“Scusami, Diana.” Mormorò egli, per poi infilare un coltellino, ecco cos’era la cosa lucente, nel mio stomaco.
Urlai.
Ora la voce usciva.
Ma non mi sarebbe più servita.
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“Justin sarà qui fra qualche minuto. Era così preoccupato quando gli ho detto che eri all’Ospedale.” Confessò Pattie, facendomi corrugare la fronte.
“Justin?” chiesi, non capendo il soggetto dell’argomento “Oh… voi non le avete detto niente?” domandò la donna, rivolgendosi ai miei genitori.
“Non volevamo che lo scoprisse così.” Sospirò mio padre, passandosi una mano tra i capelli.
“Potete spiegarmi?” domandai.
Un ragazzo sui venticinque anni fece il suo ingresso nella stanza, con il nodo della cravatta allentato e i capelli leggermente scombinati.
“Justin… uhm, spiegale tu tutto, per favore.” Gli sorrise Pattie, uscendo poi dalla stanza insieme ai miei genitori.
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“Quando tu avresti compiuto diciassette anni ci saremmo sposati.”
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Mi avevano fatto credere che stessi governando autonomamente la mia vita, quando in realtà erano loro a gestirla a loro piacimento.
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Pessimismo.
Pensa con pessimismo e non rimarrai mai deluso.

Da: Sconosciuto
“Sei meravigliosa, bambolina ;)”
Kimberly decise di non rispondere: Capita di sbagliare numero, no?
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Da: Sconosciuto
“Non sei un fottuto errore, Kimberly.
Sei la cosa più bella di questo Universo e ancora non riesco a crederci
che tu non te ne renda conto.
Sto combattendo con me stesso per non buttare giù la porta di quel dannato
bagno e di stringerti tra le braccia.
Ti amo, piccola.
Se ti fai male, fai del male anche a me.”
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A: Sconosciuto
“Sei il mio angelo custode.
Non so come farei senza di te.”
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Da: Sconosciuto
“Diciassette.
Miseria, stai crescendo troppo in fretta, piccola!
Quest’anno ho deciso di essere innovativo:
Ti concedo un desiderio.
Avvererò tutto quello che desideri.
Ti amo, piccina mia.
Sempre tuo,
Sconosciuto.”
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A: Sconosciuto
“Portami via con te.”
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Kimberly aveva fatto la giusta scelta?
Oppure se ne sarebbe pentita?