Un
beffardo scherzo del destino
Decidere di aiutare Grethel era stata una
scelta
difficile da compiere ma una volta fatta, tutto il resto era venuto
naturale. Naturale era stato tornare a casa Bonaciuex e fare finta di
nulla, naturale era stato tenere nascosta Grethel mentre lui cercava
una scusa per allontanarsi con lei, naturale era stato mentire a
Constance e agli altri circa il motivo per cui sentiva la
necessità
di recarsi alla sede dei moschettieri in piena notte, da solo.
Si sentiva un verme forse, ma l'attrazione
che provava
per Grethel, il dolore nel vederla piangere, la sua storia erano
stati più forti di tutto!
Lasciata la sua casa, con Grethel
scivolò nei vicoli
bui di Parigi, furtivamente, con passo spedito.
Anche se – e il guascone non
poteva saperlo – il
piccolo Jean aveva fiutato qualcosa di strano. E una volta uscito
d'Artagnan, corse in camera sua, chiedendo e inviando il fedele
pappagallo Copy a pedinarlo.
Giunti alla sede dei moschettieri, nessuno
gli disse
nulla quando lo videro entrare con una donna incappucciata. Tutti
sapevano il problema di d'Artagna, tutti sapevano che De Treville gli
aveva dato le chiavi della sede per aiutarlo a ricordare e tutti
avevano pensato che la donna con lui fosse Constance. Stessa
corporatura, stesso passo svelto...
Grethel era stata furba e al gioco, si era
stretta nel
suo mantello, aveva nascosto i suoi lucenti capelli neri sotto al
cappuccio con cui teneva celato il viso, nascondendolo dietro alla
stoffa. Un abbigliamento dopo tutto normale per una donna che usciva
in quella fredda sera autunnale.
I corridoi a quell'ora erano deserti e solo
poche
guardie erano presenti in quel luogo, solo in cortile.
Gli studi, gli uffici... Tutto era avvolto
dal silenzio
e dal buio.
Grethel si guardò attorno
nervosa, seguendo il suo
compagno in quei lunghi corridoi. "Sei sicuro che in giro non ci
sia nessuno?".
D'artagnan annuì. "Certo, a
quest'ora le uniche
guardie presenti, presidiano i giardini. Quì dentro invece,
la sera
e la notte non c'è mai nessuno e solo all'alba cominciano ad
arrivare i moschettieri che hanno il turno al mattino. Siamo soli,
nessuno ci disturberà!".
Grethel si guardò attorno, tesa.
Era quasi giunta alla
sua meta, presto avrebbe scoperto che fine aveva fatto l'assassino di
suo padre, presto avrebbe messo le mani su di lui... Uno strano misto
di impazienza e nervosismo si impadronì di lei. Non vedeva
l'ora di
aprire quei registri, trovare le informazioni che la interessavano e
poi sparire e compiere la sua vendetta! "Come entreremo nello
studio di De Treville?".
D'artagnan, nell'oscurità,
sorrise. "Te l'ho
detto, mi ha dato le chiavi! Posso venire quì quando voglio,
pensano
possa aiutarmi a ricordare e a guarire!".
La ragazza lo fissò
nell'oscurità. "Perchè fai
questo? Loro si fidano di te, sono tuoi amici... E rischi molto,
aiutandomi! Se venissi scoperto, come minimo ti sbatterebbero fuori
dal corpo dei moschettieri e rischieresti anche pene più
severe per
alto tradimento... Perchè lo fai per me, per una donna che
non ha
fatto altro che mentirti?".
A quelle parole, d'Artagnan
sussultò. Sapeva cosa
rischiava, li sapeva tutti quei pericoli appena elencati da Grethel.
E ancora di più, sapeva che i suoi amici sarebbero stati
delusi da
lui, che avrebbe ferito Constance e tutti quelli che lo amavano ma...
"Grethel, non lo sò! Ma voglio farlo, sento che DEVO farlo!
