“Cos’hai stasera Megan?”
“Cos’hai tu. Sei smielato e dolce da far schifo.”
“È la birra.”
“È l’amore.”

"Ho imparato a riconoscere il tuo odore e tu hai imparato a riconoscere il mio."
-Tratto da una storia vera: la mia.

Perchè quando sono un po' brilla, non dovrei pensare.

Ha smesso di picchiare forte le mani contro la tua schiena per farti smettere.
Ha smesso di gridare “No!”.
Ha smesso di agitarsi sotto il tuo peso.

Tornasti per chiedere scusa.
Era già troppo tardi.

Quasi per caso incrociò se stesso nello specchio e disse a voce alta: “Perché non mi ha scelto? Perché non io?”

Ci siamo urlati parole cattive.
Abbiamo pianto gridando.
Ci siamo ringhiati contro.
Come cani.
Come bestie affamate di lacrime.

La mano è ancora sulla pancia, nella quale sono entrate le due pallottole, gli occhi sono spalancati e fissano il soffitto senza più vederlo; la sua pelle è bianchissima, senza più nessun colore, e le labbra sono appena dischiuse, come a cercare ancora di respirare.
Mi siedo in fianco a lei e aspetto.

“Potrei anche morire.”
“Perché no? Tanto chi se ne accorgerebbe?”
“Mamma.”
“Sei sempre stata un peso, lo sai.”
“Già.”

“Mi manca.” Disse il Cappellaio.
“Uhm?”
“Alice. Mi manca.”
“Manca a tutti noi.” Detto questo, lo Stregatto sparì.

Una voce metallica interruppe i pensieri dei due: "Siamo in arrivo a: Roma, stazione Termini."

Mia madre diceva: "Non fidarti, non fidarti mai."

‹‹No, non le voglio. Vedi? Non vedi le rondini? Non le vedi?›› Indicò verso l’alto con un movimento del capo. ‹‹Guardale! Guarda lassù! E’ primavera. E’ primavera ti dico! Fa freddo, lo so che fa freddo e che hai freddo, ma, ti dico, ci sono le rondini! E’ primavera. Sorridi, ti prego, sorridi.››