Da quando Kinoko l'aveva baciato davanti a tutti, contro alla sua volontą, tra lui e l' albino era andato tutto a rotoli.
Non gli parlava quasi pił, quando poteva lo evitava e quando non poteva, finiva per starsene nell' angolo opposto della stanza, guardando altrove.
Un tale atteggiamento lo stava torturando interiormente fino a lasciarlo quasi senza una vera anima e senza aria da respirare.
Era come se tutto fosse sottosopra, sbagliato, confuso, perso in un mondo senza colori ben definiti, di un grigio spento senza vita.
Senza vitalitą come i suoi occhi, come il suo atteggiamento nei suoi confronti.

-É questo il posto- obiettó il ragazzo dai capelli bianchi, tirando per il braccio il castano che guardava stranito l' entrata.
-Una discoteca? Sei sicuro?-
-Perché no... tu prima mi hai portato in un negozio sportivo, io ti porto qui-
Mark annuķ appena, seguendo Axel che vi entró senza darsi problemi.
La stanza in cui si trovarono dopo aver superato qualche corridoio era quasi piena di gente che si agitava come una scalmanata a ritmo di musica, con le luci colorate dappertutto.
I due inizialmente non si trovarono molto bene, cercando una posizione della stanza in cui nessuno fosse troppo attaccato loro.
Fatto ciņ, iniziarono a ballare entrambi, scatenandosi, rotandosi e strusciandosi addosso l' uno con l' altro, all' inizio un po' involontariamente, poi in maniera pił convinta e decisamente pił spinta, tale da rendere entrambi abbastanza su di giri .
La musica era altissima e rimbombava nelle loro orecchie, attituendo le voci e la maggior parte del resto.

Non poteva staccare gli occhi da loro, loro che se lo stavano trascinando a dietro, spingendolo a seguirli, loro che sembravano pił ubriachi perfino di lui che se ne stavo seduto composto con una bottiglia alcolica che faceva agitare tra le due mani, spruzzandone il liquido anche sui suoi stessi vestiti.
Loro che lo stavano portando via da lui.
Appoggió la bottiglia a terra, stringendo i pugni con il respiro che si affrettava.
Sentiva lo stomaco chiuso, non poteva vederli ronzargli attorno cosģ.
Lui era solo suo, di nessun altro.

Tacque per qualche secondo che a me parve eterno, guardandomi prima e guardando il pavimento dopo, per poi riuscire a tenere alto lo sguardo su di me e annuire.
-Io saró tuo marito allora- disse, inizialmente a bassa voce , per poi alzarla e prendermi la mano, sorridendo, cosa che mi fece sorridere a mia volta di pura gioia.
-Promesso?- chiesi, stringendo la sua mano e avvicinandomela al petto
-Promesso- rispose lui con tono dolce e rassicurante, portandomi ad avvicinarmi maggiormente e ad appoggiare la testa sulla sua spalla.

Shark detestava starsene lķ, perdendo tempo che avrebbe potuto occupare in chissą quanti modi, a dover ascoltare le veritą o ad assistere a gli obblighi altrui in un pomeriggio di calda estate... ma in quel momento era abbastanza interessato per via di una domanda che era stata fatta da Cathy per il ragazzo dai capelli neri con il ciuffo rosso che era arrossito immediatamente.
-Ti piace qualcuno in questa stanza?-
Quella richiesta volteggiava nella sua testa senza tregua.
Il fatto che il minore fosse arrossito doveva essere un probabile sķ.
E infatti la risposta fu in positivo, cosa che portó sia Tori che la ragazza gatto a sorridere.
Che entrambe pensassero di essere loro era pił che ovvio.
Reginald sospiró, rimproverandosi mentalmente, ammettendo che una di loro due, probabilmente ragione ce l' aveva.

Tezcat si strinse i ciuffi di capelli tra le mani, innervosito, cercando di non distruggersi il labbro fino a farlo sanguinare.
Il ragazzo dai capelli azzurrini era stato un vero stronzo quel giorno, si era comportato come se non esistesse.
Eppure stavano insieme gią da quattro settimane! Perché faceva cosģ?
Lui avrebbe annunciato al mondo intero di essere suo se solo glielo avesse chiesto.
Allora perché? Perché Bailong quando erano nella squadra sembrava non avere interesse per lui ?
Non gli lanciava uno sguardo, non gli sorrideva, non gli rispondeva...
Sembrava cosģ apatico nei suoi confronti, quasi non gli importasse.
Voleva piangere e si tratteneva dal farlo, respirando lentamente, sperando di concentrare la mente su qualcos'altro.

