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IMMAGINI DAL
FUTURO
In quel momento, tornò Peter con
la vaschetta del gelato e inavvertitamente, Astrid, la più vicina
all’apparecchio, salutandolo, sfiorò una leva. All’interno della cornice
metallica, l’immagine cambiò. E ciò che apparve ammutolì tutti di stupore e
angoscia.
La strada inquadrata era sempre
quella che passava di fianco all'edificio dove si trovava il laboratorio, ma
l'edificio appariva diroccato, con porte e finestre divelte; ogni oggetto
presentì sulla via era distrutto, i lampioni giacevano a terra spezzati in più
parti, e l’asfalto era ricoperto da un tappeto di vetri, pezzi di ferro,
materiale edilizio e quant’altro faceva parte di ciò che fiancheggiava la
strada. Un paio di esseri umani si aggiravano impauriti e disperati. Fermarono
una macchina che passò, ma dalla vettura partono colpi di arma da fuoco che
falciano i due, lasciandoli a terra in un lago di sangue. Subito dopo apparve
una donna che si gettò sotto una seconda macchina transitante in quell’attimo.
I sette presenti nel laboratorio
seguivano, turbati, la scena, ma erano Bobby, Sam e Dean a essere maggiormente
colpiti da quella specie di filmato che ricordava loro qualcosa di spiacevole.
Si scambiarono occhiate
allarmate.
“Eravamo riusciti a fermare
tutto” mormora Bobby.
“Per cosa avrei fatto quello che
ho fatto?” si domandò Sam.
Vicino a lui Astrid gli
indirizzò un’occhiata interrogativa.
“Cos’hai fatto?” chiese.
“Ah, niente. – minimizzò Sam –
Una vecchia storia”.
Bishop controllò un display a
fianco dell’apparecchio, sul quale si vide una data: 2013!
“Cos’abbiamo visto, dottor
Bishop?” chiese Bobby, sconcertato.
“Fotogrammi di futuro. – rispose
Bishop, sempre serio – Neanche tanto lontano”.
Ma Dean aveva scòrto nella
scena dettagli importanti
“Con una differenza” fece notare
infatti.
“Quale?” chiese Bobby.
“Questa volta le cause di quello
sfacelo non dipendono da fenomeni naturali, o soprannaturali” rispose Dean,
mantenendo lo sguardo sull’immagine nella cornice, e invitando Sam e Bobby a
osservare con attenzione le immagini. I due seguirono il consiglio di Dean e
capirono immediatamente. Il palazzo era ridotto male, ma era ancora in piedi e
non in macerie, e i segni di devastazione sulla strada non sembravano essere
riconducibili alle conseguenze di calamità come terremoto o evento atmosferico.
“Sono umane”concluse Sam. Dean
annuì amaramente
“Già. – affermò - Quel casino è
opera dell’Uomo”.
“Che diavolo succederà, allora?”
si domandò Sam.
“Non ne ho idea. – rispose Dean
– Forse, una rivoluzione. Moti sovversivi … Qualcosa del genere”.
“Ma come sono uscite quelle
immagini?” chiese Bobby.
“Devo essere stata io” si scusò
Astrid, che ricordava di aver urtato il macchinario.
“Non sei stata tu, Astrid. – la
giustificò Bishop – Qualcuno le ha prodotte pensandoci”.
Altro giro di occhiate che
conversero su Dean e Olivia con le mani ancora strette.
I due si guardarono e si
lasciarono le mani.
“Ci stavi pensando, Dean?” gli
chiese Bobby. Dean annuì.
Il plasma dentro la cornice si
modificò ondeggiando fino a riproporre l’immagine della via che passava accanto
al palazzo dove erano loro, al giorno d’oggi.
“Beh, - interruppe Bishop,
allegro – che ne dite di fare una pausa e gustare una coppa di gelato?”.
Addio o …. arrivederci?
Bobby, Sam e Dean lasciarono il
laboratorio di Walter Bishop a sera inoltrata.
Sulla porta si scambiarono le
ultime impressioni in merito al lavoro svòlto e su quello dei loro rispettivi
settori operativi.
“Se dovesse capitarci un caso di
infestazione da fantasmi, vi chiameremo” dichiarò Olivia, sorridendo.
“E noi verremo subito, vero
ragazzi?” replicò Bobby pronto.
