La terza anima

di Fenyes
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-Prima o poi morirò d'infarto una di queste notti.- Pensò Adrian dopo essersi svegliato del tutto.

Scese in cucina e aprì il frigo in cerca di qualcosa da mangiare, da quando sua madre si era trasferita la sua cucina somigliava a un cimitero di elefanti: pile di piatti sporchi nel lavandino e il vuoto cosmico nel frigo (a parte il solito formaggio grana).
« Fanculo.» esclamò il francesismo su una base di altre imprecazioni.
Stava rovistando in qualche cassetto, e ogni volta che lo faceva capiva perché l'unica donna che aveva frequentato per più di un anno avesse deciso di allontanarsi dopo un mese di convivenza, quando squillò il telefono a muro che teneva appeso in sala.

« Pronto?»
« Ispettore Erbianscky, abbiamo bisogno di lei.»
« Arrivo subito.»


-Grazie a Dio, magari in ufficio hanno una ciambella avanzata.
Andò in bagno a lavarsi il viso e considerato che la sua barba stava crescendo incolta e senza freni decise di radersela, ma l'idea di una buona ciambella lo dissuase. Si mise l'impermeabile e siccome fuori nevicava vestì anche i suoi anfibi e il cappello a quadri marrone. Prese le chiavi e uscì di casa rinunciando a prendere la macchina visto che le strade erano impraticabili e decise di andare a lavorare a piedi. Se non fosse stato per l'orario, erano le 8 del mattino a Mosca -le 24:00 a New York, pensò- si sarebbe fermato davanti alla casa che aveva visto nel sogno, ma data la fretta rinunciò.




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