Quando finalmente John trovò quella pelle così morbida, così chiara e delicata che tanto amava, ci fu qualche secondo di esitazione. Era uno spettacolo a cui il ragazzo non sapeva resistere. Quella pelle che il colletto della sua maglia non riusciva a coprire, quella che sembrava chiamarlo insistentemente.
Già, e come poteva restare al suo posto, quando il richiamo era così forte?

“Non hai niente da dirmi?”
“Riguardo a cosa?”
“A ciò che hai fatto l’altra sera. A te. A noi.”

Tirò a fondo socchiudendo gli occhi, trattenendo il fumo dentro di sé ed espirandolo poi con calma. Si voltò lentamente verso il compagno, guardandolo con un’aria visibilmente rilassata.
“Vuoi provare?”
Paul rimase a fissarlo in preda al panico, come se la proposta dell’amico fosse una condanna a morte. Erba. John stava fumando erba. No, Paul non faceva queste cose. Era sbagliato, era dannatamente vietato farlo.

Paul restò a fissarlo ancora per qualche secondo. Quando spostò lo sguardo, una risatina sarcastica accompagnò il suo gesto, mentre il ragazzo portò istintivamente una mano alla testa, come per sorreggerla in un attimo di svenimento.
“Quindi è così? Tu vuoi finirla qui?”

La neve aveva coperto ogni cosa sulla loro cittadina, che ora aveva assunto un aspetto più delicato, più dolce, più familiare. E John era rimasto lì, incantato, mentre i piccoli fiocchi continuavano a danzare nell’aria e a posarsi sul vetro che lo separava da quello spettacolo.

“Ho qualcosa da dirti. E potrebbe farti male.”
Sentì Paul tremare sotto la sua stretta, ma non riuscì a lasciar andare la presa. La rabbia che stava provando in quel momento era troppa.
“Se ti troverò a parlare con quel ragazzo di nuovo, ti lascerò, Paul.”

“Devi dirmi quello che senti, John. Una volta per tutte.”

E di te, cosa è rimasto?

“Perché hai scelto me?”

John tese la mano verso di lui e in silenzio attese. I battiti del cuore di Paul scandivano ogni millesimo di secondo, mentre le labbra tremanti avevano paura di pronunciare una qualsiasi risposta. Un “sì” avrebbe significato molto. Avrebbe significato tutto. Avrebbe portato la loro storia ad una svolta importante, li avrebbe fatti crescere e forse legare ancora di più. E un “no”.. Cosa avrebbe significato? Forse la loro storia sarebbe rimasta la stessa, forse sarebbe cambiata inesorabilmente. Perché quello sarebbe stato l’ennesimo “no” di Paul, davanti ad una richiesta così semplice, così naturale, così piena d’amore.

“Da quando il gruppo si è sciolto, pensavo di essermi liberato di te, ma tu sei tornato ancora! E adesso stai scappando un’altra volta, solo perché quella stronza che ti ha portato alla follia aspetta un bambino!”

“Forse lo sto dicendo perché ho bevuto, John. Non avrei mai avuto il coraggio. Domani, se vorrai, tornerà tutto come prima. Ma questa notte, tu sei ancora mio.”
Si aggrappò con le mani alla camicia di John, toccando lievemente il suo petto. Si appoggiò alla parete con la schiena, attirandolo a sé e avvicinandosi al suo orecchio con la bocca.
“Sarà il nostro piccolo segreto.”

“Paul?”
“Sì?”
“Puoi cantarmi una ninna nanna?”

Quando John finalmente decise di aprire gli occhi, vide uno degli spettacolo più belli della sua vita. Il viso candido di Paul, rischiarato dalla luce del sole, era girato verso il proprio. Sul suo volto era stampato un sorriso puro, quello con cui Paul si addormentava ogni notte, mentre il compagno lo teneva stretto a sé.

“Allora non lo sai. È brutto dover essere la persona che te lo dice. Non so se lo dirò nel modo giusto.”
“Dai, mi stai facendo preoccupare. Parla.”
George rialzò gli occhi su di lui. Paul si accorse che erano lucidi. Qual era il problema?
“Ehi. Stai piangendo?”
“Paul. Ieri sera un pazzo ha sparato a John.”