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Autore: Sunshine_Sephirah    19/01/2008    1 recensioni
Due anni sono passati dalla fine della storia. Il salvatore, che aveva portato la speranza da dove non ci si aspettava che giungesse, è ormai una figura distante e leggendaria. Lì, dove si credeva sarebbe sorto un mondo dove tutti avrebbero avuto la possibilità di essere felici, restano solo macerie, sempre le stesse. Dopo due anni, la speranza ha abbandonato anche il popolo di Dio. ma nelle nebbie di un inverno più freddo degli altri, c'è chi conserva la prospettiva di libertà e il desiderio di giustizia. Rasiel, generale dell'Anima Mundi, si ritrova a dover gestire un gruppo di ribelli I-child che ha fondato una resistenza militare, comandato da Azael, l'angelo cremisi. Insieme e mai d'accordo, Rasiel ed Azael inseguiranno ideali sbiaditi, mentre attorno a loro turbina il vento di un'altra guerra del popolo celeste
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Storia scritta a due mani, con l'unica pretesa di diventare una long-fic; il rating è giallo per via di un linguaggio a volte volgare e qualche colpo di pistola. Leggete e recensite, grazie. N.B.: Il campo dei personaggi è obbligatorio, ma non c'erano le opzioni -un po' tutti- e -nuovo personaggio-, quindi ci ho infilato Dio che è onnipresente, sicura di non sbagliare ^^ in realtà COMPAIONO QUASI TUTTI I VECCHI AMICI E PARECCHIE FACCE NUOVE
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna.Convincete quelli che sono vacillanti, altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne.
A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia, all'unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen!

                                                                                                             Bibbia

CAPITOLO 4: LA CENERE OPACA E L'ANGELO DI VETRO



La macchina sobbalzava in modo decisamente preoccupante sotto di loro, e anche se ormai si era abituato ai veicoli sgangherati, Azael non poteva fare a meno di rimanere avvinghiato alla cintura di sicurezza con tutte le sue forze. Tanto più che Shemel guidava in maniera allucinante.
"Hai intenzioni di farmici arrivare tutto d'un pezzo, sul luogo dell'incidente?" disse a denti stretti.
"Dobbiamo sbrigarci o potrebbe essere troppo tardi"
"Sbrigarci non vuol dire che devi lasciare la luce indietro"
"Piantala di fare l'idiota e piuttosto considera l'eventualità che non si tratti di un incidente: chi potrebbe far crollare un palazzo con tanta discrezione da non essere visto?"
"Forse perché la gente per sua stessa natura tende a guardare un palazzo che crolla invece di un omino piccino?"
"Non mi aiuti se fai del sarcasmo, sai?"
"Aiuta me a non pensare al tachimetro e a quanto quella lancetta sia spostata a destra"
"Non vado poi così veloce" buffo Shemel dando un'occhiata allo strumento, che segnava i centoventi kilometri orari.
"Noo... per carità..."
"Odo una nota di sarcasmo?"
"Sai" disse Azael con la sua espressione più ironica. "La tua incapacità nella guida è meravigliosamente compensata dal tuo spirito d'osservazione"
Passarono alcuni minuti di silenzio, poi la macchina rallentò dolcemente fino a fermarsi. Azael si scaraventò fuori dalla vettura e poggiò i piedi su ciottoli e detriti, pezzi di cemento e calcinacci. Si chinò per osservare quella confusa polvere bianca, ne prese un mucchietto in mano e quella si sbriciolò come fosse sabbia.
"Credi che sia opera della polizia d'inquisizione?" chiese Shemel, anche lui chinato sui detriti.
"Può essere. Non mi viene in mente nessuno che verrebbe qui nello shammaim a far saltare palazzi"
"Comunque è strano. Perché avrebbero dovuto farlo?"
"Non lo so. Però credo che dovremmo occuparci prima di tutto di come hanno fatto. Non vorrei avere nemici in grado di fare questo"
"Credi che sia stata una bomba?"
"E quale bomba può fare una cosa del genere?"
Shemel si alzò in piedi, si pulì le mani sui pantaloni e se le infilò in tasca.
"Faremmo meglio ad andare, Ci vogliono ancora cinque, dieci minuti"
Azael soffiò sulla polvere e la guardò avvilupparsi nell'aria, e precipitare poi a terra. Con gli occhi cercò l'orizzonte, avvolto nella foschia della nebbia d'inverno. Che cosa poteva avere tanta capacità distruttiva da far stendere un velo di detriti fino a venti kilometri di distanza e farsi notare così poco?
Chi poteva fare una cosa del genere?

