Mare, custode dei ricordi. di giu91 (/viewuser.php?uid=29410)
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Quello che il cuore
=:.Quello che desidera il
cuore.:=
Plic… plic… plic…
Gocce di pioggia cadono tranquille mentre il cielo assume cupe
tonalità di colore, un lampo illumina il tetro paesaggio:
ombre di antichi alberi appaiono formando minacciosi ghigni per poi
scomparire nuovamente avvolte dalle tenebre da cui sono nate.
Un uomo si dirige con prudenza verso una costruzione diroccata e
seminascosta dal groviglio di rami.
Una parte del tetto è crollata e l’edera abbraccia
le alte colonne soffocandole, i resti di un portale
d’ingresso sono sparsi al suolo, un tempo era adornato da
preziose decorazioni, avvicinandosi la figura ammantata ne raccoglie un
frammento che nonostante gli anni ha conservato la vivida immagine di
due occhi che lo scrutano minacciosi.
Un altro lampo spacca in due il cielo e in quella luce accecante un
cupo bagliore s’irradia dagli occhi di pietra, vivi sembrano
ammonire lo sconosciuto visitatore che, irritato, li getta via,
rivolgendo nuovamente la sua attenzione alla costruzione.
Sembrano le rovine di una chiesa, ma sono diverse da qualunque chiesa
avesse mai visto, un tempo di un bianco immacolato file di colonne
sorreggono la costruzione, testimoni del passare del tempo.
Ciò che resta del fastoso tempio di un’antica
civiltà si staglia tra le ombre resistendo con ostinazione
all’avanzata delle piante.
La pioggia s’intensifica e l’uomo entra in quello
che il santuario di un dio morto, l’oscurità lo
avvolge e prima che i suoi occhi si abituino ha il tempo di ripensare
al motivo per cui si trova in quel lugubre luogo, è li per
lei ovviamente, per un suo desiderio.
…
Pochi giorni prima Calipso, la volubile dea del mare gli era apparsa in
sogno, la sognava spesso dal giorno di quasi due anni prima in cui lei
lo aveva insignito del ruolo di traghettatore di anime, quasi due anni
in cui aveva potuto vederla soltanto nei sogni, consapevole che solo
dopo un decennio avrebbe potuto rimettere piede sulla terra.
Ma quella notte il sogno era diverso, lei era troppo vera per essere
solo fantasia, gli si avvicinava con quel suo passo suadente, senza mai
staccare lo sguardo ammaliante e deciso da quello stupito di lui.
Arrivatagli davanti gli aveva preso le mani e lui aveva potuto sentire
il calore che emanava la sua pelle ambrata, “Sei davvero
qui?”, appena un sussurro uscitogli dalle labbra.
Calipso sorridendo gli avvicina ancora come per baciarlo ma quando lui
socchiude un poco gli occhi lei annulla la distanza tra loro con un
piccolo morso.
Si stacca da lui per contemplarne l’espressione sorpresa, le
piaceva sempre stupirlo “Tu che dici? Credi che io sia vera o
vuoi anche un pizzicotto?”, deve ammettere che anche
provocarlo la diverte molto.
“Ma… ma com’è possibile che
tu sia qui? Io non capis…” ma lei lo aveva zittito
unendo le loro labbra, in un bacio vero questa volta!
Davy Jones percepì la sensazione di soffocamento, la stessa
che provava tutte le volte che baciava la sua signora, come annullarsi
nell’immensità dell’oceano.
Staccandosi da lui disse “Tu devi fare una cosa per me, una
cosa che io non posso fare da sola, devi andare in tempio abbandonato e
portarmi un oggetto.” , ma prima che potesse aggiungere altro
Davy Jones la interruppe “Non posso recarmi sulla terra ferma
per altri otto anni, e tu lo sai.”
Lei scosse un poco la testa “Non preoccuparti, il mare
sarà sempre con te, lo guiderò io.”,
non avendo altre obbiezioni le chiese “Che cosa devo
fare?” “La rotta per te è già
stata tracciata” disse lei indicando una mappa che fluttuava
nell’aria “Devi solo seguirla. Ti
porterà dove non sei mai stato, su un’isola vicino
alle coste del Peloponneso, cammina verso l’entroterra e
quando gli alberi si faranno più folti cerca le rovine di un
tempio” il suo sguardo si perde per un attimo nel vuoto,
pensieroso.
“Perché hai detto che tu non puoi
farlo?” lei sospira prima di rispondere
“Perché quel territorio appartiene a colui che
è venuto prima di me, ed è a me
proibito.” la sua espressione rivela il fastidio che le
provoca avere delle catene.
“Ho capito, ma qual è l’oggetto che devo
portarti?” “Entrato nel tempio vedrai in fondo una
grande statua, incastonata troverai una bussola, il contenitore
è nero e di forma quadrata, non ti sarà difficile
trovarla. È un oggetto molto antico e prezioso, quando
l’avrai trovata torna in mare aperto e gettala tra le onde,
la porteranno a me.”.