Non
so il perchè ma il mio istinto mi dice che quello che tu
cerchi, è
una cosa importante!".
Grethel parve confusa da quella risposta.
"Sei
strano, lo sai? Ma sei gentile, magari i tuoi amici fossero come
te...".
"Beh, i moschettieri non sono tutti come
pensi tu,
crudeli e senza ideali... Anzi, se li conoscessi, potrebbero stupirti
positivamente. Ricordo poco nulla del mio passato ma i miei amici non
mi lasciano mai, cercano di aiutarmi in tutti i modi, si stanno
prodigando per me in ogni modo, per farmi guarire!".
Grethel gli si affiancò, mentre
salivano gli ultimi
scalini che portavano allo studio del capitano. "Ascolta,
proprio per questo! Sei davvero sicuro di quello che fai? Se ti
scoprissero... perderesti i tuoi amici!".
D'artagnan camminò fino alla
grande porta in ebano,
aspettando alcuni attimi prima di risponderle... Mise la chiave nella
toppa e la girò piano... "Beh Grethel, ovviamente io SPERO
di
non venire scoperto! Non ho intenzioni suicide!".
A dispetto della tensione e dei sensi di
colpa che
l'attanagliavano, Grethel sorrise. Era bella in fondo quella
situazione... Era bello lui... Lui sapeva farla stare bene... Lui,
con il suo cuore puro, il suo coraggio, la sua semplicità...
Un
essere umano totalmente opposto a quello che lei era, un essere umano
incontrato per caso che aveva finito per renderla una persona
migliore... "Speriamo...".
D'artagnan annuì e poi
aprì la porta. Si trovarono nel
grande studio di De Treville, circondati da librerie, vecchi tomi,
scartoffie. Al centro stava la grande scrivania del capitano,
ordinata con il suo pennino e l'inchiostro in un angolo e alcune
mappe al centro.
Grethel si guardò attorno
stupita. Non era mai stata in
un ambiente tanto elegante, tanto sofisticato. Pareti dipinte dai
più
grandi pittori di Francia, affreschi, soffitti lavorati da abili
scultori... "Accidenti...".
"Grethel!". La voce di d'Artagnan la
richiamò
alla realtà. Il giovane stava davanti ad uno scaffale pieno
di
registri impignati fra loro. "Guarda, quì c'è
quello che
cerchi!".
Grethel annuì, mentre l'ansia
ricominciava ad
attanagliarla. "Bene, cominciamo a cercare! Che cosa troviamo su
questi registri, semplici elenchi di nomi o anche altre
informazioni?" - chiese, correndo vicino al compagno.
D'artagnan sfogliò un registro
preso a caso. "Beh,
direi che c'è qualcosa di più del semplice
nominativo. Ci sono
luogo e data di nascita e nome dei genitori! Credo che la persona che
cerchi, sia nei registri risalenti al primo decennio del secolo!".
Grethel fissò lo scaffale. I
registri erano tanti, ci
avrebbero messo ore a trovare quel nome! Charles De Batz De
Castelmore... "Come saranno catalogati, in ordine alfabetico?".
D'artagnan scosse la testa. "Non credo, De
Treville
aggiunge man mano i nomi dei nuovi cadetti e quindi, suppongo che
siano per ordine di arrivo nel corpo dei moschettieri!".
A quella notizia, Grethel
grugnì, esasperata. Se le
cose stavano così, era come cercare un ago in un pagliaio!
Quando
era diventato moschettiere quell'uomo? Non lo sapeva, non sapeva
nemmeno quanti anni avesse quando aveva ucciso suo padre!!!
"Dannazione, sei sicuro d'Artagnan?".
Il guascone annuì. "Certo che
sono sicuro,
guarda?". E prese dallo scaffale il penultimo registro,
prendendo a sfogliarlo. "Quì c'è il mio nome, lo
so perchè
quando De Treville mi ha parlato del mio arrivo, ha preso questo
volume! E' il penultimo e, considerando che sono moschettiere da
pochi anni, il mio nome è riportato alla fine della
raccolta!
