La
mattina giunse di nuovo per tutti. Mi alzai presto, e mi cambiai, per
poi
attendere in uno strano umore l’arrivo prevedibile di Matt e
del suo gioco. E
infatti poco dopo, la porta si aprì, ed egli
entrò con un sorriso e un saluto.
“Matt…
cosa ti avevo detto riguardo Eloin?”
“Emmm…
di
trattarla bene?”
“E
tu
l’hai fatto?”
“S-si
BB…
”
“A
me non
sembra.” Continuai, alzandomi davanti a lui.
“Ma
BB,
cos’ho fatto di male?”
“Guardi
altre ragazze e questo a lei da fastidio.”
“Oh.
Be,
ma non lo farò mai più!”
“Lo
sai
che io non do mai seconde possibilità Matt.”
“Che
vuoi
fare BB? Vuoi picchiarmi?” mi chiese seccamente.
Lo
guardai negli occhi. “Si, era quello che pensavo, proponi
qualcosa di meglio?”
dissi con schiettezza.
“Non
so,
parlarne civilmente?”
“Non
c’è
proprio nulla da dire. Non dovevi farlo e basta.” Dichiarai.
“E
va
bene, vada per le botte.” Disse calmo, spegnendo la sigaretta
sul pavimento.
Sorrisi
fra me e me. Scelsi il thai cin per l’occasione, e stavo per
attaccare, quando
sfilò una pistola dalla cintura, e me la puntò
contro togliendo la sicura.
Rimasi fermo immobile a guardarlo.
“Una
cattiva parola su di me a Eloin e ti faccio fuori BB. Chiaro?”
“Tu
sei
di Roger.” Constatai, stupito.
“Strano
che neanche Mello l’abbia capito, nevvero? Ora, se qualcun
altro lo viene a
sapere, tu sei morto. Non è facile cogliermi di sorpresa.
Sembro sbadato, vero?
Il tipico donnaiolo idiota. Si, sono un bravo attore. Ma vedi BB, con
Eloin per
me è diverso, e anche a costo di far saltare la copertura ed
essere pestato a
morte dai miei cari compagni, io non la perderò. Punto. Non
mostri neanche un
po’ di stupore, bravo. Fai bene. Sai, è strano che
proprio tu ora, sia in mio
potere, perchè così è. Posso ucciderti
come un cane, ma non lo farò, non perché
tu mi stia simpatico, lo sai che non ti sopporto, ma Eloin soffrirebbe
per la
tua morte. E poi sei il suo unico svago oltre a me. Ma mi raccomando,
stai
attento a ciò che dici in sua presenza. Anche
perché io, lo saprò in ogni
caso.”
Detto
ciò, tenendo gli occhi puntati su di me, mise la sicura, e
rimise a posto la
pistola.
“Matt…
proprio tu, l’insospettabile, eh?” disse una voce
arrogante dietro di noi. Ci
voltammo di scatto, per scoprire Mello, mentre addentava una barretta
di
cioccolato, e ci guardava attentamente.
“M-mello?”
“Mi
vuoi
minacciare Matt?” chiese con voce melliflua avvicinandosi a
lui, e senza
battere ciglio gli prese la pistola e la osservò. Matt non
fu capace di
ribellarsi e stette fermo immobile.
“Bel
giocattolo. Allora, dopo che io stesso ti ho insegnato a usarne una,
non mi
dici se ne sei in possesso? Fedele amico… prima che arrivino
le guardie potrei
fare in tempo a farti fuori, sai? Dopotutto a me non frega un cazzo di
Eloin,
no?”
“Mello-”
“Sta
zitto. Non ti ucciderò idiota. Ma ora le prendi.”
E gli
tirò un violento schiaffo, al posto della mano, la pistola
stessa. Io me ne
tirai fuori, dopotutto erano affari loro., così andai alla
finestra, senza
ascoltare.
Quando
Eloin entrò, era tutto a posto. A parte un labbro spaccato
di Matt, ma lei non
se ne preoccupò, attribuendolo a un’altra lite con
l’amico.
La
colazione passò in silenzio, la nuova arrivata non si fece
vedere, e spesso
Matt venne sogguardato da
me e Mello, ma
lui schivava quegli occhi, sembrava spaventato. Non da me, da Mello.