C'erano state due vittime. Cifra irrisoria, visto il disastro immane. Una donna ed una bambina di circa dieci anni, che non aveva gli occhi rossi degli I-child ma era completamente glabra.
Le avevano trovate sepolte dalla polvere e dai detriti. La donna era già morta da qualche ora, la bambina invece, aveva continuato a piangere e a chiedere aiuto per tutto il tempo, finché Shemel non la sentì. Ma alla fine aveva sussurrato qualcosa e poi la polvere si era presa anche lei. Nel caos generale nessuno capì esattamente cosa avesse detto la bambina, ma Shemel, che la teneva in braccio, aveva confidato ad Azael che giurava di averle sentito dire è suonata la prima delle sette. Suggestione, aveva detto l'angelo cremisi, con un sorriso cinico che stonava con il sangue sulla sua maglietta. Così, quelle parole dal suono apocalittico svanirono e divennero solo un'eco. Troppo presi dal rimuovere i detriti, nessuno si curò nemmeno di pulire il viso dal sangue a quelle due povere figure fredde stese sul pavimento sporco. Così, di nuovo, vinceva la polvere, che si prendeva le persone senza distinzioni, e avviluppava il loro ricordo e ogni segno del loro passaggio. il resto andava avanti nell'indifferenza, stupendosi della morte e di come ci coglie e scoprendosi il giorno dopo preoccupati per qualcos'altro. Ma forse l'indifferenza era indispensabile per sopravvivere al disegno cosmico di Dio Nostro Signore. Soffrire per ogni anima che soffre sarebbe smettere di vivere. Invece di soffrire, ci si poteva girare. Chissà fino a quando ci si sarebbe potuti girare.
C'erano state due vittime. Una cifra irrisoria, visto il disastro immane. Eppure Azael sapeva che quella notte non sarebbe riuscito a dormire.
E' suonata la prima delle sette.

Quelle stanze, di notte, sembravano ancora più spoglie che di giorno. Una piccola falena stava sbattendo le ali contro la tenda logora, mentre dalla finestra senza vetro, tenuta insieme da un po' di nastro adesivo sbiadito dal sole, filtravano i raggi della luna e dei fiocchi di neve. Azael stava giocherellando con i lacci del pigiama, ma sentiva che finalmente stava per addormentarsi, dopo ore d'insonnia, sentiva le mani farsi pesanti e faceva fatica a muovere le dita, mentre quel torpore tanto familiare lo avvolgeva lentamente e le immagini delle macerie lo accompagnavano nel sonno...
Lo scatto della maniglia lo fece scattare a sedere. Cercò sotto il cuscino il coltello a serramanico, come si era abituato a fare.
Quando la porta si aprì comparve un'esile figura femminile. Azael non la distinse, così, al buio.
"Amaliah?" chiamò.
La figura si avvinicò a lui fino ad entrare in un fascio di luce, rispondendo alla domanda del ragazzo.
La donna che aveva davanti aveva un aspetto davvero curioso: lunghi capelli neri come la notte, con riverberi violacei, raccolti in una rigida coda alta, e gli occhi di un colore indescrivibile, qualcosa di simile all'oro a scaglie.
"Mi chiamo Hariel, l'angelo creatore, o angelo di vetro. Sono stata inviata da Rasiel per prelevarti, e portarti nel Beriah, dove si trova la nostra base segreta, il QG dell'Anima Mundi"

  
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