Film > Pirati dei caraibi
Segui la storia  |       
Autore: giu91    29/12/2007    3 recensioni
Raccolta di one-shot su Calipso e Davy Jones per indagare su quello che è successo tra questi due personaggi. I temi saranno svariati e potrebbero esserci drabble. Ultima shot: "Ciò che resta del fastoso tempio di un’antica civiltà si staglia tra le ombre resistendo con ostinazione all’avanzata delle piante. La pioggia s’intensifica e l’uomo entra in quello che il santuario di un dio morto, l’oscurità lo avvolge e prima che i suoi occhi si abituino ha il tempo di ripensare al motivo per cui si trova in quel lugubre luogo, è li per lei ovviamente, per un suo desiderio."
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Davy Jones, Tia Dalma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
mai più!
∞Mai più!∞

Finalmente il sole sta sorgendo, l’alba è arrivata, sono dieci anni che aspetto questo giorno.
Finalmente potrò rivederti, durante questo periodo mi è sembrato che il tempo si fosse fermato, come per un crudele scherzo.
Il mio corpo non è invecchiato, è lo stesso di quando ci siamo conosciuti, ma la mia mente no: sono stanco, provato dal mio compito, spossato dalla tua mancanza.
Spesso ti ho sentita vicino a me, accompagnavi con le tue correnti la mia nave fino al confine con l’altro mondo per poi farla veleggiare in acque in cui i mortali non sono ammessi.
Tu hai molte forme Calipso e quando sono in mare sei sempre accanto a me, ma io sono umano e ho bisogno di sentire la tua voce e perdermi nel tuo sguardo.
Ora finalmente potremo stare insieme per un intero giorno, sulla spiaggia in cui mi hai parlato per la prima volta.
Ecco, vedo la terra, lascio la nave al comando dei miei marinai e sbarco, dove sei Calipso?
È questo il luogo in cui dieci anni fa mi hai chiesto di traghettare per te le anime perse e confuse di coloro che sono morti in mare, è questo il luogo che scegliemmo per il nostro incontro, ma tu “dove sei Calipso?”.
Sussurro appena queste parole, non averti trovata ad aspettarmi mi ha tolto il fiato, trafiggermi con una spada sarebbe stato meno doloroso. “Arriverai vero?! Sei solo in ritardo, non puoi non venire!”, ma mentre pronuncio queste parole mi accorgo di quanto siano false e sciocche.
Non posso credere che tu non sia qui, lacrime amare mi scendono dagli occhi, ma non mi arrendo, ho deciso: ti aspetterò, per tutto il tempo che ho a mia disposizione, tu devi arrivare!


“Basta!”, grido disperato al vento, sono sfinito, ho atteso a lungo, ho passato tutto il giorno, l’unico giorno che potevo trascorrere a terra, ad attenderti, ora basta!
Provo un dolore insopportabile all’altezza del petto, perche Calipso, “Dimmi perché!”, un altro urlo che si perde nelle prime ombre della sera.
Ormai è tardi, sento il richiamo del mare, il mio tempo è scaduto non posso più stare qui.
Un’altra fitta mi trapassa il cuore come mille aghi ghiacciati, cado in ginocchio.
“È questo che volevi Calipso, ingannarmi, farmi credere nel tuo amore, usarmi come servo, ti sei divertita con me? Sono stato il tuo giocattolo?”, gocce di rabbia cadono dai miei occhi.
Fatico a respirare, la testa mi gira, troppi pensieri la affollano: odio, dolore, amore tutto si fonde, sono confuso, non ho più una meta.
Questo cuore che batte è diventato un peso troppo grande da portare, è inutile ormai, senza più uno scopo, senza nessuna da amare porta solo sofferenza.
Estraggo il mio coltello dalla sua fodera e lo osservo, ho preso la mia decisione, perché tenere qualcosa che arreca solo dolore? Non morirò comunque, continuerà a battere, ma lontano da me.


