CHAPTER
13.
Gently,
my arms hold you tight, and I can hear you whispering.
NANA-
La perfetta mattina di Primavera è quella in cui sento la
musica
nelle mie orecchie. Mi prende una gran voglia di cantare, e nel
sogno, afferro il microfono con quanta grinta trovo dentro di me, e
urlo: “Ancora una canzone, gente!”
Yasu
afferrò il bollitore e passò a Nana una tazzina
di tè. “Questo
per il tuo mal di pancia” sussurrò, mentre Nana lo
guardava in
modo storto.
“Non
vorrei che diventassi troppo gentile, pelato”.
Yasu
sbuffò un sorriso, trangugiando un sorso.
“Smettila di essere
sempre così sicura di te”.
Nana
sorrise di sbieco e prese una sigaretta. “Il mal di pancia
è
finito. Ora ho bisogno di questa” la indicò e se
la accese.
“Non in
questa stanza!” esclamò Yasu. “L'ho
decorata apposta per essere
una stanza meditativa. Me la stai rovinando”.
“Meditativa?!
Un accidente! Tu non hai nulla di meditativo se non la tua pelata e
quella non mi ispira per nulla” urlò lei,
ironicamente.
Yasu si
offese un po' all'inizio, poi come al solito, abbassò la
testa sulla
sua tazzina, soffiandoci sopra e dimenticò le sue parole.
Nana si
alzò e lo raggiunse, appoggiandogli le mani sulle spalle.
“Mi
manca Ren” sussurrò, più a
sé stessa, egoisticamente, che a lui.
Yasu
annuì. Lo sapeva. Lo sapeva da sempre. “Lo
incontrerai presto”.
“Questo
presto non arriva mai. Mi sono stancata di aspettare il
domani”.
“Perchè
non scrivi una canzone?” le chiese lui, afferrandogli la mano
e
lasciandola sorpresa.
“Una
canzone sul mio stato d'animo attuale?” la buttò
lì lei, senza
essere pienamente convinta.
Lui fece
un cenno di assenso, ancora. “Sarà una gran
canzone. Me lo sento.
Poi è da tanto che non ti cimenti con il songwriting. Datti
da
fare”.
Nana si
tolse la sigaretta dalla bocca, aspirando. “Pelatino, mi sa
che hai
ragione”.
Lui la
guardò, e appoggiò la testa sulla sua pancia. Il
momento finì
subito, e lui si alzò per lavare la tazza.
Nana
sorrise e guardò la schiena di lui, curva sul lavandino.
“Magari
includo anche te nella canzone”.
Yasu si
voltò. “O magari... ne puoi scrivere un'altra su
di me. Non credo
di centrare nulla con Ren.”
Nana era
riluttante sulla sua risposta, ma gli dette ragione. Gli fece una
smorfia ed uscì dalla stanza.
HACHI-
Tutto
ciò che faccio è
dimenticare. Dimentico Takumi nella mia testa, poi dimentico Nobu. E
anche se provo a convincermi che ci sono riuscita, so che è
tutta
una balla.
“Ne
voglio ancora un po', Misato!” urlò Hachi,
esultando alla vista di
un'altra fetta di dolce, pronta per lei.
Misato
la raggiunse sul divano, e le passò il piatto. La torta era
di
cioccolata, crema e fragole, la sua preferita.
Hachi
fece un ampio sorriso. Poi prese il cellulare. Partì la
chiamata.
“Pronto?”
una voce assonnata insorse dall'altro capo.
“Nana!
Ti ho svegliata?” esclamò Hachi, tenendo la
cornetta come se
stesse tenendo qualcosa di estremamente prezioso. Era troppo felice
di sentirla.
“Hachi!
No, sono contenta che tu mi abbia chiamato”.
“Come
vanno le prove?”
“Bè...
per la verità, non abbiamo ancora provato” ammise
Nana, con tono
un po' distante.
“Nana,
sono sicura che tutto andrà bene! Tornerai a cantare,
persino meglio
di prima”
“Sto
scrivendo una canzone... sai?”
Hachi
fece silenzio per un istante. “Ma è fantastico! Da
dove hai tratto
ispirazione?”
“Dalla
mancanza... di qualcuno accanto a me” mormorò Nana.
Hachi
sorrise amaramente. “Spero che questo non includa
me”.
Nana
spezzò la tensione. “Affatto” anche lei
sorrise. “Senti
qua...”
Cominciò
a cantare, teneramente, strimpellando la chitarra e Hachi
potè
sentire la sua candida passione ravvivarsi e trapelare dalla
cornetta. Era da tempo che sognava di sentirla ancora cantare
così.
“And
gently I hold you... gently I hold you tight. Baby, cause I missed
you and nothing was alright.”
“Nana,
è bellissima. Spero terrai queste parole nella versione
completa”.
Nana
continuò a cantare quella strofa. “Ci vediamo nel
pomeriggio,
Hachi”.
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