Cap 12
-“tutto
quello che stiamo compiendo,” – iniziò
il re –“ lo facciamo per il bene di
Atlantica e di tutto il popolo del mare.” –
Un coro
di voci e armi risuonò nell’acqua.
-“Riportiamo
quella strega, tra gli abissi
dell’inferno…”-
****
Erano passati dei giorni dallo spiacevole incidente che aveva colpito
Ariel e
coinvolto Arren, ma fortunatamente adesso tutto andava per il meglio. A
breve
si sarebbero celebrate le nozze dei due giovani, nell’aria
c’era un fermento di
gioia ma anche uno strano presentimento; il re aveva convocato il
consiglio dei
45, consiglio che era stato interpellato l’ultima volta
qualche decennio prima.
Quando si parlava di consiglio dei 45 non c’era da aspettarsi
mai nulla di
buono, a far aumentare i dubbi del popolo e della famiglia reale ci si
mettevano anche le visite sempre più frequenti che il re
riceveva da strateghi
e comandanti dell’esercito.
Tutto
faceva presagire ad una guerra.
-“abbiamo
sperimentato la forza del mare già una volta, è
in grado di garantirci la
sopravvivenza?” – Parlava una voce.
-“già,
secoli fa fu una strage!”- protestò
un’altra voce dal fondo della sala.
I tritoni
erano radunati in una delle stanze più antiche del palazzo
reale, una sala che
si trovava nei piani bassi del palazzo e che era sorvegliata giorno e
notte da
diverse guardie reali. La stanza aveva le pareti adornate con antichi
dipinti
che raffiguravano la storia della nascita del popolo del mare; al
centro della
sala vi era un tavolo molto grande che aveva inciso sulla sua
superficie le
coordinate di tutti gli oceani.
45
tritoni stavano discutendo animatamente da giorni.
Nessuno
sarebbe uscito di la senza un verdetto finale.
-“Secoli
fa, non si avevano le conoscenze e lo studio che si ha oggi, io
garantisco che
sotto il mio oceano nessuno rischierà la vita.”
-“io
sono
d’accordo con voi maestà, una punizione che
sarà esemplare per la feccia
umana.”- un membrò si alzò dal tavolo.
-“qui
si
incolpano i crimini
di una strega,
crimini per cui l’esilio non va più bene, crimini
per aver messo a repentaglio
la nostra vita e quelle delle nostre famiglie!” –
diceva un tritone dalla lunga
barba bianca.
-“Cari
membri, ci vuole l’approvazione
all’unanimità di tutti voi 45, tritoni saggi,
padri di famiglia, giovani e non, vi chiedo di giudicare la situazione
e di
prendere una decisione a riguardo.” – disse in tono
solerte Re Tritone
alzandosi anche lui. Li osservò uno ad uno, volto dopo
volto, mano dopo mano,
alzarsi in favore della sua mozione.
L’unanimità
era stata raggiunta, la battaglia avrebbe avuto luogo.
-“Bene,
raduniamo le truppe.”
Quando
Ariel seppe cosa suo padre aveva intenzione di fare, tentò
in tutti i modi di
dissuaderlo. –“ Padre, voi state condannando
centinaia di persone innocenti,
umani, per lo sbaglio di pochi!”-
-“Ariel,
sono stato io ad insegnarti la via del perdono ma bisogna anche sapere
fino a
dove si può arrivare a perdonare.” –
Il re
l’aveva guardata con aria ingenua ed estremamente dolce, le
alzò il viso con
una mano –“quando sarai genitore, lo capirai anche
tu.” –
Ariel
stava per protestare cercando di non fare andare suo padre a scatenare
quell’inutile strage.
-“Arren,
non farle compiere qualche sciocchezza, adesso l’affido a
te.” – l’aveva guardato
solennemente e con la sua armatura e il suo tridente, Tritone era
salito in
superficie.
