[HopeKook]
Voltai lo sguardo verso la spalla che era stata toccata e chi si trovava dietro si me ne approfittò per strapparmi l’album da disegno dalle mani.
[...]
“Aish, il mio naso è davvero così brutto, ragazzino?”
Scattai in piedi e mi ritrovai davanti al ragazzo, in quel momento aveva un espressione che era un misto tra il divertito e l’infastidito.
“Comunque,”- disse restituendomi l’album da disegno – “riguardo al tuo disegno, fa schifo”
[...]
Sorrisi. Era così strano come fino a pochi secondi prima detestavo il ragazzo seduto davanti a me, e come ora avrei voluto passare giorni interi a parlare con lui e tutto questo solo a una stupida frase che probabilmente aveva letto sulla carta dei baci perugina.
[...]
Hoseok mi fissò per qualche secondo negli occhi e in quel momento notai quanto erano belli e profondi i suoi, di occhi.
Avvicinai il mio viso ulteriormente al suo e lo baciai.

La stanza era, come al solito, illuminata da un solo fascio di luce al centro di essa.
Io me ne stavo sulla mia sedia, scrutando i membri della mia famiglia.
Che strana, stranissima famiglia.
[...]
Ero “il centro del nostro lavoro”, aggettivo che mi era stato affibbiato da Joonmyun, e non ero nemmeno io a comandare.
E per di più, quando uscivo, ero l’unico della famiglia a non ricordare dell’ esistenza delle altre dieci persone con cui ero costretto a convivere.
[...]
Sapevo perfettamente che una volta uscito da lì avrei temporaneamente dimenticato tutto: quell’abitazione, la mia strana famiglia, se così si poteva chiamare, e perfino quel verde infinito che circondava la casa. Tutto.
Ma cosa potevo farci? Mi convinsi che un giorno non molto lontano avrei scoperto il motivo delle mie perdite di memoria.
[ChanBaek]

Un ragazzo, all’incirca della mia età, in un completo rosso stava raccogliendo i cocci della mia tazza preferita.
Appena mi sentì parlare fece una piroetta perfetta e mi rivolse un sorriso furbo.
Indossava uno strambo cappello, di un nero pece.
Un ciuffo biondo perfettamente pettinato gli ricadeva sulla fronte.
Con mio stupore mi rivolse un profondo inchino.
[...]
Il ragazzo inclinò la testa verso sinistra e poi mi sorrise.
Aveva un sorriso strano, ti catturava lo sguardo. Non importava quello che stavi guardando prima o quello che gli stavi dicendo, il tuo sguardo si sarebbe comunque posato sul suo sorriso.