“Che anno è, Guy Fawkes?” mormorò Rebecca, nella sua camicia.
“E’ il 1605. Oggi è il giorno della congiura delle polveri”
“Hai proprio ragione, Shaun. Cade tutto. Ci è rimasta solo la polvere”

Mary si voltò a guardare alle sue spalle.
Faceva paura il mondo, quando ti sta dietro, e potrebbe inghiottirti da un momento all'altro, mentre non guardi.
[DoubleDrabble]

Quando Leonardo fuggiva non era mai per sempre.
Si allontanava da suo padre che lo portava con sé negli ambienti che frequentava.
Solo che Leonardo si perdeva.
A Leonardo piaceva perdersi, a Firenze.
[Seguito di 'Quando saremo grandi' e sempre dedicata a Najmee]

“Devo andare adesso. Posso tenerlo?” chiese il bambino, stringendo il foglio tra le dita. Aveva degli occhi grigi molto belli, pensò Leonardo sorridendo.
“Certo, mio piccolo amico. Sono felice che ti piaccia. Spero di rivederti”
“Sì. Quando saremo grandi!” disse il bambino, agitando festosamente la mano.
[Dedicata alla mia piccola stella, Najmee, che rende tanto luminose le mie buie giornate]

E andremo sulla collina, come piaceva a te, e raccoglieremo fiori. E ti insegnerò a disegnare, è tutto ciò che posso offrirti. Mi basta che tu stia con me, perché non voglio essere solo, perché dobbiamo tenerci per mano, io sono troppo goffo, e cado spesso.
Tornò. Avvolto non in gloria, ma in un vessillo dorato.

“E se la natura morisse?”
“Quando?”
“Ogni anno”
“E se si morisse per non rinascere?”
L’orizzonte si scioglie e diventa mare.
La spiaggia d’inverno. Selvaggia, restia, inondata di assenza e del torpore del suo piccolo, pallido sole, alto alto nel cielo.

"Gioca con me!"
Un’altra bambola di pezza. Il viso blu di collera, i capelli neri a ciuffi mal cuciti.
Garry scosse la testa.
La bambola pianse lacrime di sangue.

Si allontanò, seguita dalla sorella. Avrebbe giurato di sentirsi ancora addosso lo sguardo dell’appeso.
Chiuse gli occhi, scacciando quel pensiero folle, e infilò le mani distrattamente in tasca.
Non più caramelle. Solo un biglietto. Arrivata all’uscita ebbe il coraggio di tirarlo fuori. Lo lesse ad alta voce.
“Ti prego, amore, ricorda”

Ti scrivo perché non posso smettere ti pensare a te, al calore della nostra casa soleggiata, che sembra così lontana e sfuma nella nebbia del primo mattino sul campo di battaglia. La guerra non è come te la raccontano. [...]
Qui tramonta il sole, e l’unica cosa giusta sarebbe stare con te, a dipingere la luce sulla collina, e tenerci per mano.

“Perché ti piacciono?”
“Perché siamo simili”
“In cosa?”
“Occupiamo molto spazio. Non siamo belli. Ci danno la caccia. Ma siamo sensibili. Gli elefanti sono sensibili. E amano. Ma non come amano gli uomini. Amano davvero!”

I suoi occhi turchesi, come un profondo mare, allegramente dilatati nell’osservare il mondo tenebroso e illogico che la circondava. Erano occhi felici di una bambina felice.
Una bambina che si diverte tagliando le ali alle farfalle.

Risuonavano in un luogo che non esiste le voci spezzate di due sconosciuti che osservavano una silenziosa ragazza-che-scrive.
Chiamarla scrittrice sarebbe stata un’esagerazione.
Scriveva con la violenza di chi non dice cosa pensa, con la penna che sfrusciava lievemente sulla carta.

[The Binding of Isaac]
Si chiese se fosse stata la sua mente turbata ad aver creato l’inferno sotto il tappeto.
Ogni lacrima. Ogni pensiero. Ogni incubo. Ogni fatica.
Era un fuoco che non brucia.

"Sono stato abbastanza sereno in questi giorni. E’ giusto così. In qualche modo penso che Dio mi stia predisponendo per la vita eterna" si bloccò "Non credi anche tu Ezio?" Lui non rispose, e rivolse i suoi occhi ai campi in fiore che la malferma mano di Leonardo non avrebbe mai più potuto dipingere, pur di non mostrare il dolore che si portava dentro.
[Dedicata a Najmee, a cui voglio tanto bene]

“Bibi, sei un idiota”
“Detto da te sembra quasi un complimento”
Osservò gli angoli di quelle labbra così scherzose, sprezzanti, sarcastiche di un infantile sarcasmo dispettoso.
“Fidati. Non lo è”
Stavolta erano le sue labbra ad arcuarsi verso l’alto.