AU BAR 9
Sbadigli, sospiri; scalciano via le coperte.
Miles che abbraccia Bass, lo trattiene, non ha per niente voglia di
lasciarlo andare; si girano e si rigirano, Bass che cerca di alzarsi e
Miles che lo riacchiappa tutte le volte, urta la sveglia che finisce a
terra con un tonfo.
- Non puoi andartene... Ti voglio, - geme Miles, non ancora del tutto
sveglio, stringendolo forte intorno alla vita e ribaltandolo sul letto,
inchiodandolo giù col suo peso per non farselo sfuggire.
Bass si divincola, ma poi, dopo le prime coccole, cede e si arrende, è più forte di lui.
- Stanotte ho fatto un sogno stranissimo... - mugola, un istante prima
che Miles lo prenda, e poi sussulta, preso alla sprovvista.
- Che sogno? - chiede Miles distrattamente, troppo preso da lui, dalla
sua pelle, dal suo profumo, dal suo tepore, dai suoi lievi ansimi e
dalla sua espressione tenera e assonnata.
- Non c'era più l'elettricità... E io e te guidavamo un
esercito... E combattevamo con le spade, - cerca di spiegare,
affannato, tra un bacio e l'altro. Miles ride.
- Interessante, - dice, continuando a baciarlo. Quando è con
lui, non capisce più niente. A volte, quando lo tiene tra le
braccia, quasi non ci crede che quel piccolo miracolo sia lì,
tutto per lui, a sua disposizione. Bass è tutto ciò di
cui ha bisogno.
- E avevamo delle divise fighissime, e i carri, e i cavalli, - continua
Bass, eccitato, - e una specie di piccolo regno tutto nostro, e-- - un
gemito lo interrompe. Miles lo bacia sul collo, succhia fino a
lasciargli il segno.
Bass chiude gli occhi, ha perso il filo del discorso. Non ricorda
più cosa voleva dirgli. Gli sembra quasi di vederle, le parole,
mentre scivolano tra le loro mani giunte, sulle loro spalle, tra i
capelli. Ne raccoglie solo due, quelle più semplici, necessarie.
- Ti amo, - sussurra, abbandonandosi del tutto.
- Ti amo anch'io, - gli risponde Miles, con lo stesso trasporto,
inondandosi gli occhi del suo azzurro, le mani dei suoi riccioli
biondi, le orecchie dei suoi respiri. Perfetto. Non troverebbe parola migliore per descrivere il momento che sta vivendo, con l'uomo che ama.
Lo tiene abbracciato e si incanta a guardarlo, dopo. Sono sdraiati l'uno tra le braccia dell'altro, i volti vicinissimi.
- Sai una cosa? - gli dice, sfiorandogli la spalla. - Se anche
scoppiasse la fine del mondo, io e te insieme ce la faremmo. Con i
carri, e i cavalli, e tutto il resto, - sorride, e Bass si scioglie.
Tutte le volte che Miles sorride, non riesce a trattenersi e gli
risponde allo stesso modo, quasi di riflesso. È come guardarsi
allo specchio.
- Lo so, - risponde, con tono dolce, prendendogli la mano. Miles lo bacia sulla fronte.
Restano in silenzio per un po'. Fuori la giornata è stupenda,
è quasi un peccato andare a lavoro. Stanno entrambi pensando che
non ne hanno voglia. Bass è il primo a tornare alla
realtà.
- Ma che ore sono? - chiede.
Miles si volta, cerca la sveglia che non c'è.
- Boh... - La ritrova in un angolo, la raccoglie. - Merda! - impreca, realizzando che faranno tardi anche quel giorno.
Si preparano in fretta, rimandano la colazione a quando arriveranno al bar.
Miles si ritrova con i calzini spaiati, come sempre. Il disordine ce l'ha nel dna.
Bass si asciugò la fronte con il dorso della mano. Faceva sempre
più caldo, e sia lui che Miles non facevano che correre da un tavolo
all'altro senza un attimo di tregua.
- Forse dovremmo assumere qualche aiutante, - suggerì. Miles aggrottò le sopracciglia, valutando l'ipotesi.
- Non so, - disse. - Forse dobbiamo solo organizzarci meglio...
Impilò una serie di piatti da infilare nella lavastoviglie, poi riempì un vassoio di aperitivi.
-
Resta qui, riposati un attimo. Ci penso io, - disse, posandogli un
bacio rapido sulla guancia. Bass sospirò. Era esausto. Il caldo gli
portava via le energie, si sentiva sempre a terra. Ci metteva un po' ad
abituarsi alla nuova stagione. Miles cercava di farsi in quattro per
alleggerirgli il lavoro, nonostante soffrisse il caldo più di lui,
perché gli dispiaceva vederlo stremato e abbattuto quando tornavano a
casa la sera. Bass apprezzava la sua premura, ma non voleva che finisse
tutto sulle sue spalle, non gli sembrava giusto.
Bevve un sorso d'acqua, fece un bel respiro, poi prese il blocchetto e uscì di nuovo per prendere le ordinazioni.
