Yakuza 6
DESTINO AVVERSO
Problemi (quasi) risolti
Il bacio non durò molto, ma per Sanji pareva infinito. Non era
il suo primo bacio, però fatto da un uomo sembrava
pressoché esilarante. Quando Zoro, finalmente, si staccò
dall'altro sospirò come avvilito e sconfitto, nonostante avesse
fatto quello che gli diceva l'istinto. Sanji parve riaversi e
abbassò lo sguardo, anche se si poteva vedere che era rosso in
faccia. Ad ogni modo, oltre al rossore, era anche parecchio arrabbiato
e non aspettò a tirare un bello schiaffo a Zoro. Il verde ci
rimase, non che il colpo fosse forte, ma per Sanji usare le mani era un
infamia e se le aveva usate significava che non ci vedeva più
dalla dalla rabbia.
"Riprovaci e sei morto!" esclamò cupo. Zoro sospirò di
nuovo e poi massaggiandosi la guancia, sulla quale svettava la manata
rossa, si diresse verso casa per la prima volta da solo.
"Sappi che era questo quello che volevo dirti...prima di scoprire tutta
quanta la faccenda dell'incidente! In ogni caso credo che non conti
nulla, ormai!" spiegò con rammarico. Sanji strinse le mani a
pugno e voltò la testa dalla parte opposta a quella dell'altro.
"Se continui così ti farai male sul serio, se non erro le mani
sono un tesoro per un cuoco" a quella frase Sanji spalancò gli
occhi, gli veniva quasi da piangere, però non si sarebbe mai
mostrato debole davanti a lui.
"Non sono affari tuoi! Comunque hai ragione, non conta nulla!" proclamò scostandosi dal muro e
cominciando a camminare verso casa per cambiarsi e andare a lavorare.
Usop, quella sera, rimase a pensare a l'ultima conversazione, avvenuta
a scuola, tra lui e Kaia. Certo si era preparato all'idea che lei
partisse, ma non così presto.
"Mi dispiace Usop, non volevo che finisse così!"
"Non è colpa tua! Solo mi ha
un po' sorpreso, è successo tutto così in fretta, e il
sapere che partirai tra sole due settimane non mi aiuta!"
"Lo posso comprendere, Infondo stiamo insieme solo da un anno!
Però guarda il lato positivo, domani e St. Valentino, almeno
quello possiamo festeggiarlo insieme!"
"Si, però"
"Usop, credimi, non volevo partire adesso, ma mia madre non vede l'ora
che io faccia l'operazione, figurati che voleva partire ieri, è
già un miracolo che sia riuscita a fargli rinviare la partenza
per gli esami del terzo trimestre!" spiegò Kaia ad Usop.
"Questo lo capisco, ma l'anno finirà solo tra quattro mesi, come farai!?" chiese apprensivo.
"Come ti ho accennato al telefono. Il collegio è ottimo e per
quanto riguarda finire l'anno, mi basterà sostenere un esame
dopo l'operazione" aveva detto d'un fiato. "Scusami!"
Il ragazzo c'era rimasto di stucco, non sapeva che fare, e meno
ancora non sapeva cosa avrebbe fatto dopo che Kaia fosse partita.
Proprio in quel momento suonò il campanello di casa e non
passò nemmeno un minuto che il padre chiamò il figlio.
Fuori dalla porta, in piedi, dietro al padre di Usop, si trovava un
Rufy alquanto depresso.
Non era mai successo che Rufy fosse depresso, neanche la ben che minima
catastrofe mondiale riusciva a farlo vacillare, ma probabilmente Nami
era peggio di una catastrofe. Ad ogni modo Usop lo fece accomodare in
cucina, mentre il padre di questo si decise a fare un po' di the,
nonostante fosse quasi ora di cena.
"Suvvia ragazzi un po' su di morale! Domani è la festa degli
innamorati, non sta bene tenere il muso!" parlò Yasop accendendo
la fiamma sotto il pentolino. Rufy era praticamente disteso con mezzo
busto sul tavolo, mentre Usop non guardava mai davanti a se. A Yasop
pareva di essere tornato indietro nel tempo, quando anche lui e Shanks
se la passavano male. Certo a pensarci adesso si poteva ridere su tutto
quello che avevano passato, ma loro si erano riavuti grazie allo zio di
Ace e Rufy, il quale, se possibile, stava anche peggio di Rufy e Usop
per colpa di Marco. In effetti Roger era perfetto come psichiatra,
peccato che i due nipoti non valessero niente. Infatti, anche Ace, in
quel momento non se la stava passando liscia. Marco stava facendo la
valigia, anche se la partenza non era molto vicina, ed Ace pareva un
bambino corrucciato perché la mamma non gli dava il dolce.