Diede le ultime bracciate, toccando con il palmo della mano il marmo, tirando fuori la testa dall' acqua, scuotendola frenetica per togliere i rimasugli dell'acqua che attraversava i suoi capelli sgocciolanti.
Si guardó attorno, studiando l' azzurro profondo dell' acqua della piscina e uscendovi di malavoglia, guardando le proprie dita, la cui pelle mostrava dei solchi ruvidi, segno che vi era stato un po' troppo.
Non era infastidito dalla cosa, perché la sensazione della pelle ruvida non era poi cosģ male.
Era quasi sicuro che non ci fosse nessun'altro apparte lui -era piuttosto tardi- perció semplicemente decise di entrare negli spogliatoi praticamente quasi nudo, con il costume in mano e un asciugamano allacciato in vita, gocciolante.
Contro le sue idee, si trovó davanti un ragazzo , seduto su una delle panche, con il cellulare in mano, che lo prese a fissare con i suoi occhi rosso sangue appena fu nella stanza.

La sete bruciava insistente nella sua gola, mentre se ne stava accasciato contro la porta del bagno.
Mika non voleva chiedere a Yuu di poter bere il suo sangue un altra volta.
La prima era stata abbastanza umiliante e l' aveva completato.
L' aveva reso un vampiro sotto ogni lato, cosa che rendeva la sua sete e il suo dolore dieci volte pił forti di come quando era solo a metą.
Sentiva come una fiamma in gola che gliela consimava, che lo divorava dall' interno, rendendolo schiavo di tale emozione.
Si morse il labbro, pregando internamente che almeno un minimo di quella sofferenza scomparisse.
Se non beveva, sarebbe sicuramente morto, ma la cosa non lo preoccupava

La pioggia scendeva veloce, tamburellando sul tetto con un ritmo incostante.
I due se ne stavano ai lati opposti della stanza, uno con la schiena appoggiata al muro e l' altro seduto sul divano con le gambe piegate e la bocca e i vestiti macchiati di rosso.
Sangue giaceva tra le sue labbra, mentre questo se le leccava lentamente, fino a far sparire le tracce.
La sua immortalitą partiva da questo, dal bere il sangue dai propri avversari e quello che aveva sui vestiti era quello della cameriera, a cui aveva tagliato la testa con la falce a tre lame.
Passó al leccarsi le dita, lentamente, come se la sua intenzione fosse quella di rendere pił sensuale la cosa.
E in effetti era probabilmente cosģ, perché sentiva gli occhi del secondo immortale su di sé, poteva sentirsi spogliare da quello sguardo che lo fissava ardentemente, ma che comunque si fingeva impassibile per non apparire troppo impaziente o desideroso.

Ymir sospiró, seduta vicino al fuoco acceso, ascoltando il sibilare del vento tra le scarne foglie degli alberi e lo scoppiettare delle fiamme rosse e arancioni che, ribelli, si agitavano, determinate.
La ragazza dai capelli castani se ne stava immobile, quasi accovacciata, con la tensione che le legava lo stomaco come un laccio.
Voleva fare qualcosa, come dormire ad esempio - stanchezza dimostrata dalle occhiaie scure sotto ai suoi occhi oro- ma non poteva, era di guardia, doveva restare seduta a osservare.
Spostó lo sguardo verso gli altri componenti della sua squadra, dilagandolo tra di loro, fissando a breve quanto pacatamente fossero addormentati, ma con comunque i sensi comunque in allerta.
La notte era calata troppo velocemente e l' essere fuori comportava enormi rischi, nonostante il suo essere una mezza gigante le rendesse meno difficile il sopravvivere.
Sospirņ, mentre il vapore le usciva dalle narici e dalla bocca
Non faceva che pensare a lei, a Christa, alla voglia di baciarla e a quel sentimento che le impediva di concentrarsi su qualcos'altro quella sera -e la maggioranza dei giorni in generale- mentre la sua mente volava verso di lei, senza darle attimi di pace.

