Capitolo 4: Wrong Boycott
“Tu come lo sai?” domandò
Lucciola
“ Claus ha chiesto a Mullin di
prestargli la vaselina!” esclamò la sua complice.
La ragazza camminava
nervosamente per la stanza, scotendo di tanto in tanto la testa rossa.
“Dobbiamo fermarli!” affermò
con decisione “Claus non può fare... quelle cose! È ancora un bambino!”
L’altro non disse nulla, rimase
a fissare un punto imprecisato nel muro, pensoso.
“Ah, al diavolo la segretezza!”
gridò Lavie e uscì sbattendosi la porta alle spalle.
Era intenzionata a trovare il
suo amico, doveva ASSOLUTAMENTE fargli cambiare idea: stava per fare il più
grande errore della sua vita!
La sua decisione però svanì
completamente quando, passando di fronte a una porta, udì dei rumore equivoci e
lei, panicata, tornò di corsa nella stanza dell’altro.
“Lucciola, Lucciola!” strillò.
Il ragazzo sobbalzò e si voltò
verso di lei.
“Cosa c’è?” chiese contrito.
“Claus e Dio!” rispose la rossa
“Nella cambusa! Stanno... stanno...” iniziò a gesticolare furiosamente, poi si
interruppe e, afferrato Lucciola per un lembo della tunica, lo trascinò fuori e
lo condusse davanti alla stanza incriminata.
“Apri, presto!” gli ordinò.
Il ragazzo esitò.
Sentendo una vampata di calore
salire a imporporargli le gote, Lucciola deglutì, poi batte le nocche sulla
porta.
Dall’interno della cambusa non
ci fu alcun responso significativo; i gemiti ambigui proseguirono.
“Ti ho detto di aprire, non di
bussare!” esclamò Lavie.
Lanciò un’occhiata all’altro,
prima di aggrapparsi alla maniglia e tirare.
Non sarebbe completamente
corretto dire che, anche stavolta, Lavie aveva preso un granchio.
Non si era sbagliata, infatti, sull’origine
dei rumori molesti: qualcuno stava davvero facendo ‘quelle cose’ in quella
stanza, solo che quei qualcuno non erano Claus e Dio.
“S-Sophia... Comandante...”
balbettò la ragazza.
I due rovistarono sul
pavimento, alla ricerca di qualcosa con cui coprirsi.
“Non si usa bussare?” commentò
Alex, con quella sua voce incolore.
“Ciao Lavie” salutò la donna
che era con lui, scostandosi una lunga ciocca castana dal volto madido “Hai
bisogno di qualcosa?” il suo tono pacato e cortese poco si confaceva a quella
situazione.
“Io... io...” fu l’unica cosa
che riuscì a balbettare lei in risposta, prima che Lucciola prendesse in mano
la situazione e, sbiascicando uno “Scusate!”, richiudesse la porta.
“Ops!” esclamò Lavie, sotto lo
sguardo freddo del suo complice, quando riuscì a riscuotersi dal suo shock.