Mare, custode dei ricordi. di giu91 (/viewuser.php?uid=29410)
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mai più!
∞Mai
più!∞
Finalmente il sole sta sorgendo, l’alba è
arrivata, sono dieci anni che aspetto questo giorno.
Finalmente potrò rivederti, durante questo periodo mi
è sembrato che il tempo si fosse fermato, come per un
crudele scherzo.
Il mio corpo non è invecchiato, è lo stesso di
quando ci siamo conosciuti, ma la mia mente no: sono stanco, provato
dal mio compito, spossato dalla tua mancanza.
Spesso ti ho sentita vicino a me, accompagnavi con le tue correnti la
mia nave fino al confine con l’altro mondo per poi farla
veleggiare in acque in cui i mortali non sono ammessi.
Tu hai molte forme Calipso e quando sono in mare sei sempre accanto a
me, ma io sono umano e ho bisogno di sentire la tua voce e perdermi nel
tuo sguardo.
Ora finalmente potremo stare insieme per un intero giorno, sulla
spiaggia in cui mi hai parlato per la prima volta.
Ecco, vedo la terra, lascio la nave al comando dei miei marinai e
sbarco, dove sei Calipso?
È questo il luogo in cui dieci anni fa mi hai chiesto di
traghettare per te le anime perse e confuse di coloro che sono morti in
mare, è questo il luogo che scegliemmo per il nostro
incontro, ma tu “dove sei Calipso?”.
Sussurro appena queste parole, non averti trovata ad aspettarmi mi ha
tolto il fiato, trafiggermi con una spada sarebbe stato meno doloroso.
“Arriverai vero?! Sei solo in ritardo, non puoi non
venire!”, ma mentre pronuncio queste parole mi accorgo di
quanto siano false e sciocche.
Non posso credere che tu non sia qui, lacrime amare mi scendono dagli
occhi, ma non mi arrendo, ho deciso: ti aspetterò, per tutto
il tempo che ho a mia disposizione, tu devi arrivare!
…
“Basta!”,
grido disperato al vento, sono sfinito, ho atteso a lungo, ho passato
tutto il giorno, l’unico giorno che potevo trascorrere a
terra, ad attenderti, ora basta!
Provo un dolore insopportabile all’altezza del petto, perche
Calipso, “Dimmi perché!”, un altro urlo
che si perde nelle prime ombre della sera.
Ormai è tardi, sento il richiamo del mare, il mio tempo
è scaduto non posso più stare qui.
Un’altra fitta mi trapassa il cuore come mille aghi
ghiacciati, cado in ginocchio.
“È questo che volevi Calipso, ingannarmi, farmi
credere nel tuo amore, usarmi come servo, ti sei divertita con me? Sono
stato il tuo giocattolo?”, gocce di rabbia cadono dai miei
occhi.
Fatico a respirare, la testa mi gira, troppi pensieri la affollano:
odio, dolore, amore tutto si fonde, sono confuso, non ho più
una meta.
Questo cuore che batte è diventato un peso troppo grande da
portare, è inutile ormai, senza più uno scopo,
senza nessuna da amare porta solo sofferenza.
Estraggo il mio coltello dalla sua fodera e lo osservo, ho preso la mia
decisione, perché tenere qualcosa che arreca solo dolore?
Non morirò comunque, continuerà a battere, ma
lontano da me.
…
Risalgo
sull’Olandese Volante, i miei uomini sembrano spaventati dal
mio sguardo, ordino di staccare qualche pezzo di legno dalla nave,
questo veliero può viaggiare anche nella terra dei morti,
sarà lui a fare da tramite tra me e il mio cuore.
Eseguendo i miei comandi alcuni marinai costruiscono un rudimentale
scrigno, lo strappo dalle loro mani e mi reco nella mia cabina.
Mi siedo, estraggo nuovamente il mio pugnale, lucido e affilato sta per
svolgere il suo compito.