Guarda!".
Grethel gli si avvicinò,
guardando con curiosità le
pagine che scorrevano davanti a lei, che d'Artagnan faceva correre
fra le sue dita, mentre cercava il suo nome. Infine... "Ecco,
guarda Grethel! Quì ci sono io! Sai, non l'ho mai visto! De
Treville
li legge ma non ce li mostra mai!".
La ragazza, incuriosita, gli prese il
registro dalle
mani. Era curiosa di vedere quei registri, come fossero tenuti. Ed
era curiosa anche, di sapere qualcosa in più sul suo giovane
complice...
Ma forse, a volte la curiosità
fa danni...
E forse, a volte il destino sa rivelarsi
crudele più
dei propri nemici...
Lesse...
"D'artagnan
De Batz De Castelmore, nato a Lupiac (Guaascogna) il 1 dicembre 1609.
Figlio del moschettiere Charles De Batz De Castelmore (nel corpo dei
moschettieri fino alla sua morte, avvenuta nel gennaio 1610) e di
Isabelle Chevreux".
Il cuore parve fermarsi a Grethel in quel
momento. No,
non poteva, non doveva essere così!!!
L'uomo che cercava, il moschettiere che
voleva trovare
ed uccidere era già morto!
E fra mille uomini che potevano essere il
suo
bersaglio... il suo nemico era proprio il padre del giovane che la
stava aiutando, inconsapevole di tutto!
D'artagnan... figlio di Charles De Batz De
Castelmore...
Non era possibile, era un incubo!!!
Il destino era stato crudele e subdolo...
Chiuse energicamente il volume, sbattendolo
con violenza
sul ripiano dello scaffale.
Era pallida, le mani le tremavano...
"Grethel, che c'è?" - chiese
d'Artagnan,
preoccupato per quel cambio d'espressione improvviso.
Grethel lo fissò, senza trovare
per alcuni attimi le
parole. E ora cosa doveva fare? La vendetta che per anni aveva
atteso, preparato... Il suo nemico era morto!!! E ora ne aveva
davanti il figlio!!! D'artagnan...
Che forse amava...
'Ma io ho promesso vendetta a mia madre...'
- pensò. E
alla fine decise! Avrebbe onorato la memoria dei suoi genitori,
vendicato la vita e la morte infame che avevano fatto, avrebbe
mantenuto fede alla sua promessa! Andando contro ai suoi sentimenti,
alla fiducia che quel giovane che stava rischiando tutto per
aiutarla, riponeva in lei, andando contro ai suoi stessi sentimenti.
"Nulla d'Artagnan, ho solo sentito un rumore..." - mentì.
D'artagnan sbatté gli ingenui
occhioni blu. "Davvero?
Non ho sentito nulla...".
Grethel gli sorrise. "Io sì e
forse per ora, visto
che la ricerca sarà lunga, è meglio che ce la
filiamo da quì!
Torneremo la notte prossima a fare quello che dobbiamo!".
Confuso da quel cambio di programma
repentino e dal
vederla così turbata, d'Artagnan non replicò e
con un cenno del
capò annuì, d'accordo con l'idea della donna.
"Ok, verrò con
te! Ma dovrò trovare una scusa anche domani sera allora, per
uscire
di casa. E temo che questo finirà per insospettire tutti
quanti...".
Grethel scosse la testa. "Non tornerai a
casa. Ci
nasconderemo nel casolare che sta nei boschi di Saint Jacques e
lì
aspetteremo il tramonto! E domani torneremo quì!". Lo disse
con
convinzione, come se non mentisse...
In realtà, i suoi piani
sarebbero stati altri...
D'artagnan da quel bosco non sarebbe mai
tornato!
E mentre loro scappavano nelle vie di
Parigi come
fuggitivi, Copì volava disperatamente verso casa Bonacieux.
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