A queste parole un’espressione un po’ delusa
adombra il volto del capitano, sperava di potergliela portare lui
stesso e incontrarla di nuovo.
“Segui la rotta Davy Jones!” ripete lei e tutto
inizia a sfocare.
Poco dopo si risveglia, confuso e ideciso se fosse stato un sogno o no,
sulla scrivania dove si era addormentato c’è una
nuova mappa, con una lunga linea rossa a segnare il suo percorso; dieci
minuti dopo la nave è già sulla rotta per
arrivare alla meta.
Era stato un viaggio lungo, lontano dalle acque in cui era solito
navigare, ma il mare voleva il loro viaggio e li accompagna
servizievole a destinazione.
Dopo tre settimane di navigazione avevano potuto osservare le colonne
d’ercole per poi proseguire lungo quei litorali abitati da
strane genti, bizzarre per le loro abitudini e i loro costumi.
Era curioso di sapere più cose su di loro ma non aveva tempo
da perdere, la sua signora gli aveva affidato un compito, come aveva
detto ai suoi marinai quando gli avevano chiesto la ragione di
quell’improvvisi cambio di rotta.
Grazie alla mappa non aveva faticato a trovare l’isola ed era
sceso a terra da solo, ben presto aveva capito cosa intendeva Calipso
con “Il mare sarà sempre con te”,
infatti le onde si allungavano sulla risacca accompagnando i suoi passi
e formando come una barriera tra i suoi piedi e la terra.
Quando poi la distanza dalla costa si era fatta troppo grande il mare
si era riversato dal cielo per non abbandonare il suo protetto, lo
stesso che ora ha raggiunto la sua meta e pensa al passato
nell’attesa di abituarsi al buio.
…
Finalmente inizia a distinguere qualcosa del luogo in cui è
entrato: si tratta di un ampio spazio rettangolare con vari oggetti
rotti sparsi per il pavimento (ciò che rimane di un
barbarico saccheggio).
Le pareti sono cosparse di nicchie, un tempo dovevano ospitare
meravigliose statue e sacre effigi, ora adornano il tempio come orbite
prive di occhi; alzando lo sguardo si accorge che l’unica
statua rimasta è quella sul fondo della navata, vicino
all’altare ancora macchiato dal sangue dei sacerdoti che
l’avevano difeso fino all’ultimo.
Si tratta di una statua molto grande, alte due volte un uomo e di puro
marmo e troppo pesante per essere trasportata via, il capitano
dell’Olandese Volante si avvicina per distinguere meglio i
dettagli.
Davanti ai suoi occhi si erge in tutta la sua potenza
l’antico signore del mare, una lunga tunica che sembra fatta
d’acqua ne ricopre il corpo, una corona adorna il suo capo,
simbolo della sua sovranità sull’oceano, la barba
gli da un’aria di estrema solennità e gli occhi
sembrano racchiudere il potere della tempesta: Poseidone, signore del
mare.
Nella poca luce che permea l’ambiente la statua sembra quasi
soffrire alla vista di ciò che rimane del suo potere.
Quando la gente aveva smesso di praticare il culto degli antichi dei
solo pochi eletti erano rimasti a difesa dei luoghi sacri, gli invasori
stranieri avevano profanato il loro credo e il tempo aveva fatto in
modo che il popolo si dimenticasse dei suoi signori.
“Anche chi governa la natura non invincibile
allora” sussurra pensando all’espressione offesa di
Calipso se potesse sentire quelle parole.
Riportando la sua attenzione alla statua si concentra sul grande
tridente che sorregge, un arma spettacolare, degna di un dio, si chiede
se grazie a quella riusciva a scatenare terribili maremoti.
Decise di smetterla di fare stupidi pensieri e iniziare la sua ricerca,
prima se ne andava da quel posto e meglio sarebbe stato, Calipso gli
aveva detto che la bussola si trovava incastonata nella statua
perciò inizia ad ispezionarla con cura.
Mentre cerca di trovare il prezioso oggetto il sibilo del vento sembra
intonare una litania, a metà tra una preghiera e un
ammonimento, “Maledizione sembra che i fantasmi dei sacerdoti
stasera siano tornati su questa terra per farmi sentire in
colpa”.
Osservando con più attenzione si accorge che la mano
sinistra della statua non è chiusa a pugno come gli era
sembrato prima, ma è chiusa a protezione di un piccolo
oggetto “La bussola!”, tenta di toglierla a quella
ferrea presa, ma è tutto inutile ed è costretto a
prendere il fodero della sua spada ed abbatterlo con violenza sul pugno
chiuso che, già indebolito dal tempo, si spezza e lascia
cadere il suo contenuto.
