*Dedicato a dunh8.
Che l'amore
che provi possa essere solo fonte di gioia suprema. Grazie delle tue
belle parole*
CAPITOLO 30
Inferno
Quella notte, tutto quanto
assunse un
colore scuro e cupo.
Lagharta non riusciva a
dormire, anche
se ormai il Tempio di Roccia era un luogo sicuro, perciò
uscì
all'aperto, dove l'aria fredda della sera spostava delicatamente le
chiome degli alberi e raffrescava tutto quanto.
-Non riesci a dormire...?-
chiese
Saluss, avvicinandoglisi e afferrando la ciocca di capelli a lato del
suo volto -Per via di Mahel...?-
Lagharta
sospirò, mettendosi una mano
davanti agli occhi -A cosa serve questo viaggio, ormai...?-
Saluss abbassò
lo sguardo e tirò
forte la ciocca verso di sé -Mahel non tornerà
mai a casa. Pensi
che sia per causa tua? Lo sai che le sue decisioni sono unicamente
sue-
Lagharta sbuffò,
ridendo maligno -Non
posso credere che ha rinunciato a quella madre che rammenta sempre
per un essere del genere. Potrà essere buono
quanto vuole, ma
Mahel non potrà mai più tornare a casa, adesso.
Perché mai lo avrà
fatto?-
-Perché Mahel
possiede la luce della
Dea, Lagharta. E lo sai. Ecco perché diventerà la
tua sposa...-
sussurrò Saluss sottovoce, ormai chiaro che la Profezia si
sarebbe
avverata.
Lagharta
sprofondò in un silenzio
inquietante. E poi sorrise sarcastico -Spero solo che quel giorno non
arrivi mai. Perché io Mahel...la odio!-
All'interno, il Tempio di
Roccia si
era riempito di una luce magica e calda.
Mahel era dentro una delle
stanze,
scavate perfettamente in quella che più che roccia sembrava
metallo
infrangibile.
Le coperte di seta, sulle
quali era
stesa, non la facevano riposare bene. Lei odiava quelle
comodità da
ricconi, ricordando che quando era nel suo mondo la cosa più
costosa
che possedeva era la stessa macchina fotografica che aveva sempre con
sé.
Carezzava Irihe, che ormai
dormiva
tranquillo, sorridendo al pensiero che quel piccolo esserino, che
prima era un essere umano, ormai dipendeva da lei in tutto e per
tutto.
-Irihe...penso proprio che
tu sia il
personaggio di mia mamma che al momento mi fa più tenerezza
di
tutti...- disse mentre sorrideva.
Chiuse gli occhi e
tentò di nuovo di
cadere nel sonno, ma non riusciva. Ricordava il volto di tutti quando
aveva detto loro della punizione, e di come Lagharta l'avesse
insultata e quasi picchiata. Se non fosse stato per Pixel, le sarebbe
successo chissà cosa.
-Non capisco quella
reazione...-
sussurrò lei, sentendo muovere il piccolo corpo caldo di
Irihe, che
si risistemò più accanto a lei -Forse
è arrabbiato con me per la
mia decisione, ma...perché?-
Si alzò dal
letto, cercando di
coprire Irihe meglio che poteva, e uscì fuori.
Sperò che ci
fossero le stelle,
perché aveva bisogno di parlare con suo papà.
Nel buio della notte,
mentre Mahel
usciva fuori dal Tempio, una voce bassa e delicata cantava una
canzone così bella che si fermò ad ascoltarla.
Era un lingua antica, e non
la capiva,
ma aveva un suono davvero molto dolce.
Avvicinandosi a quella voce
dal timbro
familiare, vide che era Lagharta.
I suoi occhi si
spalancarono
completamente, perché migliaia di piccole luci rosate
stavano
riempiendo il cielo e Saluss, in mezzo a loro, danzava con un'aria
triste dipinta sul volto.
Era un'immagine bellissima.