Ero
incuriosito. Quando mai Matt aveva avuto una pistola? Eppure quando
– aimè- mi
aveva abbracciato, non sembrava che ne avesse una.
All’improvviso,
vidi Mello fare un’espressione strana, verso la porta della
mensa. Alzai lo
sguardo, e nella luce bianca al neon, vidi la nuova arrivata prendersi
da
mangiare. Mi chiesi il perché dell’espressione del
biondino, ma egli fece finta
di niente.
Poco
dopo, anche Eloin finì di mangiare, e ce ne andammo in
camera. Mello non salì
però, e vidi la nuova sedersi davanti a lui.
Anche
la
mia amica lo notò, e chiese a Matt se si conoscevano, anche
se con un po’ di
freddezza, visto l’episodio del giorno precedente, ma lui le
assicurò che non
sapeva niente di quella ragazza, abbracciandola affettuosamente.
Era
una
fresca mattina, ma non freschi erano i miei pensieri. Come fare ad
avvisare Eloin
della natura di Matt
senza rimanerne ucciso? Perché chiunque sapesse che uno dei
carcerati era
corrotto (e non ce n’erano pochi) veniva trovato morto,
spiaccicato
sull’asfalto, o impiccato nelle lenzuola. Si, è
stato un tragico evento, il
suicidio gli è sembrata la via migliore, bla bla bla.
Si,
certo.
Pensieri
che si mordevano la coda, vennero spazzati via da una decisione
brutale. Mi
alzai, uscii e, nel corridoio freddo e stretto, i
miei passi rimbombarono, leggeri e veloci.
Spalancai
una porta conosciuta.
“Già
qui
BB? Come mai questa frequenza di visite? E perché non hai
bussato, stronzo?”
Il
biondo
diede un altro morso alla cioccolata che aveva in mano, e si
alzò con uno
sguardo strano. Ma null’altro era cambiato, e
cambiò, nel nostro dialogo. Se
non che Matt non ridacchiò. Matt non c’era.
Capii
finalmente come Mello comprendeva ciò che provavo a seconda
di come lo
picchiavo. Non rise una volta, si limitò a picchiarmi con
più rabbia,
accortezza e forza del solito. Poi successe un fatto inaudito, fece una
mossa
fuori dalle regole, e mi fece cadere, sotto la scarna scrivania. Stavo
per
alzarmi e punirlo violentemente per quel gesto da perdente e da barone,
quando
vidi con la coda dell’occhio, un foglio piegato, con scritto
a grandi lettere
RACCOGLILO BB. Che feci? Lo raccolsi, elaborando in un secondo che era
l’unico
punto della camera non preso dalle telecamere. Così lo
infilai furtivamente in
tasca, mi alzai e, facendo finta di niente, sbattei Mello per terra e
gli tirai
un violento calcio nelle costole, dandogli del perdente. Ma non si
concluse
così in fretta la lotta. Dopotutto era Mello. Ed era
veramente incazzato per
una volta.
Non
mi
ero mai reso conto di quanto fosse forte.
Naturalmente
però, vinsi. Sdraiato per terra, per un secondo chiuse gli
occhi, poi si tirò
su, togliendosi la polvere dai vestiti e reprimendo l’istinto
di passare la
mano sui capelli dorati, essendo questa sporca di sangue.
Non
parlammo in bagno.
Ma
prima
di separarci, come un gesto di solidarietà verso un
problema, un segreto, in
comune, ci demmo una lieve pacca sulla spalla, e ci separammo immersi
nei
propri pensieri.
Arrivai
in camera ancora in subbuglio. Coma leggere il biglietto non era un
gran
problema. Piuttosto il contenuto m’incuriosiva. E
l’eloquente silenzio denso di
pugni che di solito si dimostravano decisamente meno efficaci (almeno a
giudicare dal mio occhio nero ) mi insospettiva. Io e Mello non ci
eravamo mai
considerati più
che compagni di lotta. E
ora d’un tratto, sentivo che la sua opinione di me era
cambiata. Ci avrei
pensato dopo, mi dissi però, prendendo un libro consunto
dalla libreria e
sedendomi sul letto, portando con un paio di mosse casuali, il
foglietto sulle
pagine che mi facevano da scudo. Ci vollero dieci minuti per aprirlo
senza il rischio
di destare sospetti. E alla fine ebbi davanti le parole del biondo.
