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Autore: Ambaraba    27/05/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
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Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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AU BAR 9 Sbadigli, sospiri; scalciano via le coperte.
Miles che abbraccia Bass, lo trattiene, non ha per niente voglia di lasciarlo andare; si girano e si rigirano, Bass che cerca di alzarsi e Miles che lo riacchiappa tutte le volte, urta la sveglia che finisce a terra con un tonfo.
- Non puoi andartene... Ti voglio, - geme Miles, non ancora del tutto sveglio, stringendolo forte intorno alla vita e ribaltandolo sul letto, inchiodandolo giù col suo peso per non farselo sfuggire.
Bass si divincola, ma poi, dopo le prime coccole, cede e si arrende, è più forte di lui.
- Stanotte ho fatto un sogno stranissimo... - mugola, un istante prima che Miles lo prenda, e poi sussulta, preso alla sprovvista.
- Che sogno? - chiede Miles distrattamente, troppo preso da lui, dalla sua pelle, dal suo profumo, dal suo tepore, dai suoi lievi ansimi e dalla sua espressione tenera e assonnata.
- Non c'era più l'elettricità... E io e te guidavamo un esercito... E combattevamo con le spade, - cerca di spiegare, affannato, tra un bacio e l'altro. Miles ride.
- Interessante, - dice, continuando a baciarlo. Quando è con lui, non capisce più niente. A volte, quando lo tiene tra le braccia, quasi non ci crede che quel piccolo miracolo sia lì, tutto per lui, a sua disposizione. Bass è tutto ciò di cui ha bisogno.
- E avevamo delle divise fighissime, e i carri, e i cavalli, - continua Bass, eccitato, - e una specie di piccolo regno tutto nostro, e-- - un gemito lo interrompe. Miles lo bacia sul collo, succhia fino a lasciargli il segno.
Bass chiude gli occhi, ha perso il filo del discorso. Non ricorda più cosa voleva dirgli. Gli sembra quasi di vederle, le parole, mentre scivolano tra le loro mani giunte, sulle loro spalle, tra i capelli. Ne raccoglie solo due, quelle più semplici, necessarie.
- Ti amo, - sussurra, abbandonandosi del tutto.
- Ti amo anch'io, - gli risponde Miles, con lo stesso trasporto, inondandosi gli occhi del suo azzurro, le mani dei suoi riccioli biondi, le orecchie dei suoi respiri. Perfetto. Non troverebbe parola migliore per descrivere il momento che sta vivendo, con l'uomo che ama.
Lo tiene abbracciato e si incanta a guardarlo, dopo. Sono sdraiati l'uno tra le braccia dell'altro, i volti vicinissimi.
- Sai una cosa? - gli dice, sfiorandogli la spalla. - Se anche scoppiasse la fine del mondo, io e te insieme ce la faremmo. Con i carri, e i cavalli, e tutto il resto, - sorride, e Bass si scioglie. Tutte le volte che Miles sorride, non riesce a trattenersi e gli risponde allo stesso modo, quasi di riflesso. È come guardarsi allo specchio.
- Lo so, - risponde, con tono dolce, prendendogli la mano. Miles lo bacia sulla fronte.
Restano in silenzio per un po'. Fuori la giornata è stupenda, è quasi un peccato andare a lavoro. Stanno entrambi pensando che non ne hanno voglia. Bass è il primo a tornare alla realtà.
- Ma che ore sono? - chiede.
Miles si volta, cerca la sveglia che non c'è.
- Boh... - La ritrova in un angolo, la raccoglie. - Merda! - impreca, realizzando che faranno tardi anche quel giorno.
Si preparano in fretta, rimandano la colazione a quando arriveranno al bar.
Miles si ritrova con i calzini spaiati, come sempre. Il disordine ce l'ha nel dna.

Bass si asciugò la fronte con il dorso della mano. Faceva sempre più caldo, e sia lui che Miles non facevano che correre da un tavolo all'altro senza un attimo di tregua.
- Forse dovremmo assumere qualche aiutante, - suggerì. Miles aggrottò le sopracciglia, valutando l'ipotesi.
- Non so, - disse. - Forse dobbiamo solo organizzarci meglio...
Impilò una serie di piatti da infilare nella lavastoviglie, poi riempì un vassoio di aperitivi.
- Resta qui, riposati un attimo. Ci penso io, - disse, posandogli un bacio rapido sulla guancia. Bass sospirò. Era esausto. Il caldo gli portava via le energie, si sentiva sempre a terra. Ci metteva un po' ad abituarsi alla nuova stagione. Miles cercava di farsi in quattro per alleggerirgli il lavoro, nonostante soffrisse il caldo più di lui, perché gli dispiaceva vederlo stremato e abbattuto quando tornavano a casa la sera. Bass apprezzava la sua premura, ma non voleva che finisse tutto sulle sue spalle, non gli sembrava giusto.
Bevve un sorso d'acqua, fece un bel respiro, poi prese il blocchetto e uscì di nuovo per prendere le ordinazioni.