Mahel pensò che
non aveva mai sentito
Lagharta cantare, e quello che vedeva era una delle cose più
belle
che avesse mai visto. Così poetica, e dolce. E triste.
Il suo cuore
sentì una morsa dolorosa
e crudele, come un pugnale piantato al centro esatto di quello che,
ormai, sapeva fosse il suo sentimento.
In quel momento,
più che mai, Mahel
si accorgeva di quanto, profondamente e irrimediabilmente, si fosse
innamorata di quel ragazzo dagli occhi blu notte.
Sentì subito la
sua presenza, ma
continuò a cantare. Sapeva della sua voce, e del suo potere.
Per
questo non cantava mai.
Era la stessa cosa che fece
Mahel al
Tempio di Vie. Risonanza.
Saluss smise di ballare e
guardò
verso di lei. La vide stringersi il petto, insieme all'essenza di
Vie, con una strana aria addolorata dipinta sul volto.
Saluss sapeva.
Si avvicinò a
Mahel e le sorrise -Hai
finalmente capito...eh, Mahel?-
Mahel arrossì e
abbassò lo sguardo,
colpevole -Sono una persona pessima...-
Saluss scosse la testa e le
baciò la
fronte -No, Mahel. Io sono una persona pessima. Essere gelosa di te,
non farà Lagharta mio...-
Prese una ciocca dei suoi
capelli e la
tirò, finché Mahel non si avvicinò a
Lagharta.
-Cosa vuoi?- le chiese lui
gelido,
senza neanche guardarla negli occhi.
-Nulla. Volevo parlare con
papà...ed
ho sentito la tua voce- asserì lei.
Alzando gli occhi, Lagharta
la vide. E
si maledì perché non avrebbe voluto vedere.
Strinse i denti
facendosi quasi male, ed i suoi pugni tremarono -Tu...mi devi
qualcosa-
Mahel lo guardò,
aggrottando le
sopracciglia confusa -Io ti devo...qualcosa?-
-Già- rispose
lui maligno, sorridendo
in un modo spaventoso -Ricordi? Mi avresti detto tutto quando fossimo
tornati dal Tempio. Quel che dovevamo è stato fatto. Mi devi
una
risposta-
-Anche tu- rispose secca
Mahel, con
aria di sfida per la sensazione orribile che la scosse nelle ossa in
quel momento -Anche tu mi devi qualcosa-
Lagharta
ridacchiò di nuovo. Le lune
erano testimoni -Vuoi davvero saperlo...?- chiese Lagharta, assumendo
un'espressione di puro terrore.
-Si- rispose Mahel,
sentendo uno
strano brivido freddo che le correva lungo la schiena. Un brutto
presentimento -Voglio sapere-
-No, Lagharta, non farlo-
urlò
Saluss.
Ma ormai era troppo tardi.
C'era una rabbia strana che
non si
spiegava.
Era dentro di lui, da
sempre, e
tenerla sotto controllo era difficile più di quanto si
potesse mai
aspettare. Sorrise di nuovo, mentre le sue mani iniziavano a
colorarsi di un nero brillante e spaventoso.
-Lagharta...?- chiese Mahel
spaventata. Ma poi tutto passò.
Lo spavento di quella
situazione non
chiara si trasformò in puro terrore.
Mahel vide una luce.
Piccola, quasi un
riflesso, in lontananza. Qualcosa che la sua schiena, di nuovo,
valutò pericoloso.
Lo sentiva.
Iniziò ad
avvicinarsi a Lagharta,
aveva una brutta sensazione. Sarebbe successo qualcosa. Non voleva.
Lagharta allungò
la mano come per
colpirla, ma Mahel la tirò a sé, avvicinandosi a
lui. Lo abbracciò.
E sentì un grande, perforante dolore alla schiena.
Lagharta
spalancò gli occhi. Vide
Mahel chiudere i suoi, e crollare a terra. Una scia di sangue lungo i
suoi vestiti...e una strana espressione di pace sul volto.