****
-“Riportiamo
quella strega,
tra gli abissi dell’inferno…”-
L’esercito
di uomini pesce era schierato davanti alla scogliera, lì si
ergeva maestoso il
castello del re Eric e della sua consorte
, o almeno, ancora per poco.
Con
l’aiuto di ogni singolo tritone, il Re recitò
l’incantesimo.
“oh tu mare profondo, accogli la nostra
richiesta,
scatena la tua
furia
trasformata in tempesta
Abbatti su
questi umani
l’acqua che per noi è vita,
Rendi al popolo
del mare un
vittoria che tanto è ambita,
Mare Cielo e
Terra uniti
devono essere,
Non va infranto
un
equilibrio che porta il benessere,
un’onda
tanto copiosa
quanto la tua grandezza
per spazzare via
una tale
nefandezza.”
Dette
queste parole dall’orizzonte nacque una piccola onda, man
mano che si
avvicinava triplicava la sua grandezza, cresceva e diventava sempre
più grande,
15, 30, 45 metri. L’esercito s’immerse
sott’acqua e andò dietro l’onda, la
guardavano crescere in attesa della fatale colluttazione.
-“Ariel,
non dovresti stare qui!! Perché non mi ascolti
mai!”-
-“Arren,
non voglio che mio padre compi qualcosa per cui in seguito
porterà il peso del
rimorso.”- Ariel era su uno scoglio, sulla riva, che
osservava Arren,
spingendolo con le mani a rimanere sott’acqua.
Arren
afferrò Ariel prepotentemente per la vita tirandola via
dalla spiaggia.
-“ ma
che
fai! Dove stiamo andando!” – Ariel si dimenava
confusa. Arren la trascinò a
miglia di distanza il più velocemente
possibile, dopodiché le permise di risalire in superficie,
in mezzo al mare,
ormai al sicuro. Ariel si portò una mano sulla bocca per non
gridare quando
l’onda si schiantò sul castello, distruggendolo;
poco davanti a loro una
seconda e una terza onda si formavano ingigantendosi. Ariel assistette
impotente a quello spettacolo. Il castello andava in mille pezzi, la
rocca si
sgretolava rapidamente, l’acqua aveva sommerso le case, i
palazzi, le strade,
le piazze in cui lei era stata, in cui aveva ballato per la prima volta
con
Arren. Le persone che gridavano, i corpi che mano
a mano si vedevano galleggiare nell’acqua,
inermi, privi di vita, quante vittime innocenti per la
stupidità di pochi. Si
voltò sconvolta, con negli occhi tanto terrore. Si
aggrappò disperatamente alla
sola cosa concreta di quell’esistenza, il ragazzo dagli occhi
smeraldo che
aveva di fronte. L’unica cosa che la tratteneva dal fare
follie, la sua motivazione
valida per continuare a vivere. Si strinse forte a lui, tutta quella
distruzione lei la sentiva dentro se; quasi come sentisse i suoi
pensieri, il
giovane la strinse di più, sempre più forte su di
se, chinò il viso sui capelli
bagnati della sua Ariel, chiudendo gli occhi davanti a tanta
disperazione.
-“guardate
ogni corpo fino a che non trovate lei.”- Esortò i
suoi soldati il re stringendo
in una morsa il volto di quell’uomo.
Sarebbe dovuto morire quella notte, durante la tempesta la
nave naufragò
e lui doveva morire, doveva la sua vita ad una figlia del mare che
ingenuamente
aveva visto del buono in lui. Sua figlia aveva infranto tutte le
regole, i suoi
divieti, le punizioni; lo aveva salvato, aveva avuto dei contatti con
lui, si
era sporcata le squame diventando un umana.
Ma
purchè
i figli siano felici si è disposti a passare sopra a tutto.
O forse no.