Ciao Beyond,
se ti fai
beccare con questo
biglietto, morirai. Del fatto che morirò anche io non
immagino ti importi.
Leggi
attentamente. La nuova
arrivata si chiama Angel
e viene da Las
Vegas, anche se per molti anni
ha vissuto a Los Angeles… e in un altro posto di cui solo io
e Matt sappiamo la
posizione. Lei fatto ha fatto parte della malavita, era una boss
mafiosa fra le
più temute, grazie a lei sono arrivato ad avere tanto potere
su
quell’organizzazione tempo fa. Ma non bisogna mai affidarsi a
persone come lei.
Ti avverto: il suo unico scopo è usare te, me ed Eloin per
fuggire e dare la
colpa a qualcun altro. Risparmia i tuoi pugni a qualcun altro. Sta alla
larga.
Non parlarle, o te la vedi con me. Non tengo alla tua vita, ma alla
mia. E per
motivi che non puoi e non devi capire se ci vai mezzo tu ci vado di
mezzo io
nella sua tela di bugie. Lo
so che
sembra un angelo. Ma è come te, sotto
c’è una merda di persona (scusa il
complimento). Solo che lei non ha gli occhi rossi, e tutti cascano
nelle sue
trappole.
Riguardo
Matt. Non ha deciso lui
di avere in mano quella pistola. Ma credendosi tutt’ora
innamorato, Roger l’ha
costretto a stare dalla sua parte e a raccogliere informazioni su di
te, in
cambio della sua relazione. Inoltre, a quel che ho potuto capire,
sembra che
Roger gli abbia esplicitamente detto di farti capire o addirittura
dirti, cosa
che ha fatto, che i suoi occhi sono quelli del grande capo. Non aveva
scelta.
Ma come credo
anche tu, io non
credo in ciò che chiamano Amore.
Per cui, a
causa sua siamo nei
casini per nulla, e sempre più sorvegliati. Ora, desidererei
sapere perché
vogliono sorvegliarti tanto e sappi che se non me lo vuoi dire lo
saprò da
qualcun altro, sono bene informato, lo sai.
Per mio
conto, beh, diciamo che
Roger non vuole che mi avvicini Angel.
So che la
forma di questo scritto
e la calligrafia non sono delle migliori, ma non ho tempo e luogo di
scrivere
meglio o con termini e frasi meno ermetiche. Tanto non sei stupido no?
Deduci.
Un affettuoso
vaffanculo di
cortesia.
Mello
Viene
da
Las Vegas, ha vissuto a Los Angeles era una boss rinomata. Che
fosse…
Non
poteva essere. Proprio lei, qui?
Dopotutto,
perché no? La leggenda diceva che non sarebbe mai stata
beccata, ma era una
leggenda e io non ci credevo. Ma come mai non l’avevano
ancora tirata fuori?
Aveva appoggi potenti, perché non venivano a prenderla? Era
un tassello
importante della malavita, come mai la lasciavano li a marcire?
Almeno
ora era chiaro perché sapeva tanto di me. Lei era Angel, o
almeno così la
chiamavano, per via della sua dolcezza. Che nascondeva però
i più truci metodi
di tortura e uccisione conosciuti. Tutti la temevano nel suo ambiente.
Si
diceva che potesse imbrogliare persino… persino L. si diceva
che l’avesse
fatto, che avesse lavorato con lui a un caso, e poi,
all’ultimo momento, prima
di essere presa, era svanita nel nulla, lasciando a L la consapevolezza
di
avere una rivale. Ma chi era veramente? Quasi nessuno l’aveva
vista in volto.
Ma quelli che l’avevano vista dicevano che piuttosto che
Angel, avrebbero
dovuto chiamarla Mask, tanto i suoi lineamenti erano in contrasto con
quello
che era in grado di farti con un solo pugno.
Eppure
non mi aveva battuto.
Non
era
così esagerata la cosa.
Sapevo
che Mello aveva avuto a che fare con la mafia prima di finire li, ma
non
pensavo che addirittura lei fosse
interceduta per lui. E per Matt. Che ci fosse un legame maggiore di
quello che
immaginavo tra i due?