Quella
sera lasciarono le finestre aperte. Il vento leggero, raro ma ostinato,
di tanto in tanto faceva ondeggiare le tende sottili. Miles era già a
letto, se ne stava disteso con le mani intrecciate sullo stomaco a
guardare Bass che, in maglietta e boxer, scalpicciava a piedi nudi
nella stanza riordinando le proprie cose, perché era stato l'ultimo a
cambiarsi.
- Dai, vieni qua, - lo chiamò Miles, battendo la mano sul
materasso. - Non ti sembra una crudeltà farmi aspettare? - aggiunse,
scherzando. Era stanco, e voleva Bass accanto a sé. Bass era la sua
ricompensa, il suo caricabatterie. Si sentiva subito meglio, se lo
aveva vicino.
L'altro non si fece aspettare. Si sdraiò al suo
fianco, posando la testa sul suo petto. Miles gli circondò le spalle
con un braccio. Adorava potersi godere il silenzio, la tranquillità, la
vicinanza della persona che amava. Condividere il silenzio era quasi
più intimo che fare l'amore. Potevano sentire distintamente l'uno il
respiro dell'altro, si liberavano la mente. Accarezzò Bass pigramente,
quasi fosse un gatto. L'altro ricambiò, lo coprì di baci. Lo vedeva
stanco, e ne era dispiaciuto. Sapeva che stava dando fondo alle sue
energie per aiutarlo, e la cosa lo commuoveva. Miles aveva sempre
anteposto il benessere di Bass al proprio, si era sempre preso cura di
lui in modo del tutto incondizionato e totale. Un vecchio ricordo
tornò alla mente di Bass, erano piccoli, ma non riusciva a ricordare quanto:
sembrava passata una vita.
-
Ehi, Bass, tranquillo, - Miles lo aveva accarezzato sulla testa, lo
aveva attirato a sé. Bass era provato ed esausto. Avevano percorso quel
tratto di sentiero mille e mille volte, e non avevano mai trovato
ostacoli. Quel giorno invece un sasso o un ramo spezzato, chissà, si
erano infilati nei raggi della sua bicicletta, era caduto, rovinando
poco lontano. Miles si era immediatamente fermato e gli si era seduto
accanto. La caviglia di Bass era gonfia e dolorante. Gli faceva male,
ma non voleva lasciarsi andare, lottò contro l'istinto di piangere.
Miles gli aveva sfilato delicatamente la scarpa, cercando di non fargli
male, per valutare il danno. Sapeva che si stava trattenendo per non
scoppiare a piangere, anche se dopo una botta del genere lo avrebbe
capito benissimo. Gli aveva fatto una carezza di incoraggiamento.
- Sei stato
bravissimo, - gli aveva detto, tenendolo vicino. - Sei stato davvero bravo,
pulcino.
Bass ancora ansimava. Il dolore non era ancora passato, ma la presenza
e i gesti di Miles lo distraevano, riusciva a sopportarlo meglio. Aveva
sibilato tra i denti, quando aveva cercato di muoversi. Si era nascosto
contro la spalla di Miles, aveva piangiucchiato in silenzio. Voleva
mostrarsi forte, non voleva fare il ragazzino che si spaventa per
qualsiasi stupidaggine. E poi c'era Miles, con lui. Non poteva
succedergli niente di male, Miles sapeva sempre cosa fare. Sarebbe
andato tutto bene.
Aveva tirato su col naso.
- Vedi? Riesci a muoverlo, - gli aveva detto Miles, accarezzandogli la
guancia. - È solo una storta. Fa male, ma guarirà presto.
Lo aveva preso in braccio, per non farlo camminare, e così lo aveva
portato a casa, una camminata di cinque chilometri con quel fagottino
spaventato stretto tra le braccia. Quando Bass fu al sicuro nella sua
stretta, qualsiasi proposito di non scoppiare a piagnucolare
come un bambino andò a farsi fottere. Era troppo sollevato che
ci fosse Miles a prendersi cura di lui. Con le lacrime, scivolò
via anche la paura che aveva provato in quel momento.
Sorrise,
intenerito, si strinse di più a Miles. Non era cambiato niente. Miles
era e sarebbe sempre stato il suo unico punto di riferimento, la sua
colonna, il suo guardiano.
Miles notò il modo in cui Bass lo
stava guardando, con un sorriso lieve e gli occhi azzurri che quasi
brillavano, e gli diede un buffetto affettuoso sulla guancia.
- Che hai? - gli chiese, sorridendo. Gli piaceva essere guardato in
quel modo, gli piaceva vedere l'amore nei suoi occhi, anche se non lo
avrebbe mai ammesso apertamente.
- Pensavo a una cosa, - rispose Bass, evasivo, senza smettere di sorridere.
- Cosa? - insistette Miles, accarezzandolo, perso dentro le sue iridi celesti.
- Che sei sempre stato il mio angelo custode, - ammise Bass, in un soffio, prima di baciarlo ancora, e ancora, e ancora.
Rimasero
a coccolarsi finché il sonno non li vinse. Bass fu estremamente dolce;
era il suo modo di ringraziarlo per tutto quello che ogni singolo
giorno Miles faceva per lui.
Si addormentarono, mentre il vento trascinava nella loro stanza il profumo dell'estate in arrivo.
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