Guardava
quel ragazzo con ribrezzo, il volto cianotico e gli occhi spalancati ,
morto
annegato, avrebbe voluto tirargli il collo personalmente, sperimentare
su di
lui le più cruente torture, e invece tutto sommato gli aveva
fatto fare una
fine dignitosa.
-“Vostra
maestà, è lei. Era
gravida…?” –
-“Sembra
di si, ma non sembra umano…” –
-“Che
potesse essere…?”-
-“no,
non
importa, ormai è morta, fatela sezionare e distruggere ogni
parte del suo
corpo”- ordinò il re. –
“Evitiamo di ritrovarcela fra un secolo o due
resuscitata da qualche incantesimo.”-
Le
guardie avvolsero il corpo nelle foglie d’alghe immergendosi
nell’acqua, il
mare si stava acquietando, le onde che s’infrangevano
iniziavano a divenire
sempre più piccole, in lontananza il re scorse i rossi
capelli di sua figlia e
una macchia bionda; sul suo viso comparve un flebile sorriso .
Aveva
messo fine una volta per tutte a quell’enorme sbaglio che non
sarebbe mai
dovuto accadere, adesso però le cose erano ritornate per il
verso giusto…
-“e
dopo
il funerale ci sarà un matrimonio da organizzare.”
–
****
-“Ariel!! Sveglia!” – Ariel
aprì gli occhi stropicciandoseli vivacemente.
-“Alina…?”
– non fece in tempo a chiamarla che tutte le altre sorelle la
sovrastarono.
-“Forza
Ariel! Giù dal letto! Non vorrai arrivare in ritardo proprio
oggi!?” – le
diceva Acquata scuotendola. Ariel per tutta risposta tirò su
le coperte e si
girò dall’altra parte per rimettersi a dormire.
-“3…2…1…”
– contarono mentalmente le sorelle.
-“Per
tutti i pesci corallo! Mi devo sposare!” – Ariel
buttò all’aria le coperte, che
iniziarono a fluttuare, tutte le sue sorelle presero a ridere come
delle matte.
-“oh…
cielo! Sono in ritardo? Che ore sono? Dov è il vestito?!
Acquata per i capelli
come faccio??” – Ariel era esasperata
-“Ariel,”
– iniziò Attina –“ tanto per
cominciare respira, adesso pensiamo a tutto noi,
stai tranquilla.” –
-“si
ma
l’abito?” –
-“l’abito
è di là, tranquilla, andrà tutto
bene!” – cercarono di rassicurarla le sorelle.
-“no
che
non va bene! Sto per sposarmi!” –
-“Ariel
non avrai mica cambiato idea?”-
-“no!
Certo che no! Però…”- come svegliata da
un lungo sogno, la realtà attraverso i
suoi pensieri come un vento gelido
-“Però
cosa?”
-“sto
per legarmi per
sempre ad un'altra persona” – dico dopo un breve
esitazione. Non credevo che
dirlo a voce alta aumentasse ancora di più le mie paure,
sono spaventata, sto
per compiere un passo irreversibile, le voci delle mie sorelle
diventano
lontane. Non mi ero resa conto di nuotare verso la stanza di Arren. Non
dovrei,
lo sposo non dovrebbe vedere la sposa, ancora non ne ho
l’aspetto ma credo
valga ugualmente. I corridoi oggi sembrano più vicini, in un
battibaleno sono
davanti alla sua porta, esito ad aprirla. È davvero questo
che voglio? Qualcuno
risponde al posto mio, perchè la porta si apre.
-“Ariel
ma !” – Arren
chiude istintivamente gli occhi. Si stava abbottonando la camicia, sul
suo
letto intravedo i vestiti che deve mettersi –“non
dovresti essere qua!” – mi
rimprovera.
-“lo
so… ma avevo bisogno
di vederti.” – entro e chiudo la porta dietro di
me, questo è un discorso
privato.
Arren apre gli
occhi –“ hai
cambiato idea?” – le sue parole rimbombano nella
mia testa vuota.