Appoggio la punta sul mio petto e comincio a conficcarlo nella carne,
inizialmente il dolore è così intenso che mi
blocco, ma io non torno mai sulle mie decisioni, macchie scarlatte che
sembrano fiori cadono sul pavimento, riprendo fiato e affondo la lama
in profondità, è strano ma più aumenta
il dolore fisico e più tutto mi sembra chiaro.
Ora lo so, ero solo un gioco per te, la rabbia mi sommerge e ogni
rimasuglio di dolore sparisce dal mio corpo.
Ho sprecato dieci anni della mia vita a servirti, mi sono torturato
trasportando anime sofferenti, ma adesso basta, ora ho
l’eternità per vendicarmi.
Noto che non sono solo i miei pensieri a mutare, è come se
il corpo si adatti ai miei nuovi sentimenti.
Il colore della pelle sta cambiando, diventa prima lattescente per poi
scurirsi, tentacoli iniziano a crescermi dal mento, il mio rancore mi
travolge di nuovo e faccio un giuramento “ Mai
più, Calipso, mi lascerò usare, mai
più permetterò a uno stupido sentimento di
privarmi della ragione, nessuno si prenderà ancora gioco del
mio orgoglio e mai più svolgerò il compito da te
assegnatomi!”
L’unica cosa in cui ancora credo è il mare,
proprio da lì il mio corpo sta prendendo nuovi elementi:
lentamente il mio braccio sinistro s’irrigidisce e
assume l’aspetto di una pericolosa chela, la gamba sinistra,
che era rimasta lesa durante uno scontro, inizia ad assomigliare a un
arto artificiale, simile a una zampa di granchio.
Per un attimo il mio fisico sembra assumere la consistenza
dell’acqua, poi lentamente inizia a riprendere
densità ed io sono assalito da un forte senso di torpore.
…
Con
il mio nuovo aspetto esco dalla cabina passandoci attraverso, il cuore
è al sicuro nello scrigno, dovrò trovare una
serratura e un posto adatto per nasconderlo, non voglio certo morire
adesso, non prima di aver avuto la mia vendetta!
A quanto pare non solo le mie sembianze a essere cambiate, anche la
ciurma sta subendo dei mutamenti, c’è chi ha dei
molluschi che iniziano a nascere dal corpo, chi invece sembra
assomigliare un pesce.
Osservo la nave, nemmeno lei non sfugge a questa sorte, il legno non
sembra più tale, assume un colorito biancastro, rigido,
molto simile a delle ossa.
La bella polena che adornava la nave è sparita, al suo posto
appaiono zanne di coccodrillo che si aprono in un ghigno.
Ora sì che la nave è adatta al suo capitano!
Mi avvicino al parapetto e osservo nell’acqua la mia immagine
riflessa, ho ancora appeso al collo quello stupido medaglione, lo apro
e una triste melodia si diffonde nell’aria, ma io non provo
niente se non rabbia.
Torno a guardare l’acqua ma non trovo più la mia
immagine, vedo invece la figura evanescente di un giovane, un altro di
quei pivelli morti in mare.
L’anima del ragazzo inizia a fluttuare e avvicinandosi mi
guarda con occhi imploranti, vorrebbe che lo aiutassi a trovare la via;
un sorriso crudele nasce sul mio volto, faccio schioccare avanti la
chela e dissolvo quella pallida ombra, chiudendo contemporaneamente il
medaglione che aveva continuato a diffondere le sue note.
“Mai più!”, sussurro minaccioso al vento.
Ho fatto
fatica a scrivere questo storia e non so se sia venuta molto
bene.
La dedico comunque a DJ Kela visto che è stata lei a
volerla, a incoraggiarmi e a darmi le informazioni sulla nave.
Spero di essere riuscita a esprimere bene i sentimenti del capitano, ma
anche a dare un senso a come poteva essere accaduta la
trasformazione.
Grazie a tutti quelli che vorranno lasciare un commento.
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