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Autore: giu91    20/04/2008    3 recensioni
Raccolta di one-shot su Calipso e Davy Jones per indagare su quello che è successo tra questi due personaggi. I temi saranno svariati e potrebbero esserci drabble. Ultima shot: "Ciò che resta del fastoso tempio di un’antica civiltà si staglia tra le ombre resistendo con ostinazione all’avanzata delle piante. La pioggia s’intensifica e l’uomo entra in quello che il santuario di un dio morto, l’oscurità lo avvolge e prima che i suoi occhi si abituino ha il tempo di ripensare al motivo per cui si trova in quel lugubre luogo, è li per lei ovviamente, per un suo desiderio."
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Davy Jones, Tia Dalma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quello che il cuore
=:.Quello che desidera il cuore.:=

Plic… plic… plic…

Gocce di pioggia cadono tranquille mentre il cielo assume cupe tonalità di colore, un lampo illumina il tetro paesaggio: ombre di antichi alberi appaiono formando minacciosi ghigni per poi scomparire nuovamente avvolte dalle tenebre da cui sono nate.
Un uomo si dirige con prudenza verso una costruzione diroccata e seminascosta dal groviglio di rami.
Una parte del tetto è crollata e l’edera abbraccia le alte colonne soffocandole, i resti di un portale d’ingresso sono sparsi al suolo, un tempo era adornato da preziose decorazioni, avvicinandosi la figura ammantata ne raccoglie un frammento che nonostante gli anni ha conservato la vivida immagine di due occhi che lo scrutano minacciosi.
Un altro lampo spacca in due il cielo e in quella luce accecante un cupo bagliore s’irradia dagli occhi di pietra, vivi sembrano ammonire lo sconosciuto visitatore che, irritato, li getta via, rivolgendo nuovamente la sua attenzione alla costruzione.
Sembrano le rovine di una chiesa, ma sono diverse da qualunque chiesa avesse mai visto, un tempo di un bianco immacolato file di colonne sorreggono la costruzione, testimoni del passare del tempo.
Ciò che resta del fastoso tempio di un’antica civiltà si staglia tra le ombre resistendo con ostinazione all’avanzata delle piante.
La pioggia s’intensifica e l’uomo entra in quello che il santuario di un dio morto, l’oscurità lo avvolge e prima che i suoi occhi si abituino ha il tempo di ripensare al motivo per cui si trova in quel lugubre luogo, è li per lei ovviamente, per un suo desiderio.


Pochi giorni prima Calipso, la volubile dea del mare gli era apparsa in sogno, la sognava spesso dal giorno di quasi due anni prima in cui lei lo aveva insignito del ruolo di traghettatore di anime, quasi due anni in cui aveva potuto vederla soltanto nei sogni, consapevole che solo dopo un decennio avrebbe potuto rimettere piede sulla terra.
Ma quella notte il sogno era diverso, lei era troppo vera per essere solo fantasia, gli si avvicinava con quel suo passo suadente, senza mai staccare lo sguardo ammaliante e deciso da quello stupito di lui.
Arrivatagli davanti gli aveva preso le mani e lui aveva potuto sentire il calore che emanava la sua pelle ambrata, “Sei davvero qui?”, appena un sussurro uscitogli dalle labbra.
Calipso sorridendo gli avvicina ancora come per baciarlo ma quando lui socchiude un poco gli occhi lei annulla la distanza tra loro con un piccolo morso.
Si stacca da lui per contemplarne l’espressione sorpresa, le piaceva sempre stupirlo “Tu che dici? Credi che io sia vera o vuoi anche un pizzicotto?”, deve ammettere che anche provocarlo la diverte molto.
“Ma… ma com’è possibile che tu sia qui? Io non capis…” ma lei lo aveva zittito unendo le loro labbra, in un bacio vero questa volta!
Davy Jones percepì la sensazione di soffocamento, la stessa che provava tutte le volte che baciava la sua signora, come annullarsi nell’immensità dell’oceano.
Staccandosi da lui disse “Tu devi fare una cosa per me, una cosa che io non posso fare da sola, devi andare in tempio abbandonato e portarmi un oggetto.” , ma prima che potesse aggiungere altro Davy Jones la interruppe “Non posso recarmi sulla terra ferma per altri otto anni, e tu lo sai.”
Lei scosse un poco la testa “Non preoccuparti, il mare sarà sempre con te, lo guiderò io.”, non avendo altre obbiezioni le chiese “Che cosa devo fare?” “La rotta per te è già stata tracciata” disse lei indicando una mappa che fluttuava nell’aria “Devi solo seguirla. Ti porterà dove non sei mai stato, su un’isola vicino alle coste del Peloponneso, cammina verso l’entroterra e quando gli alberi si faranno più folti cerca le rovine di un tempio” il suo sguardo si perde per un attimo nel vuoto, pensieroso.
“Perché hai detto che tu non puoi farlo?” lei sospira prima di rispondere “Perché quel territorio appartiene a colui che è venuto prima di me, ed è a me proibito.” la sua espressione rivela il fastidio che le provoca avere delle catene.
“Ho capito, ma qual è l’oggetto che devo portarti?” “Entrato nel tempio vedrai in fondo una grande statua, incastonata troverai una bussola, il contenitore è nero e di forma quadrata, non ti sarà difficile trovarla. È un oggetto molto antico e prezioso, quando l’avrai trovata torna in mare aperto e gettala tra le onde, la porteranno a me.”.
A queste parole un’espressione un po’ delusa adombra il volto del capitano, sperava di potergliela portare lui stesso e incontrarla di nuovo.
“Segui la rotta Davy Jones!” ripete lei e tutto inizia a sfocare.
Poco dopo si risveglia, confuso e ideciso se fosse stato un sogno o no, sulla scrivania dove si era addormentato c’è una nuova mappa, con una lunga linea rossa a segnare il suo percorso; dieci minuti dopo la nave è già sulla rotta per arrivare alla meta.
Era stato un viaggio lungo, lontano dalle acque in cui era solito navigare, ma il mare voleva il loro viaggio e li accompagna servizievole a destinazione.
Dopo tre settimane di navigazione avevano potuto osservare le colonne d’ercole per poi proseguire lungo quei litorali abitati da strane genti, bizzarre per le loro abitudini e i loro costumi.
Era curioso di sapere più cose su di loro ma non aveva tempo da perdere, la sua signora gli aveva affidato un compito, come aveva detto ai suoi marinai quando gli avevano chiesto la ragione di quell’improvvisi cambio di rotta.
Grazie alla mappa non aveva faticato a trovare l’isola ed era sceso a terra da solo, ben presto aveva capito cosa intendeva Calipso con “Il mare sarà sempre con te”, infatti le onde si allungavano sulla risacca accompagnando i suoi passi e formando come una barriera tra i suoi piedi e la terra.
Quando poi la distanza dalla costa si era fatta troppo grande il mare si era riversato dal cielo per non abbandonare il suo protetto, lo stesso che ora ha raggiunto la sua meta e pensa al passato nell’attesa di abituarsi al buio.