-“ Non
ho cambiato idea,
non credo… ma ho
fatto un pensiero che
mi ha spaventata.” –
-“che
pensiero?” – si siede
sul letto e mi osserva con quello sguardo preoccupato, non so
perché, non so
per quale arcano motivo, ma vedendo la sua tranquillità,
rivedendo i suoi occhi
gentili mi sono rasserenata; non sto sposando uno sconosciuto, sto
sposando il
mio Arren di sempre. Ci scambieremo le nostre promesse
d’amore… ci è già
successo, solo che ci saranno molte più persone.
-“Ariel?”
– la sua voce mi
richiama alla realtà.
-“niente…
lascia stare, era
una stupidaggine.” – nuotai verso la porta, e lui
mi venne incontro,
probabilmente per fermarmi. –“pensavo solo,
“da oggi la mia vita
cambierà…”
invece mi sbagliavo.” – Avevo intuito bene, Arren
chiude la porta con la sua
mano sinistra, non mi lascerà andare finché non
gli dirò tutto quello che avevo
intenzione di dirgli.
–“perché?”- la sua voce
è profonda, tipico suo di quando
vuole detto qualcosa… ormai lo conosco abbastanza bene.
-“perché
la mia vita era
già cambiata, solo che non lo sapevo.” –
Mi guarda ancora
allentando
la presa sulla porta.
-“è
cambiata il giorno in
cui t’incontrai, quel giorno capii che anche un raggio di
sole può arrivare
nell’abisso.”-
Arren si
avvicinò per darle un bacio, Ariel lo spinse leggermente
via, sapeva quanto
fosse suscettibile Arren quando si sentiva rifiutato.
Come da
lei previsto, fece una faccia stranita e mortificata al tempo stesso,
-“ no
amore mio… ancora no.” – gli fece la
linguaccia e uscì dalla stanza sorridente,
adesso doveva andare a prepararsi, doveva farsi bella per il suo Arren.
****
Tutti gli occhi erano puntati sulla sposa, un candido anemone bianco
che entrava
dalla navata principale, questo sembrava. Il vestito bianco ondeggiava
facendo
muovere strati e strati di stoffa diversa, strati di merletti, alcuni
semitrasparenti, tulle a non finire e pietre incastonate qua e la. Il
corpetto
semitrasparente bianco, copriva a malapena la pancia di Ariel con
ghirigori
bianchi, il seno invece era decorato con gemme incastonate, che
terminando con
una scollatura a cuore, il velo bianco calato sul volto spiccava
egregiamente
andando in contrasto con il rosso acceso dei capelli. Il cuore le
batteva
fortissimo, percorreva la navata da sola, suo padre
l’aspettava all’altare per
celebrare le nozze, Arren era li, che l’aspettava.
L’imbarazzo
era sul volto dei giovani, Ariel arrivò da Arren la quale le
tolse il velo,
specchiandosi nei suoi occhi celesti.
–“ciao”
–
le sorrise lui.
-“ciao”
–
si presero per mano e la cerimonia iniziò.
****
“….E
vuoi
tu prendere Arrene Versiv come tuo legittimo sposo, per amarlo,
onorarlo per il
resto dell’eternità?”- chiese
solennemente il padre.
-“si
lo
voglio.”- disse Ariel commossa, e dopo il suo giuramento si
voltò verso Arren
per lo scambio degli anelli e la cerimonia delle code.
-“Adesso
intrecciate le code e scambiatevi gli anelli” –
Fu un
momento solenne, qualcuno in sala pianse, i due sposi erano molto
emozionati,
si vedeva chiaramente. –“Adesso vi dichiaro marito
e moglie”- disse tritone.
-“Arren,
abbi cura della mia bambina…” – disse
commosso il re –“Puoi baciare la sposa”-
-“Adesso
puoi” – le sorrise Ariel avvicinandosi anche lei
per scambiarsi il primo bacio
da sposati.
