AU BAR 11
La mattina dopo, Miles spegne la sveglia per non disturbare Bass e Miles Jr, che dormono della grossa.
In particolare, vuole godersi Bass ancora un po', senza l'ansia di fare
tardi. Lo guarda dormire, a pancia in giù, una mano scivolata
oltre il bordo del letto fino al cesto di plastica gialla dove Miles
Jr, altrettanto assonnata, se ne sta rintanata nel guscio a ronfare.
Senza pensarci troppo, Miles allunga una mano e gli accarezza un
fianco. Bass mugola, nel dormiveglia; ritira la mano e la posa su
quella di Miles, invitandolo a cingergli la vita. All'altro non resta
che obbedire.
- Buongiorno, - sussurra sul suo orecchio, prima di affondare il naso
tra i suoi riccetti. Gli strappa un sorriso, anche se non può
vederlo, perché Bass se ne sta con la faccia nascosta contro il
cuscino. Però la presenza di Miles, che lo ha preso per mano
riportandolo dal mondo dei sogni alla realtà, è
così affettuosa e insistente che non può non voltarsi.
Sente Miles accarezzargli piano la guancia, prima di baciarlo sulla
fronte.
- Buongiorno a te, - gli risponde, intenerito. Miles lo bacia ancora.
Adora vedere i suoi occhioni blu assonnati aprirsi piano piano. Gli
sembra di assistere a un evento straordinario, ogni singolo giorno, e a
volte quasi non riesce a crederci che quei piccoli pezzi di cielo si
schiudano proprio per lui, solo per lui. Si sente fortunato.
Si prende qualche minuto per baciarlo ancora, per accarezzarlo un po'.
Bass si volta del tutto, si sdraia sulla schiena, ricambia. Gli piace
il lato dolce di Miles. Gli regala sempre degli ottimi risvegli.
Ricorda di quando, i primi tempi, Miles si vergognava di manifestare
quello che sentiva. Era così goffo e impacciato! L'immagine di
Miles ragazzino gli strappò un enorme sorriso. Era come cercare
di sciogliere una pietra. Poi, un po' per volta, aveva messo da parte
la timidezza e da quel momento non perdeva un'occasione per stargli
addosso, per dimostrargli e dirgli che gli voleva bene.
- Vado a preparare la colazione, - dice Miles, baciandogli la spalla. -
Tu resta ancora un po', - aggiunge, - stasera facciamo tardi.
Bass si desta dal torpore piacevole in cui è sprofondato di nuovo, alza un sopracciglio, perplesso.
- Perché? - chiede, confuso.
- Stasera c'è la partita, - Miles risponde accarezzandogli piano la spalla,
scendendo lungo il braccio, il gomito piegato, l'avambraccio, il polso.
Risale. Bass si muove appena, lascia andare un sospiro.
- È vero, l'avevo dimenticato... - chiude gli occhi, come per
rimuovere il pensiero. Faranno il doppio del lavoro, e probabilmente
non riusciranno a chiudere prima dell'una o le due.
Miles lo distrae dai suoi pensieri, lo invita a sorridere invece di preoccuparsi.
- Dai, che ci divertiamo anche noi, sarà pieno di gente... -
dice, baciandolo ancora, e ancora, e ancora. Se appena sveglio Bass non
aveva voglia di alzarsi dal letto, ora che Miles gli ha appena
ricordato quale impegno hanno - e soprattutto dal momento che continua
a baciarlo - la voglia ha fatto le valigie e se ne è andata via
definitivamente. Ma Miles poi si sposta, si alza, si infila i
pantaloni e scivola fuori dal letto.
- E lei? Lei cosa mangia? - chiede, indicando Miles Jr che ha appena iniziato a tirar fuori la testa dal guscio.
- Tutto quello che trovi, basta che sia verde, - risponde Bass, riprendendo ad accarezzare la loro piccola ospite.
Miles, in cucina, si rende conto di quanto saranno strane le loro mattine, da quel giorno in poi, e sorride.
Non ha mai sminuzzato verdurine alle sei di mattina.