Mi
aveva
detto di stare alla larga, eppure sapeva che così mi sarei
incuriosito solo di
più… per me era una specie di invito,
così. Sorrisi dentro di me.
Beh,
Mello, mi dissi, abbiamo allora qualche affinità in
più che la voglia di
sfogarsi con le botte… così, tu non credi
nell’amore… certo, lo so che avrai
visto così tante coppie tradirsi da perdere fede in esso e
non mi sorprendi con
quest’affermazione. E effettivamente non credo neanche io che
tale sentimento,
per come è descritto, esista.
Infine
Matt. Se ha ceduto a un ricatto simile allora, forse, non si sta
prendendo
gioco di Eloin… in effetti è stato con molte
altre ragazze, ma Roger non gli ha
mai detto nulla, ed ora all’improvviso spunta Eloin, e Matt
deve diventare di
Roger, e non solo, deve farmi capire che sono più
sorvegliato del solito per
poter stare con lei. E il bello è che lui lo fa.
Questo
era più o meno quello che pensavo, nei secondi dopo la
lettura della lettera.
Finii
di
leggere il libro in circa 10 minuti, e fatto ciò, lo chiusi
con il foglio
dentro, riponendolo, per quanto sapessi che non era certo il miglior
nascondiglio. Ma per il momento, non potevo fare di più.
L’atmosfera
nella stanza era rimasta quella di tensione e rabbia, nonostante il mio
umore
fosse cambiato. Mi sentivo intrappolato. Non tanto dalla stanza, quanto
dalle
telecamere, dai microfoni, dal continuo controllo che avevano su di
noi,
dall’idea che la fuori, la gente, L, continuava a vivere
senza chiedersi come
le ore che per loro erano piene di attività, potessero
passare anche per noi.
Andai
a
sfiorare delicatamente la mia piccola, chiedendomi come comportarmi con
Akira.
Ero
indeciso. Da un lato, proprio per gli imperativi di Mello, avrei voluto
capire
cosa fosse questa tela di bugie, dall’altro,
Mello aveva anche detto che il suo scopo
era usare me, Eloin e lui stesso. E non volevo mettere in pericolo la
mia amica
per un capriccio. Ma dopotutto il biondino avrebbe potuto citare la mia
vicina
di stanza proprio per trattenermi. E a confermare
quest’ipotesi c’era il fatto
che al suo arrivo Akira aveva avvicinato solo me e Mello, facendo anzi
sentire
Eloin un po’ esclusa a quello che avevo capito.
Quindi
tanto valeva non dargli ascolto.
Pensai
ancora a Matt. L’avrei potuto dire ad Eloin? Ma come? Se
l’avesse saputo
saremmo stati uccisi tutti e due. Dovevo tenere per me quel segreto
anche se la
riguardava tanto.
Sbuffai,
lasciandomi cadere sul letto e socchiudendo gli occhi con le mani
dietro la
testa. Si udì un altro grido di dolore, chissà
chi era, che vita aveva… orami
non me lo chiedevo neanche più, sentivo la domanda e sentivo
la risposta: non lo
saprò mai, ma non le formulavo.
Ricordai il mio primo giorno la dentro. Non era stato certo un
bel’impatto. La
viscidità ipocrita di Roger mi aveva accolto calorosa,
disgustandomi, e vedere
quella schiera di pazzi salutare tutti insieme come marionette, mi
aveva fatto
arrabbiare ancora più di quanto già non lo fossi.
Poi
al
tavolo, un ragazzo aveva attaccato briga, e gli avevo tirato un pugno
così
forte da spezzargli il collo. Già dal primo giorno torturato
in
quell’ufficio. Mi
scoprii a pensare che
ormai ero fuori allenamento, non sarei mai riuscito a spezzare il collo
a un
ragazzo di quella stazza. La cosa mi dispiacque tanto che decisi che
avrei
ricominciato ad andare in palestra. Si, non era un bel posto e molti,
se ti
vedevano smilzo, provavano a schiacciarti la testa con 50 kili di pesi,
che non
è una bella morte, ma, pensai, non ero così tanto
fuori allenamento da non
tenere loro testa.
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