"Suvvia Ace, sono solo quattro anni!" protestò Marco chiudendo la prima valigia.
"Solo, e tu credi che sia un tempo corto! Ma ci pensi alle cosa prima di farle!?" chiese arrabbiato.
"Perché tu lo fai?!" domandò l'altro scettico.
"Non è questo il punto!" esclamò risoluto cambiando discorso.
"Invece il punto è proprio questo. Ascolta io vado la per
imparare pediatria, non per spassarmela, sta tranquillo non ti
tradirò se è a questo che pensi!" proclamò
spostando la valigia vicino all'ingresso di casa sua. Marco abitava in
un condomino non lontano dall'asilo di barba bianca. Ace ci passava
quasi tutto il suo tempo, nonostante come vicino ci fosse Kid con Law
che lo veniva a trovare come Ace con Marco.
"Mi telefonerai!?" chiese imbronciato
"Ogni notte!" rispose baciandolo. Ace rise felice e poi lo trascinò in camera da letto.
Sanji, era tornato da almeno qualche ora dal lavoro alla pasticceria,
dove aveva litigato con Jin, perché questi si ostinava a dirgli
che aveva sbagliato tutto con Zoro. Cosa ne voleva sapere lui di come
era stato sentirsi dire, che i suoi genitori erano stati uccisi da
quelli di Zoro, il suo amico d'infanzia. Certo era che, starsene
sdraiato sul letto, a fissare un soffitto crema e giocare con il diario
di Roronoa, non aiutava a risolvere la situazione.
"Posso!?" domandò Zef. Il ristorante era ancora aperto, per la
cena, ma qualche minuto per parlare con suo nipote ce l'aveva, sebbene
anche Sanji dovesse lavorare con lui. Il biondo alzò la testa
per vedere il nonno che entrava con due tazze in mano. Latte e
caffè erano la miglior cura contro le depressioni e suo nonno lo
sapeva bene.
"Prego!" rispose Sanji mettendosi seduto sul letto. "Grazie!" disse poi bevendo un po'.
"Hai davvero intenzione di venirmi dietro!?" chiese serio. Sanji
annuì allontanando la tazza da se e poggiarla sul comodino.
"Non parto per via di Zoro, già da tempo avevo in mente di fare
quel corso e tu lo sai!" fece presente il biondo. Sanji non aveva
ancora avvisato, ne Zoro, ne gli altri della sua decisione, però
già dall'inizio di quell'ultimo anno aveva cominciato a prendere
in considerazione un trasferimento con suo nonno alla volta della
Francia per un corso di cucina. "Quello che è accaduto con Zoro
mi ha fotto solo prendere una decisione.
"La decisione è tua, ad ogni modo intendo lasciarlo così,
senza dirglielo. E gli altri, che farai!?" chiese alquanto deluso dal
comportamento del nipote. Poteva comprendere il dolore per la scoperta,
ma che almeno facesse meno lo stupido. Poi il suo sguardo andò
al taquino nero lasciato cadere sul letto da Sanji mentre ci giocava
"L'hai letto!?" chiese Zef. Il nipote fissò il taquino nero,
pareva sprofondare nella disperazione ogni volta che lo guardava e
quindi distoglieva sempre lo sguardo.
"No, e non ne ho l'intenzione! Domani lo ridarò al marimo"
proclamò. Zef lo prese in mano e, appoggiata la tazza sul
comodino di Sanji, cominciò a sfogliarlo. Per lo più
erano i vari lavori e contatti del padre di Zoro e anche i soldi di
entrata e uscita del clan, ma nelle ultime pagine scritte si poteva
leggere dell'incidente e tutto quello che ne seguiva. Il cuoco lesse
con molto dolore quelli che erano stati gli ultimi momenti della sua
adorata bambina, ma il fatto che non fosse stata sola a lungo lo
rasserenava in qualche modo. Alla fine dell'ultima pagina scritta c'era
una nota che indicava di andare in fondo al diario. Sanji guardò
suo nonno sfogliare le pagine fino a capovolgere il diario stesso e
tornare a leggere. Non aveva visto uno sguardo tanto triste sul volto
di suo nonno, neanche dopo la morte di sua madre aveva mostrato quel
dolore. "Ozi-san!?" chiamò Sanji. Zef non rispose, ma alzando lo
sguardo si pote vedere una lacrima solitaria scendere dagli occhi
stanchi di Zef. Il biondino non si capacitò di quello che vedeva
e quando il nonno gli porse il taquino lui lo prese cominciando a
leggere le poche righe che erano impresse nelle ultime pagine dello
stesso.