-Stai fermo!- sbottó Light seccato, guardando male il ragazzo affianco a lui, preso a cercare di allungarsi per raggiungere una fragola con la panna che era al centro della tavola, cosa che lo portava a tendersi a sua volta contro la sua volontą.
Ryuzaki non sembró nemmeno sentirlo, o pił che altro, fece finta di nulla, tirandosi ancora di pił.
Erano solo loro due in quella stanza e Yagami iniziava gią a soffrirne.
Le manette che li collegavano per i polsi erano un vero intralcio, soprattutto essendo legato ad uno come L, a cui non si capiva quasi mai cosa gli passasse per la testa, né tanto meno che cosa stesse per fare.
Light lo vide salire sul tavolo a quattro zampe e ne sentģ la conseguenza, sbattendo contro la superficie del tavolo, cosa che lo fece uggiolare dal dolore.
L, con il piatto su cui era posata la fragola con la panna, tornó a sedersi.

Levi si legó la mascherina al volto, tirando un sospiro.
In casa di Eren c'era un sacco di polvere e un caos assurdo.
Il ragazzo si guardópiś volte attorno, decidendo dove partire.
Facendo una leggera smorfia, prese lo straccio bagnato, con uno spruzzo di disinfettante e cominció il lavoro, sapendo che Eren sarebbe rimasto fuori ancora molto a lungo.
Questa pulizia, non la faceva per il suo ragazzo, cioé, anche, ma soprattutto per se stesso.
Non poteva sopportare un tale covo di germi.
Forse al ragazzo dagli occhi smeraldo, che probabilmente passava poco tempo lķ -cosa dimostrata dalle lunghe ragnatele che penzolavano dal soffitto- andava bene comunque, sapendo di rimanerci poco.
Levi era entrato in quella casa perché insospettito dal fatto che quando chiedeva ad Eren di mostrargliela, quello sviava sempre il discorso o faceva finta di niente, arrossendo appena.
Per quello aveva deciso di intrufolarcisi, entrando dalla finestra.

-N-non potrai mai superarmi, sono decisamente pił veloce di te- sbottóHinata con il fiatone, respirando a fatica, boccheggiante e dolorante, piegato su se stesso per cercare di recuperare almeno un po' di energia
-Guarda che ho vinto io- obbiettņ Kageyama, nella stessa posizione del ragazzo affianco a lui, mandando giś un groppo alla gola.
I due erano esausti, avevano continuato a sfidarsi in ogni tipo di sport, ogni cosa che veniva loro in mente veniva eseguita.
Sfide dopo sfide, anche le pił assurde, finivano perņ in paritą, anche se entrambi si ostinavano a proclamare la vittoria.

Jordan sorrise, felice.
Lui e il rosso si erano impegnati davvero tanto in quella partita, si erano coordinati molto bene e questo aveva giovato parecchio alla partita.
Era raggiante, sentiva che con Xavier al suo fianco, colui che sembrava capirlo pił di tutti, ogni cosa sarebbe migliorata.
Ne era certo.
Ovviamente lui sapeva che non bastava solo quel dettaglio a farli vincere ogni volta, ma gli bastava per essere sicuro di non cadere in modo tale da non uscire pił da un enorme e grande baratro di emozioni negative e contrastanti, dove un tempo era stato, nel periodo in cui era stato in tutto e per tutto un distruttore.
Ripensare a quel periodo non lo feriva pił come una volta, forse sapendo che il rosso dagli occhi smeraldo era come lui.
Questo lo rassicurava molto, portandolo a sentirsi pił pieno di sé, pił vivo.
Quando pensava a Xavier poi, percepiva qualcosa nel petto e nella mente.

-Aaah, sono proprio esausto- sbottó improvvisamente Sugawara, mischiando il proprio commento con un sospiro e con un allegro sorriso, passandosi la mano sulla fronte, asciugandosi un rivolo di sudore che aveva iniziato ad attraversare la sua pelle
Daichi chiuse lo sportello dell' armadietto, sorridendogli.
Il ragazzo dai capelli grigi sospiró, abbozzando una espressione tranquilla, mentre il suo sguardo cominciava a vagare involontariamente sul capitano vicino a lui, scrutando i suoi muscoli perfetti e mordendosi il labbro.
Guardó i suoi capelli scuri e i suoi lineamenti.
Non poté non arrossire e spostare lo sguardo altrove quando gli occhi del moro si scontrarono con i suoi, cercando di recuperare la tranquillitą che si imponeva ogni volta che gli era vicino.
Poteva sentire il proprio battito cardiaco rimbombare nel suo petto.
Prese a strofinare la propria faccia con l'asciugamano per riprendersi.
-Ehi, senti...- inizió dunque l' altro, attirando l' attenzione del coocapitano -Ti andrebbe di andare a prendere qualcosa? Un gelato o... un milkshake?-