Risalgo sull’Olandese Volante, i miei uomini sembrano spaventati dal mio sguardo, ordino di staccare qualche pezzo di legno dalla nave, questo veliero può viaggiare anche nella terra dei morti, sarà lui a fare da tramite tra me e il mio cuore.
Eseguendo i miei comandi alcuni marinai costruiscono un rudimentale scrigno, lo strappo dalle loro mani e mi reco nella mia cabina.
Mi siedo, estraggo nuovamente il mio pugnale, lucido e affilato sta per svolgere il suo compito.
Appoggio la punta sul mio petto e comincio a conficcarlo nella carne, inizialmente il dolore è così intenso che mi blocco, ma io non torno mai sulle mie decisioni, macchie scarlatte che sembrano fiori cadono sul pavimento, riprendo fiato e affondo la lama in profondità, è strano ma più aumenta il dolore fisico e più tutto mi sembra chiaro.
Ora lo so, ero solo un gioco per te, la rabbia mi sommerge e ogni rimasuglio di dolore sparisce dal mio corpo.
Ho sprecato dieci anni della mia vita a servirti, mi sono torturato trasportando anime sofferenti, ma adesso basta, ora ho l’eternità per vendicarmi.
Noto che non sono solo i miei pensieri a mutare, è come se il corpo si adatti ai miei nuovi sentimenti.
Il colore della pelle sta cambiando, diventa prima lattescente per poi scurirsi, tentacoli iniziano a crescermi dal mento, il mio rancore mi travolge di nuovo e faccio un giuramento “ Mai più, Calipso, mi lascerò usare, mai più permetterò a uno stupido sentimento di privarmi della ragione, nessuno si prenderà ancora gioco del mio orgoglio e mai più svolgerò il compito da te assegnatomi!”
L’unica cosa in cui ancora credo è il mare, proprio da lì il mio corpo sta prendendo nuovi elementi: lentamente il mio braccio  sinistro s’irrigidisce e assume l’aspetto di una pericolosa chela, la gamba sinistra, che era rimasta lesa durante uno scontro, inizia ad assomigliare a un arto artificiale, simile a una zampa di granchio.
Per un attimo il mio fisico sembra assumere la consistenza dell’acqua, poi lentamente inizia a riprendere densità ed io sono assalito da un forte senso di torpore.


Con il mio nuovo aspetto esco dalla cabina passandoci attraverso, il cuore è al sicuro nello scrigno, dovrò trovare una serratura e un posto adatto per nasconderlo, non voglio certo morire adesso, non prima di aver avuto la mia vendetta!
A quanto pare non solo le mie sembianze a essere cambiate, anche la ciurma sta subendo dei mutamenti, c’è chi ha dei molluschi che iniziano a nascere dal corpo, chi invece sembra assomigliare un pesce.
Osservo la nave, nemmeno lei non sfugge a questa sorte, il legno non sembra più tale, assume un colorito biancastro, rigido, molto simile a delle ossa.
La bella polena che adornava la nave è sparita, al suo posto appaiono zanne di coccodrillo che si aprono in un ghigno.
Ora sì che la nave è adatta al suo capitano!
Mi avvicino al parapetto e osservo nell’acqua la mia immagine riflessa, ho ancora appeso al collo quello stupido medaglione, lo apro e una triste melodia si diffonde nell’aria, ma io non provo niente se non rabbia.
Torno a guardare l’acqua ma non trovo più la mia immagine, vedo invece la figura evanescente di un giovane, un altro di quei pivelli morti in mare.
L’anima del ragazzo inizia a fluttuare e avvicinandosi mi guarda con occhi imploranti, vorrebbe che lo aiutassi a trovare la via; un sorriso crudele nasce sul mio volto, faccio schioccare avanti la chela e dissolvo quella pallida ombra, chiudendo contemporaneamente il medaglione che aveva continuato a diffondere le sue note.
“Mai più!”, sussurro minaccioso al vento.




Ho fatto fatica a scrivere  questo storia e non so se sia venuta molto bene.
La dedico comunque a DJ Kela visto che è stata lei a volerla, a incoraggiarmi e a darmi le informazioni sulla nave.
Spero di essere riuscita a esprimere bene i sentimenti del capitano, ma anche a dare un senso a come poteva essere accaduta la trasformazione.
Grazie a tutti quelli che vorranno lasciare un commento.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: giu91