Finalmente inizia a distinguere qualcosa del luogo in cui è entrato: si tratta di un ampio spazio rettangolare con vari oggetti rotti sparsi per il pavimento (ciò che rimane di un barbarico saccheggio).
Le pareti sono cosparse di nicchie, un tempo dovevano ospitare meravigliose statue e sacre effigi, ora adornano il tempio come orbite prive di occhi; alzando lo sguardo si accorge che l’unica statua rimasta è quella sul fondo della navata, vicino all’altare ancora macchiato dal sangue dei sacerdoti che l’avevano difeso fino all’ultimo.
Si tratta di una statua molto grande, alte due volte un uomo e di puro marmo e troppo pesante per essere trasportata via, il capitano dell’Olandese Volante si avvicina per distinguere meglio i dettagli.
Davanti ai suoi occhi si erge in tutta la sua potenza l’antico signore del mare, una lunga tunica che sembra fatta d’acqua ne ricopre il corpo, una corona adorna il suo capo, simbolo della sua sovranità sull’oceano, la barba gli da un’aria di estrema solennità e gli occhi sembrano racchiudere il potere della tempesta: Poseidone, signore del mare.
Nella poca luce che permea l’ambiente la statua sembra quasi soffrire alla vista di ciò che rimane del suo potere.
Quando la gente aveva smesso di praticare il culto degli antichi dei solo pochi eletti erano rimasti a difesa dei luoghi sacri, gli invasori stranieri avevano profanato il loro credo e il tempo aveva fatto in modo che il popolo si dimenticasse dei suoi signori.
“Anche chi governa la natura non invincibile allora” sussurra pensando all’espressione offesa di Calipso se potesse sentire quelle parole.
Riportando la sua attenzione alla statua si concentra sul grande tridente che sorregge, un arma spettacolare, degna di un dio, si chiede se grazie a quella riusciva a scatenare terribili maremoti.
Decise di smetterla di fare stupidi pensieri e iniziare la sua ricerca, prima se ne andava da quel posto e meglio sarebbe stato, Calipso gli aveva detto che la bussola si trovava incastonata nella statua perciò inizia ad ispezionarla con cura.
Mentre cerca di trovare il prezioso oggetto il sibilo del vento sembra intonare una litania, a metà tra una preghiera e un ammonimento, “Maledizione sembra che i fantasmi dei sacerdoti stasera siano tornati su questa terra per farmi sentire in colpa”.
Osservando con più attenzione si accorge che la mano sinistra della statua non è chiusa a pugno come gli era sembrato prima, ma è chiusa a protezione di un piccolo oggetto “La bussola!”, tenta di toglierla a quella ferrea presa, ma è tutto inutile ed è costretto a prendere il fodero della sua spada ed abbatterlo con violenza sul pugno chiuso che, già indebolito dal tempo, si spezza e lascia cadere il suo contenuto.
L’ululato del vento si alza forte e gli occhi di Poseidone sembrano bruciare d’ira per il sacrilegio che è stato compiuto, la terra stessa sembra tremare, ma è forse, pensa, è solo una sua impressione a causa dei rumori che la tempesta scatenatasi fuori provoca.
Raccoglie la bussola da terra e si incammina verso l’uscita, ansioso di lasciare quel  luogo, arrivato sulla soglia si guarda in dietro ancora una volta, ma non vede più niente di strano: solo un tempio abbandonato e la statua di un vecchio dio decaduto.
Uscendo gli venne da pensare che i saccheggiatori avevano portato via tutto tranne la cosa più preziosa, o almeno così gli aveva detto Calipso, che cos’avrà mai di tanto speciale?
La spiaggia non è lontana, in poco tempo potrà tornare sulla sua amata nave, ma quardandosi attorno si accorge che su un lato del tempio i bassorilievi che lo decoravano sono ancora quasi intatti e sembrano chiamarlo come se volessero raccontargli una storia.
