«Beh, come ti chiami, ragazza della caffetteria?»
La ragazza scoccò la lingua contro il palato, reprimendo a stento gli istinti omicidi che provava verso quell’assurdo individuo.
«Sinceramente, non sono cazzi tuoi»
Biascicò mettendosi in spalla la borsa di flanella, sporca di tea.
Imprecò fra i denti.
«Vorrei poterti salutare normalmente per nome, quando ti incontro, anche se il tuo nuovo nomignolo è piacevole, no? »
Sorrise sornione, si girò, iniziando a camminare, e alla ragazza ricordò maledettamente le volte in cui, con sua nonna Bernadette, guardava le puntate di Beautiful e quegli strani esseri facevano uscite drammatiche, o trionfali, ogni tre minuti.
«Dejadora»
Imprecò mentalmente, arrendendosi.
Il ragazzo si girò, però questa volta senza sorriso.
«Mi chiamo Dejadora»
La ragazza si girò, camminando nella direzione opposta al ragazzo.
Questo è maledettamente da Beautiful.
«Bel nome, ragazza della caffetteria! »
Represse un sorriso, sbuffando rumorosamente.