Quella sera lasciarono le finestre aperte. Il vento leggero, raro ma ostinato, di tanto in tanto faceva ondeggiare le tende sottili. Miles era già a letto, se ne stava disteso con le mani intrecciate sullo stomaco a guardare Bass che, in maglietta e boxer, scalpicciava a piedi nudi nella stanza riordinando le proprie cose, perché era stato l'ultimo a cambiarsi.
- Dai, vieni qua, - lo chiamò Miles, battendo la mano sul materasso. - Non ti sembra una crudeltà farmi aspettare? - aggiunse, scherzando. Era stanco, e voleva Bass accanto a sé. Bass era la sua ricompensa, il suo caricabatterie. Si sentiva subito meglio, se lo aveva vicino.
L'altro non si fece aspettare. Si sdraiò al suo fianco, posando la testa sul suo petto. Miles gli circondò le spalle con un braccio. Adorava potersi godere il silenzio, la tranquillità, la vicinanza della persona che amava. Condividere il silenzio era quasi più intimo che fare l'amore. Potevano sentire distintamente l'uno il respiro dell'altro, si liberavano la mente. Accarezzò Bass pigramente, quasi fosse un gatto. L'altro ricambiò, lo coprì di baci. Lo vedeva stanco, e ne era dispiaciuto. Sapeva che stava dando fondo alle sue energie per aiutarlo, e la cosa lo commuoveva. Miles aveva sempre anteposto il benessere di Bass al proprio, si era sempre preso cura di lui in modo del tutto incondizionato e totale. Un vecchio ricordo tornò alla mente di Bass, erano piccoli, ma non riusciva a ricordare quanto: sembrava passata una vita.

- Ehi, Bass, tranquillo, - Miles lo aveva accarezzato sulla testa, lo aveva attirato a sé. Bass era provato ed esausto. Avevano percorso quel tratto di sentiero mille e mille volte, e non avevano mai trovato ostacoli. Quel giorno invece un sasso o un ramo spezzato, chissà, si erano infilati nei raggi della sua bicicletta, era caduto, rovinando poco lontano. Miles si era immediatamente fermato e gli si era seduto accanto. La caviglia di Bass era gonfia e dolorante. Gli faceva male, ma non voleva lasciarsi andare, lottò contro l'istinto di piangere. Miles gli aveva sfilato delicatamente la scarpa, cercando di non fargli male, per valutare il danno. Sapeva che si stava trattenendo per non scoppiare a piangere, anche se dopo una botta del genere lo avrebbe capito benissimo. Gli aveva fatto una carezza di incoraggiamento.
- Sei stato bravissimo, - gli aveva detto, tenendolo vicino. - Sei stato davvero bravo, pulcino.
Bass ancora ansimava. Il dolore non era ancora passato, ma la presenza e i gesti di Miles lo distraevano, riusciva a sopportarlo meglio. Aveva sibilato tra i denti, quando aveva cercato di muoversi. Si era nascosto contro la spalla di Miles, aveva piangiucchiato in silenzio. Voleva mostrarsi forte, non voleva fare il ragazzino che si spaventa per qualsiasi stupidaggine. E poi c'era Miles, con lui. Non poteva succedergli niente di male, Miles sapeva sempre cosa fare. Sarebbe andato tutto bene.
Aveva tirato su col naso.
- Vedi? Riesci a muoverlo, - gli aveva detto Miles, accarezzandogli la guancia. - È solo una storta. Fa male, ma guarirà presto.
Lo aveva preso in braccio, per non farlo camminare, e così lo aveva portato a casa, una camminata di cinque chilometri con quel fagottino spaventato stretto tra le braccia. Quando Bass fu al sicuro nella sua stretta, qualsiasi proposito di non scoppiare a piagnucolare come un bambino andò a farsi fottere. Era troppo sollevato che ci fosse Miles a prendersi cura di lui. Con le lacrime, scivolò via anche la paura che aveva provato in quel momento.

Sorrise, intenerito, si strinse di più a Miles. Non era cambiato niente. Miles era e sarebbe sempre stato il suo unico punto di riferimento, la sua colonna, il suo guardiano.
Miles notò il modo in cui Bass lo stava guardando, con un sorriso lieve e gli occhi azzurri che quasi brillavano, e gli diede un buffetto affettuoso sulla guancia.
- Che hai? - gli chiese, sorridendo. Gli piaceva essere guardato in quel modo, gli piaceva vedere l'amore nei suoi occhi, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente.
- Pensavo a una cosa, - rispose Bass, evasivo, senza smettere di sorridere.
- Cosa? - insistette Miles, accarezzandolo, perso dentro le sue iridi celesti.
- Che sei sempre stato il mio angelo custode, - ammise Bass, in un soffio, prima di baciarlo ancora, e ancora, e ancora.
Rimasero a coccolarsi finché il sonno non li vinse. Bass fu estremamente dolce; era il suo modo di ringraziarlo per tutto quello che ogni singolo giorno Miles faceva per lui.
Si addormentarono, mentre il vento trascinava nella loro stanza il profumo dell'estate in arrivo.
  
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