Altre
drabble scritte a caso in momenti a caso. Ehm... la maggior parte dei
prompt sono sicuramente di Ferao. Almeno un altro paio credo di
averli pescati a caso. Non ne sono sicura, ma tant'è... (:
*
«But
I, being poor, have only my dreams».
ArthurxMolly
114
parole
Stringe
le sue piccole mani paffute fra le proprie in una morsa disperata,
china il capo e lo ripete di nuovo:
«Non
ce la faremo mai. Non ce la possiamo fare».
Le
dita di Molly si intrecciano attorno alle sue e i suoi occhi gentili
cercano il suo sguardo, ma Arthur la ignora. Continua a guardare il
pavimento, prega che possa aprirsi una voragine in grado di
inghiottire la sua vergogna.
«Arthur...».
«Mi
dispiace, Molly».
«Arthur...».
«Non
meriti questa casa disastrata».
La
giovane donna arriccia le labbra in un sorriso triste, scuote con
decisione la testa e lo costringe ad appoggiare la mano destra sul
ventre sempre più rotondo.
«La
mia casa sei tu».
*
Affrontare
i propri amici
Hannah
Abbott
248
parole
«Non
posso farlo».
Hannah
conosce bene la sensazione di essere sola in mezzo a una folla,
eppure quella volta è tutto un po' più diverso e
annebbiato. Susan
le rivolge un'occhiata mesta. Ernie inclina deluso la testa. Justin
sospira affranto e mostra i palmi in segno di resa.
E
Hannah risponde ai loro sguardi – gli sguardi dei suoi
amici, dei suoi migliori amici – ma
nella testa non c'è
altro che il vuoto rimbombo delle campane che avevano suonato durante
il funerale di sua madre.
Cenere
alla cenere.
«Longbottom
è pazzo se pensa di poter resistere da solo ai
Mangiamorte».
«Non
sarà solo, se ci uniremo a lui».
Polvere
alla polvere.
Hannah
resta a torcersi le dita fino quando le fiamme del camino non si
spengono. La sala comune è ormai deserta, le luci deboli,
l'aria pesante.
Stringe le ginocchia al petto e soffoca un gemito di paura.
Non
può farlo.
Il
giorno successivo Vincent Tiger solleva la bacchetta su una ragazzina
di nome Hester. Ha undici anni, due buffe trecce castane e i denti
un po' sporgenti. Ha undici anni, è al suo primo anno a
Hogwarts – e quella è Hogwarts.
Le sue grida riempiono il
corridoio del terzo piano e fanno male.
Hannah
chiude gli occhi.
Cenere
alla cenere.
La
paura le ha inaridito la gola – ma Hester strilla ancora
nella sua
testa, e Vincent ride, e quella è Hogwarts, ed è
tutto un'eco di
urla e campane a lutto...
«Stupeficium!».
Non
può farlo.
Polvere
alla polvere.
Lo
fa lo stesso.
*
Scala
reale
Percy
Weasley
179
parole
Bill
era l'asso – era quello che vinceva sempre.
È
ancora al Ministero quando lo scopre. Lavora fino a tardi, lavora
perché spera di dimenticare un sacco di cose che in
realtà non
vuole dimenticare.
Charlie
era il re – era quello che comandava.
La
notizia è una bomba che gli esplode nel petto, nelle
viscere, nella
testa. La battaglia sta per iniziare – ed è a
Hogwarts, è là che
si deciderà il loro futuro.
Fred
e George erano fante e cavallo – erano quelli che non stavano
fermi.
Si
alza in piedi di scatto. Ha l'indice sporco di inchiostro e rotoli di
pergamena sparsi davanti agli occhi.
Ginny
era la regina – era quella decisiva.
«A
Hogwarts! A Hogwarts!» gridano fuori dal suo ufficio. Percy
serra le
palpebre – e c'è la Tana nella sua mente,
c'è l'odore di sua
madre e il sorriso di suo padre, c'è una fotografia scattata
ai
piedi di una piramide.
Ron
è il Jolly – Ron vale più di tutti
loro.
Percy
stringe la bacchetta.
La
scala non è ancora reale.
«Andrai
anche questa notte?».
Lucius
si ferma in mezzo al corridoio. La luce delle torce danza sugli
antichi arazzi di Malfoy Manor in decine di arabesche serpentine. Le
guarda, ma non le vede sul serio: riconosce solo le lingue di fuoco
che lambiscono i nobili stendardi della sua famiglia e sembrano
bruciare, mangiare, divorare.
E
Narcissa è lì nell'ombra alle sue spalle, dove
luce e fuoco non
possono arrivare – dove il Marchio Nero che dilania il suo
avambraccio non si potrebbe nemmeno scorgere.
«È
il mio dovere. Gli ho giurato fedeltà».
La
piccola mano candida della moglie si appoggia alla sua schiena. Le
sue unghie artigliano con disperazione la stoffa nera del suo
mantello.
«Non
andare... ti prego, resta qui».
Lucius
stringe gli occhi, trattiene il fiato e ogni cosa esplode nuovamente
davanti alle palpebre chiuse. Non c'è più luce:
ci sono solo alte
figure incappucciate, e grida, e strilla, e un ordine perentorio al
quale non può sfuggire.
«Qui
sei al sicuro».
Dalla
gola di Narcissa non risale che un gemito sommesso.
«Di'
agli elfi di spegnere le torce».
Nasconditi
nel buio.
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