La festa
si spostò nella grande sala centrale dove un banchetto era
stato allestito con
le pietanze più prelibate, i due novelli sposi erano seduti
al capotavola,
tutt’intorno invece vi erano gli invitati e ovviamente i
familiari , si
aprirono le danze e tutti si divertirono molto anche se, i
più felici erano
Ariel e Arren. Finalmente avevano coronato il loro amore, erano uniti e
niente
e nessuno avrebbe potuto divederli adesso, l’indomani
sarebbero partiti in
viaggio di nozze, sarebbero andati nell’oceano indiano,
passando a salutare la
famiglia di Arren che ancora non aveva potuto conoscere Ariel di
persona,
purtroppo non avevano potuto partecipare alle nozze, ma avevano
comunque fatto
le felicitazioni qualche giorno prima con dei messaggeri.
-“mi
gira
un po’ la testa”- disse Ariel appoggiando il capo
sulla spalla di Arren.
-“abbiamo
ballato per diverse ore, gira anche a me!” – mise
in braccio intorno alla vita
della consorte e si avviarono verso la veranda esterna, lasciando la
sala
stracolma di invitati che danzavano allegramente.
-“e
così…
adesso siamo sposati …” –
iniziò Ariel
-“eh
già”
– disse allegro Arren mentre le stringeva la vita.
Ariel gli
rivolse uno sguardo solenne.
-“Arren,
adesso che finalmente siamo sposati…
quanto ancora pensi di tenere in ostaggio il mio
pettine?”-
-“ahahAh”
– rise di gusto lui.
-“credevi
non mi sarei accorta che mancava dalla grotta?”- insistette
lei scherzosamente.
Il
ragazzo biondo taceva placidamente.
-“avanti
confessa!”
-“Ormai
è
diventato mio… arrenditi.” –
Ariel gli
diede due buffetti sul petto.
-“chissà
se non mi fossi pettinata i capelli quella sera noi magari non ci
saremmo mai
conosciuti…”-
-“è
stata
colpa del destino!”-sospirò lui
La ragazza
dai capelli rossi appoggiò il capo sulla sua spalla
concentrandosi a guardare
il mare che aveva davanti a se; guardando così lontano fino
a che le case non
si mischiavano al blu oltremare del fondale.
-“adesso
ci aspetta l’infinito, sarà nostro per
sempre.”- proferì lui
-“la
nostra storia è appena iniziata, ed è ancora
tutta da scrivere…” –
continuò
lei.
I due
ragazzi si guardarono negli occhi per istanti lunghi minuti interi, una
voce li
interruppe –“ah eccovi qui, è il momento
di tagliare la torta” – Sebastian li
richiamò dentro. Tutti erano felici e ognuno si avvicinava a
congratularsi con
la coppia felice.
-“Arren
tutto bene?” – Ariel notò che Arren era
distratto e guardava fuori dalla
finestra.
-“si,
scusa. Credevo di aver visto un’ombra ma sarà
stata la mia impressione…” –
Arren le
sorrise e continuarono a mangiare la torta.
Da
lontano, dietro una siepe di alghe vi era uno strano movimento.
Due
ombre, una piccina e una più grande e scura osservarono
torvi tutta la scena.
“me la
pagherai” detto ciò
sparirono nell’oscurità dell’abisso.
Salve a
tuuuutiiii
Bene sono in
parecchio
ritardo di qualche mese… suppongo XDspero che il finale vi
sia piaciuto in
qualche modo… per le ultime righe, beh ho pensato ad un bel
finale aperto! Ho
delle idee per una seconda serie ma nel caso non dovessi concretizzare
niente,
almeno questa l’ho finita. Ringrazio tutti quelli che mi
hanno seguita fin qui,
lacrimuccia che scende. E beh , non sono tipo da finali lacrimosi
quindi,
a presto!
Clara_Oswin
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