-Mahel!- urlò
lui, inginocchiandosi e
fermando quell'aura minacciosa che stava esprimendo poco prima -Che
diamine è successo?-
-Non so cosa...non so
come...ma era
vicino a te. Non volevo che tu morissi. Non potevo permettermi che tu
morissi...sentivo che ti avrebbe ucciso. E non potevo...-
sussurrò
lei, carezzando la guancia di quel guerriero dallo sguardo di un
bambino -Avrei davvero voluto vedere la tua sposa. Magari non sarei
stata io...ma sarebbe stata bellissima, perché tu meriti
solo
qualcosa di bello, Lagharta...-
Strinse la guancia e
sentì qualcosa
di caldo dentro di sé. Amore.
-Grazie. Per avermi sempre
guardato...così com'ero...-
Che stupidaggine. Quel
sangue non
voleva proprio smettere di uscire.
Cercò la ferita,
così da fermare il
sangue, ma vide la cosa più spaventosa che poteva essere. Un
pugnale, lungo e stretto, di un colore viola scuro, che passava da
parte a parte della schiena di Mahel. Un liquido nero che stillava
dalla punta. Veleno.
-Alvexia...?-
sussurrò lui
terrorizzato. Voltando lo sguardo, come l'avesse evocata, era
lì.
I suoi occhi rossi sottili
e cattivi,
le mani che stringevano un altro pugnale.
-Mannaggia, ho
sbagliato...mi dispiace
per Mahel, ma non riuscirà a salvarti. Questo è
il veleno
dell'oblio. Neanche tu puoi resistere alla sua tossicità...-
Era tornata. Era cattiva. E
aveva
appena promesso la morte a Mahel.
Lagharta sentì
come un vetro rompersi
dentro il suo cuore. Gli occhi chiusi di Mahel e la sua mano ormai
quasi senza forza...dettero nuova rabbia al suo cuore ormai
distrutto.
-Lei ti voleva bene!-
urlò a
squarciagola verso la Lilith, tornata solamente per poter uccidere
qualcuno che l'aveva amata con tutto il cuore -Come hai potuto?-
-Io devo solo seguire gli
ordini del
mio padrone...vero, Exitio...?-
A quel nome, anche Saluss
rimase senza
parole.
Una piccola fata, dallo
stesso viso di
Saluss, ma dai colori del viola e del nero, si presentò
accanto a
lei. Lo sguardo spento, espressione vuota.
Lagharta sapeva cosa tutto
quello
significasse -Laherte...?-
Ed eccolo. Un filo di vento
che
presentò ai loro occhi il loro nemico. Il nemico di Vie.
Capelli biondissimi, che
sembravano
fili d'oro. Occhi blu come quelli di Lagharta, il suo volto identico
e bellissimo. Una piccola spada corta, al fianco, con un impugnatura
di platino, al cui interno svettava l'essenza di Exitio.
L'espressione vuota, come quella della sua protrettrice, che gli fu
accanto in un soffio. -Saluss...è da tempo che non ci
vediamo.
Direi...qualche millennio...- sussurrò con voce delicata
Exitio.
-Exitio...tu...non
è possibile...-
rispose la fatina, iniziando a piangere -Come hai potuto...?-
E alla fine, anche lui
parlò.
Laherte.
-Ciao, fratellino.
È una gioia
rivederti-
***
Grazie. A tutti quanti. Non ho risposto a tutti singolarmente,
perchè a volte le lacrime di commozione mi hanno bloccato
dal farlo. Scusate se ci ho messo più di una settimana. Ma
quando scrivevo questo capitolo ero così in ansia per la mia
piccola...che non riuscivo a completarlo.
Grazie del vostro sostegno, sempre prezioso, e delle vostre sempre
splendide, dolci, affettuose parole. Grazie per avermi aspettato,
grazie di continuare a seguirmi. Siete i migliori ed io non merito
tutto questo.
Ricordate che vi amo infinitamente, tutti quanti, dal primo all'ultimo.
Come sempre...un bacio ed un abbraccio virtuali, con devozione.
Selenite
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