Capitolo 4
Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio
spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito
Santo, conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del
Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna.Convincete
quelli che sono vacillanti, altri salvateli strappandoli dal fuoco, di
altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla
veste contaminata dalla loro carne.
A colui che può preservarvi da
ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e
nella letizia, all'unico Dio, nostro
salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria,
maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre.
Amen!
Bibbia
CAPITOLO 4: LA
CENERE OPACA E L'ANGELO DI VETRO
La macchina sobbalzava in modo
decisamente preoccupante sotto di loro, e anche se ormai si era
abituato ai veicoli sgangherati, Azael non poteva fare a meno di
rimanere avvinghiato alla cintura di sicurezza con tutte le sue forze.
Tanto più che Shemel guidava in maniera allucinante.
"Hai intenzioni di farmici arrivare tutto d'un pezzo, sul luogo
dell'incidente?" disse a denti stretti.
"Dobbiamo sbrigarci o potrebbe essere troppo tardi"
"Sbrigarci non vuol dire che devi lasciare la luce indietro"
"Piantala di fare l'idiota e piuttosto considera
l'eventualità
che non si tratti di un incidente: chi potrebbe far crollare un palazzo
con tanta discrezione da non essere visto?"
"Forse perché la gente per sua stessa natura tende a
guardare un palazzo che crolla invece di un omino piccino?"
"Non mi aiuti se fai del sarcasmo, sai?"
"Aiuta me a non pensare al tachimetro e a quanto quella lancetta sia
spostata a destra"
"Non vado poi così veloce" buffo Shemel dando un'occhiata
allo strumento, che segnava i centoventi kilometri orari.
"Noo... per carità..."
"Odo una nota di sarcasmo?"
"Sai" disse Azael con la sua espressione più ironica. "La
tua
incapacità nella guida è meravigliosamente
compensata dal
tuo spirito d'osservazione"
Passarono alcuni minuti di silenzio, poi la macchina
rallentò
dolcemente fino a fermarsi. Azael si scaraventò fuori dalla
vettura e poggiò i piedi su ciottoli e detriti, pezzi di
cemento
e calcinacci. Si chinò per osservare quella confusa polvere
bianca, ne prese un mucchietto in mano e quella si sbriciolò
come fosse sabbia.
"Credi che sia opera della polizia d'inquisizione?" chiese Shemel,
anche lui chinato sui detriti.
"Può essere. Non mi viene in mente nessuno che verrebbe qui
nello shammaim a far saltare palazzi"
"Comunque è strano. Perché avrebbero dovuto
farlo?"
"Non lo so. Però credo che dovremmo occuparci prima di tutto
di come hanno
fatto. Non vorrei avere nemici in grado di fare questo"
"Credi che sia stata una bomba?"
"E quale bomba può fare una cosa del genere?"
Shemel si alzò in piedi, si pulì le mani sui
pantaloni e se le infilò in tasca.
"Faremmo meglio ad andare, Ci vogliono ancora cinque, dieci minuti"
Azael soffiò sulla polvere e la guardò
avvilupparsi
nell'aria, e precipitare poi a terra. Con gli occhi cercò
l'orizzonte, avvolto nella foschia della nebbia d'inverno. Che cosa
poteva avere tanta capacità distruttiva da far stendere un
velo
di detriti fino a venti kilometri di distanza e farsi notare
così poco?
Chi poteva fare una cosa del genere?
C'erano state due vittime. Cifra irrisoria, visto il disastro immane.
Una donna ed una bambina di circa dieci anni, che non aveva gli occhi
rossi degli I-child ma era completamente glabra.
Le avevano trovate sepolte dalla polvere e dai detriti. La donna era
già morta da qualche ora, la bambina invece, aveva
continuato a
piangere e a chiedere aiuto per tutto il tempo, finché
Shemel
non la sentì. Ma alla fine aveva sussurrato qualcosa e poi
la
polvere si era presa anche lei. Nel caos generale nessuno
capì
esattamente cosa avesse detto la bambina, ma Shemel, che la teneva in
braccio, aveva confidato ad Azael che giurava di averle sentito dire è suonata la prima
delle sette. Suggestione, aveva detto l'angelo cremisi,
con un sorriso cinico che stonava con il sangue sulla sua maglietta.
Così, quelle parole dal suono apocalittico svanirono e
divennero
solo un'eco. Troppo presi dal rimuovere i detriti, nessuno si
curò nemmeno di pulire il viso dal sangue a quelle due
povere
figure fredde stese sul pavimento sporco. Così, di nuovo,
vinceva la polvere, che si prendeva le persone senza distinzioni, e
avviluppava il loro ricordo e ogni segno del loro passaggio. il resto
andava avanti nell'indifferenza, stupendosi della morte e di come ci
coglie e scoprendosi il giorno dopo preoccupati per qualcos'altro. Ma
forse l'indifferenza era indispensabile per sopravvivere al disegno
cosmico di Dio Nostro Signore. Soffrire per ogni anima che soffre
sarebbe smettere di vivere. Invece di soffrire, ci si poteva girare.
Chissà fino a quando ci si sarebbe potuti girare.
C'erano state due vittime. Una cifra irrisoria, visto il disastro
immane. Eppure Azael sapeva che quella notte non sarebbe riuscito a
dormire.
E' suonata la prima
delle sette.
Quelle stanze, di notte, sembravano ancora più
spoglie che di giorno. Una piccola falena stava sbattendo le ali contro
la tenda logora, mentre dalla finestra senza vetro, tenuta insieme da
un po' di nastro adesivo sbiadito dal sole, filtravano i raggi della
luna e dei fiocchi di neve. Azael stava giocherellando con i lacci del
pigiama, ma sentiva che finalmente stava per addormentarsi, dopo ore
d'insonnia, sentiva le mani farsi pesanti e faceva fatica a muovere le
dita, mentre quel torpore tanto familiare lo avvolgeva lentamente e le
immagini delle macerie lo accompagnavano nel sonno...
Lo scatto della maniglia lo fece scattare a sedere. Cercò
sotto il cuscino il coltello a serramanico, come si era abituato a fare.
Quando la porta si aprì comparve un'esile figura femminile.
Azael non la distinse, così, al buio.
"Amaliah?" chiamò.
La figura si avvinicò a lui fino ad entrare in un fascio di
luce, rispondendo alla domanda del ragazzo.
La donna che aveva davanti aveva un aspetto davvero curioso: lunghi
capelli neri come la notte, con riverberi violacei, raccolti in una
rigida coda alta, e gli occhi di un colore indescrivibile, qualcosa di
simile all'oro a scaglie.
"Mi chiamo Hariel, l'angelo creatore, o angelo di vetro. Sono stata
inviata da Rasiel per prelevarti, e portarti nel Beriah, dove si trova
la nostra base segreta, il QG dell'Anima Mundi"
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