L’ululato del vento si alza forte e gli occhi di Poseidone
sembrano bruciare d’ira per il sacrilegio che è
stato compiuto, la terra stessa sembra tremare, ma è forse,
pensa, è solo una sua impressione a causa dei rumori che la
tempesta scatenatasi fuori provoca.
Raccoglie la bussola da terra e si incammina verso l’uscita,
ansioso di lasciare quel luogo, arrivato sulla soglia si
guarda in dietro ancora una volta, ma non vede più niente di
strano: solo un tempio abbandonato e la statua di un vecchio dio
decaduto.
Uscendo gli venne da pensare che i saccheggiatori avevano portato via
tutto tranne la cosa più preziosa, o almeno così
gli aveva detto Calipso, che cos’avrà mai di tanto
speciale?
La spiaggia non è lontana, in poco tempo potrà
tornare sulla sua amata nave, ma quardandosi attorno si accorge che su
un lato del tempio i bassorilievi che lo decoravano sono ancora quasi
intatti e sembrano chiamarlo come se volessero raccontargli una storia.
Incuriosito si avvicina per vedere meglio: sono tutte scene di vita di
Poseidone impresse su quelle pareti per glorificarne le gesta, il Dio
che scatena maremoti o salva benevolo le navi di coloro che gli sono
devoti distruggendo quelle nemiche, oppure ritratto mentre doma furiosi
mostri marini.
Una scena lo colpisce più delle altre: ritrae il dio in
mezzo a numerose belle ragazze, ninfe probabilmente, che lo guardano
con occhi adoranti, tutte tranne una, una ninfa lo guarda con invidia e
si tiene in disparte dalle compagne, ai sui piedi le acque si
increspano turbate.
L’iscrizione con i nomi dei personaggi è
cancellata ma Davy Jones riconosce subito in quella ninfa
l’attuale signora delle acque.
Ora sapeva perché lei non poteva recarsi in quel luogo,
Poseidone non le aveva perdonato l’affronto si usurparlo.
Pensando a tutte le cose bizzarre che aveva visto quel giorno ritorna
alla sua nave, dove i marinai sono pronti e ansiosi di levare
l’ancora “Perché tutta questa
fretta?” sbotta irritato.
Un marinaio gli si avvicina intimidito e gli spiega nervosamente
“Ehm, Capitano forse voi non ve ne siete accorto ma mentre
eravate via la terra ha tremato e nell’aria è
rimbombato un gemito che fatto rabbrividire anche il più
temprato dei marinai”.
Allora non se l’era immaginato, con gli occhi cerca un ultima
volta l’intrico di alberi che nasconde il tempio prima di
dare l’ordine “Se avete tanta fretta datevi da fare
ammasso di piattole, levate l’ancora!”.
Dopo qualche ora di viaggio finalmente il tempo comincia a rasserenarsi
e il capitano può lasciar vagare lo sguardo
sull’immensa distesa d’acqua salata, per la prima
volta si sofferma a osservare la bussola che ha recuperato, sembra non
avere niente di strano … a parte il fatto che non
punta a nord.
Mentre l’osserva l’ago oscilla tra due direzioni
come se fosse indeciso, “Chissà perché
Calipso ci tiene tanto ad averla?”, a questo pensiero
l’ago si blocca puntando verso la prua della nave, in
lontananza gli sembra di intravvedere una figura umana che fluttua
nell’aria con le onde del mare che le lambiscono il corpo
tenendola sospesa come su di un trono.
Lui spera che si avvicini per poterla vedere meglio ma quando vede che
non si muove capisce che la dea non ha nessuna intenzione di
incontralo, deluso lascia cadere la bussola nei flutti, che subito la
conducono verso la nuova proprietaria.
Davy Jones si chiede perché continua a servire una dea che
lo fa soffrire, una signora che lo cerca solo quando a bisogno dei suoi
servigi, una padrona che lo ritiene solo un giocattolo.
Ma questi pensieri vengono subito cancellati dal battito del suo cuore,
un cuore che ad ogni battito dichiara tutta la fedeltà e
l’amore per la sua regina.
[Anche
il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce, Blaise Pascal]
Prima di tutto voglio
precisare che so che la bussola non esisteva ancora ai tempi dei greci
ma non sapevo che altro oggetto mettere, secondo scusate se non ho dato
una buona descrizione del tempio ma non me ne intendo molto di arte :P
poi visto che nella mitologia era Poseidone il dio del mare mentre
Calipso era solo una ninfa (quella che si era innamorata di Ulisse) ho
pensato che lei abbia preso il suo posto.
Per finere ringranzio
tantissimo la Capitana, vedi che non mi sono arresa? Comunque per ora
sarà meglio che chiuda quà la raccolta per
mancanza di tempo ed idee.
Ringrazio chi la
leggerà e ancora di più chi lascierà
un commentino ;)
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