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Maurizio cercava in tutti i
modi di far impazzire Michele.
Gli appariva ogni volta che
sembrava tranquillo, una volta sul divano, un altra sulla porta della
camera, un altra nella vasca.
Non gli dava tregua da ormai
una settimana e ciò cominciava a dare i suoi frutti.
Michele era diventato troppo
nervoso, si aggirava per casa guardingo e i suoi occhi scrutavano
ogni angolo nell'ombra sicuri di trovarci un bambino che lo
osservava.
Ogni volta l'aspetto di
Maurizio era sempre più macabro.
Inutile dire che Laura aveva
cominciato ad osservare Michele in modo strano e preoccupato come se
capisse che c'era qualcosa che non andava.
Era dimagrito di qualche
chilo ed era sempre pallido e teso.
Maurizio si chiedeva per
quanto ancora avrebbe retto prima di impazzire del tutto.
“Tesoro, perché
sposti sempre la foto?” Gli aveva chiesto Laura passando
davanti al mobile e sistemando la foto con Maurizio per l'ennesima
volta.
Michele aveva sgranato gli
occhi e aveva borbottato qualcosa di incomprensibile in risposta.
Mentre si allontanava
Michele, con orrore, vide Maurizio spostare nuovamente la foto di
lato sorridendogli maligno.
Michele si svegliò di
soprassalto nel cuore della notte sudato e con il cuore a mille.
Si guardò intorno e
poi il suo sguardo cadde su Laura che dormiva serena al suo fianco.
La guardò per un paio
di minuti mentre il cuore rallentava ed il respiro tornava regolare.
Un movimento colto con la
coda dell'occhio lo fece voltare in direzione della porta.
Lì però non
c'era nulla.
Cercando di calmarsi si
sfregò la fronte con la mano chiudendo gli occhi.
Non ne poteva più di
quelle inquietanti apparizioni.
Lo vedeva continuamente, in
ogni angolo della casa c'era Maurizio.
Sembrava assurdo ma lui lo
vedeva nonostante fossero ormai passati diversi anni dalla sua morte.
Forse stava impazzando non
lo sapeva.
Mentre pensava a ciò
aprì gli occhi e un movimento dal fondo del letto catturò
la sua attenzione.
Attese trattenendo il
respiro incapace di distogliere lo sguardo da quel punto.
Come in un incubo da dietro
la testiera del letto vide un ciuffo di capelli spuntare lentamente.
Con il cuore in gola guardò
spuntare la fronte e gli occhi, quegli occhi contornati da scure
occhiaie con la pupilla lucida persa in quel bianco iniettato di
sangue, erano fissi su di lui.
Per un attimo tutto rimase
così finché l'intero volto venne fuori di scatto e
Michele se ritrovò a guardare la bocca del bambino.
Una bocca orrenda dai denti
marci e neri.
Dal buco di un dente
mancante vide far capolino un raccapricciante verme bianco latte che
prese a strisciare sul labbro inferiore fino a scendere verso il
mento.
Un conato di vomito gli
squassò le viscere.
Così com'era apparso
Maurizio sparì.
Michele tremante si alzò
dal letto dirigendosi in cucina.
Aprì il frigo e si
versò un bicchiere d'acqua gelata.
Al buio si aggirò per
il salottino finché finì col piede su qualcosa di
bagnato.
Era una sostanza viscosa e
calda.
“Ma che diavolo...”
Borbottò mentre accendeva la luce.
Il bicchiere gli sfuggì
di mano mentre guardava il suo piede insanguinato e con gli occhi
andava alla pozza di sangue ai piedi del ripiano in marmo.
Una lunga scia segnava il
legno e, adagiato sul marmo scuro, giaceva il corpo di Maya.
Il pelo candido della gatta
era intriso di sangue, il conato trattenuto in precedenza stavolta
ebbe sfogo dopo aver visto la zampina della gatta aperta in due come
una mela.
Dal tessuto fuoriuscivano
brandelli di tendini ed ossa mentre il sangue scendeva copioso
gocciolando a terra.
A lettere cubitali scritta
col sangue c'era una frase:
“Sono tornato per te.”
ANGOLINO
DELL'AUTRICE:
Ciao
ragazzi!
Piaciuto
questo capitolo?
Vi
ringrazio in anticipo per le recensioni che lascerete e per la
pazienza che avete nell'attendere i miei aggiornamenti.
Siete
fantastici.
Un
bacione da Fly90.
Ps:
grazie a chi legge!
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