incalzo io, cercando risposta nel suo sguardo.
«Sì, insomma, stiamo insieme da più di un anno, forse pensa che magari io e te.. insomma.. hai capito» gli tiro un'occhiata ancora più spaesata della precedente. Lui ride e io arrossisco.
«No, non credo che pensi questo» do un colpo di tosse tanto per smorzare l'attenzione e lui prende ad accarezzarmi la nuca.
«Ma anche se lo pensasse» sorride. «Non ci sarebbe nessun problema. In fondo, ogni coppia di ragazzi della nostra età lo ha già fatto, quindi sarebbe normale pensarla così»
Il suo sguardo si fa serio e io lo guardo incerta.
«Che cosa vorresti dire con questo?» dico, mantendendo un tono pacato. Lui sposta la sua mano dalla mia nuca e sospira leggermente.
«Ti voglio, Marti» deglutisco e mi allontano, spostandomi in là nel letto.

Ci aveva pensato più di una volta di parlargliene, ma poi si accorse che non avrebbe saputo neanche lui cosa dire.
Il più piccolo sorrise e passò una mano tra i capelli di Zayn, stringendolo di più a sè.
«Liam» attaccò Zayn, rivolgendo lo sguardo verso il basso.
«Si?»
«Pensi che se un giorno ti innamorassi di qualcuno, verresti ancora la mattina a trovarmi?»
«Uhm» sospirò. «Non lo so, credo di si. Perchè? E se tu ti innamorassi, ti faresti ancora baciare la fronte da me?»
«Liam» Zayn rise. «Nessuna ragazza saprà mai baciarmi la fronte come fai tu»
I due ragazzi scoppiarono a ridere e Liam si zittì per un attimo, per osservare il sorriso di Zayn, che gli portava tranquillità, come averlo tra le braccia in quel momento.
La sua risata così genuina ancora gli risuonava nelle orecchie, e non potè fare a meno di perdersi nei suoi occhi così vispi e profondi.
«Ma poi, che bisogno ho di innamorarmi?» Liam prese fiato, sostenendo lo sguardo di Zayn. «Mi basti tu, per ora»

«Promettimi che nonostante quello che vedrai, non ti arrabbierai.» non capivo cosa volesse dire, e sul viso mi si dipinse un’espressione incerta, spaesata, ma annuii lo stesso con la testa, confuso, prima di slacciare l’ultimo bottone.
Gli sfilai la camicia e mi sentii mancare non appena il mio sguardo cadde sulle sue braccia. Segni rossi sparsi dal palmo della mano ad arrivare quasi fino alla spalla su entrambe le braccia, una piccola cicatrice, probabilmente una bruciatura d’accendino, che gli sorchiava la parte bassa della vita, su uno dei due fianchi.
Rimasi con lo sguardo basso, mentre sentivo gli occhi inumidirsi, poi alzai la testa, scorgendo il viso di Zayn, in lacrime.
«Che cosa..» presi un respiro. «Che cosa sono questi, Zayn?» chiesi, cercando di mantenere un tono pacato. Lui si limitò a scuotere la testa.
- ZIAM -