“Contateci” rispose Dean,
guardando Olivia. L’agente Dunham, a sua volta, ricambiò lo sguardo e,
spontaneamente, infischiandosene della presenza di Peter, depositò un bacio
tenero e lieve sulla guancia di Dean. Sam e Astrid, non vincolati da legami, non
si accontentarono di un simile semplice commiato, e andarono oltre, congiungendo
per pochi secondi le loro labbra, dopo una seconda radiografia della donna al
giovane dal basso all’alto.
Seguirono virili e vigorose
strette di mano fra gli uomini, incluso Peter che respirando a fondo, strinse la
mano anche a Dean.
“Niente paura, amico. – lo
rassicurò Winchester Senior – Anch’io, a casa ho qualcuno che mi aspetta. E
quel qualcuno non si tocca”.
E dopo questa sorprendenti
dichiarazione, i tre si avviarono alla macchina.
Ristabilitosi completamente,
Dean strappò quasi le chiavi dell’Impala dalle mani di Sam che tentò una debole
e poco convinta protesta, quindi salì sulla vettura dopo un ultimo saluto a
tutti col pugno sinistro alzato.
I componenti della squadra
Fringe aspettarono al freddo di una serata di metà dicembre, con le scarpe nella
neve, di veder scomparire l’automobile nera oltre l’angolo della via che
immetteva nella strada principale.
“Persone interessanti quei tre”
commentò Bishop.
“Già” borbottò Peter.
“Molto interessanti” sospirò
Astrid, alzando gli occhi al cielo.
Olivia sorrise a Peter, gli
cinse le spalle con un braccio, e insieme, abbracciati, rientrarono in
laboratorio.
A chi non lo conosceva bene,
Walter Bishop era un uomo che dava l’impressione di essere il classico
scienziato vivente in un mondo tutto suo, fuori dalla realtà che lo circonda, ma
era solo un’impressione. Osservando lo sguardo scuro del figlio, gli si
avvicinò.
“Peter, - gli si rivolse con
soavità paterna – non devi preoccuparti per Olivia. È vero; fra Olivia e Dean
c’è stato un passaggio di energia, ma non è lo stesso tipo di energia che c’è
fra voi due”.
Peter non era completamente
persuaso, tuttavia, il sorriso e lo sguardo intenso di Olivia lo contagiarono
fino a far sorridere anche lui.
Motel
Prima di affrontare di nuovo il
lunghissimo viaggio che li avrebbe riportati a Lawrence, i tre cacciatori si
concessero qualche ora di sonno. Mentre se li sentì chiudere, davanti ai suoi
occhi Dean vide scorrere le immagini che sembrarono formare una sorta di video
riassuntivo di tutta la giornata e del breve periodo trascorso a Boston,
comprensivo di fatti e persone. Ma furono soprattutto le immagini delle persone
a soffermarsi più a lungo: Olivia, Astrid e i due Bishop, padre e figlio, sempre
vicini, sempre protettivi l’uno verso l’altro.
Non poté evitare ai suoi
pensieri di posarsi sulla figura paterna.
Al diavolo l’assenza, la
vigliaccheria e l’egoismo, si sorprese quasi a gridare nella mente Dean.
Suo padre gli mancava da morire.
Riaprì gli occhi. John
Winchester Era lì, seduto al bordo del suo letto e lo stava guardando con
affetto e tenerezza infiniti, sorridendogli a labbra chiuse sotto barba e baffi.
Dean si sollevò a sedere senza distogliere lo sguardo da lui, attraversato
fugacemente dal dubbio che potesse trattarsi del bieco trucco di un demone, ma
suo padre non si trasformò, i suoi occhi non divennero gialli; restò seduto sul
letto continuando a sorridergli. Anche Sam aprì gli occhi e li sgranò alla vista
del genitore.
John si alzò in mezzo ai due
letti e sfiorò una spalla a ciascuno dei suoi figli, dischiudendo la bocca in un
sorriso più aperto e definito.
“Grazie” disse semplicemente, e
svanì in un lampo di luce bianchissima ed accecante.
Le porte, per lui, si erano
aperte, spalancate, forse anche quella del Paradiso.
I due fratelli riaprirono gli
occhi nello stesso momento e i loro sguardi meravigliati s’incontrarono facendo
intuire ad entrambi di aver avuto lo stesso sogno.
F I N E
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