"Qui di seguito sono riportate le mie
scuse verso la bambina che io ho lasciato sola. Zoro, se mai troverai
la bambina, fagliele leggere!"
"Mi dispiace, non so se sono in grado
di dire altro. Non penso nemmeno di avere il diritto di scusarmi con
qualcuno a qui ho levato tutto. So quanto può essere difficile
vivere senza genitori ne ho l'esperienza, ma non basta certo questo a
redimermi per ciò che ho fatto. Mia moglie continua a dirmi che
è stato un incidente e, anche non fosse, la colpa sarebbe di
tutti e due. Ad ogni modo sono desolato per tutto. Non posso sapere se
mio figlio ti troverà un giorno, ne posso essere a conoscenza di
quanti anni tu possa avere quando leggerai queste righe, ma sappi che
sono conscio del dolore che provi o che hai provato. Avrei voluto
scusarmi di persona e ridarti il mestolo, ma non mi è concesso,
spero che tu riesca a perdonarmi nonostante tutto e, ad ogni modo,
vorrei dirti una frase che mio padre mi disse quando morì mia
madre: La
nostra qualità più autentica è la capacità
di creare, di superare, di sopportare, di trasformare, di amare e di
essere più grandi della nostra sofferenza. (Ben Okri).
Sanji si sentì male dopo averlo letto. Certo, dopo il
racconto di Zoro, aveva capito che si era trattato solo di uno stupido
incidente, ma non era riuscito a sopportare la verità. Doveva
dare la colpa a qualcuno, qualcuno che non fosse lui. Aveva il bisogno
di arrabbiarsi e prendersela con Zoro era più facile di
qualunque altra soluzione.
"I...io non...!"
"Perché ti sei arrabbiato con Roronoa! Cosa centra lui?!" chiese
Zef. Sebbene avesse saputo la verità su sua figlia e suo genero,
non riusciva ad odiare il clan Roronoa, forse perché avevano
sofferto anche loro per la tragedia, o più semplicemente,
perché non voleva ricordare il dolore, ma non capiva l
accanimento del nipote contro l'amico.
"Perché...lui ha...!" si fermò il biondo. Giusto lui cosa
aveva fatto, Zoro aveva quattro anni quando si suoi genitori erano
morti, la sua stessa età. Lo aveva colpevolizzato prima ancora
di chiarire.
"Prima che sia troppo tardi, sarà il caso che tu gli parli!
Della tua decisione e tutto il resto!" Sanji annuì, e si
convinse che l'indomani avrebbe dovuto anche rispondere a Zoro riguardo
al bacio che c'era stato quel pomeriggio. Già il bacio, non che
gli fosse dispiaciuto in fondo, anzi, ma la tentazione era troppa.
"Ozi-chan!" chiamò il nipote prima che Zef uscisse dalla porta
con la sua tazza in mano. "Lo sai che il marimo non voleva parlarmi
dell'incidente, ma di tutt'altra cosa!?" spiegò quasi ridendo.
"E di cosa?!" chiese stupito Zef vedendo il solito sorriso strafottente
nel viso del nipote. Sorriso, che tra l'altro, gli ricordava la figlia.
"Beh, diciamo che oggi pomeriggio mi ha baciato davanti a casa sua!"
disse sorridendo peggio di un gatto. Il cuoco fece cadere il vassoio
con la tazza, mandandola in frantumi
"COSA HA FATTO?.......Quel,... quel.....quello YAKUZA DA QUATTRO SOLDI,
MA IO LO AMMAZZO...LO......!" urlò prima di vedere il nipote
completamente spaesato che lo fissava con occhi fuori dalle orbite. Non
aveva mai visto suo nonno arrabbiato nero. "Scusa, ho fatto troppo! Ad
ogni modo vedi di pensarci bene su questo, ok!" proclamò uscendo
dalla camera per prendere la scopa, continuando ad imprecare contro il
verde. Intanto a casa Roronoa, durante la cena, Zoro starnutì
senza la ben che minima ragione.
"Zoro, tutto bene!?" chiese lo zio Koshiro, mentre tutta la banda era pronta con cento fazzoletti attorno al loro bocchan.
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No, non è l'ultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo.
Chissà perché tutte le volte mi tocca tagliare a
metà la fine, perché troppo lunga. Pazienza scusate.
Godetevelo e buona lettura, alla prossima, spero con l'ultimo capitolo.
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