Incuriosito si avvicina per vedere meglio: sono tutte scene di vita di Poseidone impresse su quelle pareti per glorificarne le gesta, il Dio che scatena maremoti o salva benevolo le navi di coloro che gli sono devoti distruggendo quelle nemiche, oppure ritratto mentre doma furiosi mostri marini.
Una scena lo colpisce più delle altre: ritrae il dio in mezzo a numerose belle ragazze, ninfe probabilmente, che lo guardano con occhi adoranti, tutte tranne una, una ninfa lo guarda con invidia e si tiene in disparte dalle compagne, ai sui piedi le acque si increspano turbate.
L’iscrizione con i nomi dei personaggi è cancellata ma Davy Jones riconosce subito in quella ninfa l’attuale signora delle acque.
Ora sapeva perché lei non poteva recarsi in quel luogo, Poseidone non le aveva perdonato l’affronto si usurparlo.
Pensando a tutte le cose bizzarre che aveva visto quel giorno ritorna alla sua nave, dove i marinai sono pronti e ansiosi di levare l’ancora “Perché tutta questa fretta?” sbotta irritato.
Un marinaio gli si avvicina intimidito e gli spiega nervosamente “Ehm, Capitano forse voi non ve ne siete accorto ma mentre eravate via la terra ha tremato e nell’aria è rimbombato un gemito che fatto rabbrividire anche il più temprato dei marinai”.
Allora non se l’era immaginato, con gli occhi cerca un ultima volta l’intrico di alberi che nasconde il tempio prima di dare l’ordine “Se avete tanta fretta datevi da fare ammasso di piattole, levate l’ancora!”.
Dopo qualche ora di viaggio finalmente il tempo comincia a rasserenarsi e il capitano può lasciar vagare lo sguardo sull’immensa distesa d’acqua salata, per la prima volta si sofferma a osservare la bussola che ha recuperato, sembra non avere niente di strano …  a parte il fatto che non punta a nord.
Mentre l’osserva l’ago oscilla tra due direzioni come se fosse indeciso, “Chissà perché Calipso ci tiene tanto ad averla?”, a questo pensiero l’ago si blocca puntando verso la prua della nave, in lontananza gli sembra di intravvedere una figura umana che fluttua nell’aria con le onde del mare che le lambiscono il corpo tenendola sospesa come su di un trono.
Lui spera che si avvicini per poterla vedere meglio ma quando vede che non si muove capisce che la dea non ha nessuna intenzione di incontralo, deluso lascia cadere la bussola nei flutti, che subito la conducono verso la nuova proprietaria.
Davy Jones si chiede perché continua a servire una dea che lo fa soffrire, una signora che lo cerca solo quando a bisogno dei suoi servigi, una padrona che lo ritiene solo un giocattolo.
Ma questi pensieri vengono subito cancellati dal battito del suo cuore, un cuore che ad ogni battito dichiara tutta la fedeltà e l’amore per la sua regina.
[Anche il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce, Blaise Pascal]



Prima di tutto voglio precisare che so che la bussola non esisteva ancora ai tempi dei greci ma non sapevo che altro oggetto mettere, secondo scusate se non ho dato una buona descrizione del tempio ma non me ne intendo molto di arte :P poi visto che nella mitologia era Poseidone il dio del mare mentre Calipso era solo una ninfa (quella che si era innamorata di Ulisse) ho pensato che lei abbia preso il suo posto.
Per finere ringranzio tantissimo la Capitana, vedi che non mi sono arresa? Comunque per ora sarà meglio che chiuda quà la raccolta per mancanza di tempo ed idee.
Ringrazio chi la leggerà e ancora di più chi lascierà un commentino ;)

  
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