- Kurt, ciao, ciao ragazzi... Prego, mettetevi comodi, le birre arrivano subito.
Miles
cercava di sistemare tutti nel modo migliore, evitando di ammassare
troppi avventori nello stesso posto. Erano gruppetti di gente che
conoscevano, per lo più: gente che si faceva vedere spesso da quelle
parti, soprattutto di sera, una volta staccato dal lavoro. L'atmosfera
era quella di una grande rimpatriata tra amici, di tutte le età, dai
ragazzini ai nonnetti. C'erano studenti, operai, professionisti, gente
in jeans e maglietta e altri con la camicia - con cui quel giorno si
erano recati in ufficio - con le maniche tirate su. Miles non andava
pazzo per il calcio, lui e Bass avevano seguito sempre e solo il rugby.
Però gli faceva piacere vedere tante persone così diverse sedute allo
stesso tavolo a condividere del tempo libero.
Bass, invece, in
cucina, non poteva gustare l'aspetto poetico di tutta la faccenda. Era
troppo impegnato a preparare stuzzichini e vassoi, aperitivi e panini.
Sapeva di doverne sfornare in quantità industriale, perché sarebbero
stati l'intermezzo perfetto tra una commento calcistico e l'altro.
-
Ahia, - esclamò, quando per la fretta il coltello gli sfuggì e si ferì
superficialmente l'indice. Cercò uno sguardo di supporto da Miles Jr,
adagiata con la sua cuccia provvisoria in un angolo, che però sembrava
molto più interessata a pappare le sue erbette che a condividere le
paturnie del suo padrone. Gli rivolse un ghigno da tartaruga
soddisfatta, mentre sbocconcellava qualche foglia di insalata, spinaci
e radicchio, del tutto inconsapevole dell'agitazione che si stava
preparando nella stanza accanto.
I ragazzi avevano preso posto,
Miles aveva sintonizzato lo schermo sul canale giusto ed era sparito in
cucina da Bass. Ormai era solo questione di minuti. Cominciò a fare
avanti e indietro con i vassoi, vegliando come un falco affinché tutti
avessero sempre un piatto da cui attingere accanto e una birra a
portata di mano. Non c'era neanche bisogno di chiedere.
In cucina, abbracciò forte Bass che era sull'orlo di una crisi nervosa.
- Mi servirebbero otto mani per fare tutto, - gemette, contro la sua spalla.
-
Stai tranquillo, - lo rassicurò Miles. - Serviamo tutto adesso, così
poi durante la partita ce ne stiamo tranquilli. Fra poco comincia,
vieni a sederti con me.
- Aspetta... Mi mancano ancora una decina
di involtini, - rispose l'altro, sciogliendosi dalla sua presa. -
Faccio subito, - aggiunse, rasserenato dall'idea di avere a
disposizione novanta minuti di relativo svago, punteggiati da saltuarie
richieste di spuntini extra. Miles gettò sul ripiano lo strofinaccio
che teneva stretto in una mano, gli si affiancò.
- In due facciamo prima.
Bass
sorrise, stanco. Avevano sgobbato come due schiavi per tutto il giorno,
e non era ancora finita. Però era soddisfatto di quello che avevano,
sul serio.
Miles lo guardò, mentre l'altro se ne stava tutto preso
a tagliare e sminuzzare e farcire, e sorrise a sua volta. Gli piaceva
vederlo così coinvolto, con le sopracciglia bionde leggermente
aggrottate, le mani che si muovevano veloci come se non avesse fatto
altro nella vita.
Più tardi, finirono l'ultimo giro di aperitivi e
si sedettero con gli altri. Senza averlo messo in conto, si ritrovarono
contagiati dall'euforia che serpeggiava tra tutti, un calore insolito.
Quando la loro squadra vinse, i presenti scoppiarono in un urlo
fragoroso. Alcuni si abbracciarono, altri saltavano, altri gridavano
frasi incomprensibili, coperte dalla confusione generale. Espressioni
di pura gioia, amplificata dai fiumi di alcool bevuti nel corso di quei
novanta minuti. I clienti si trattennero ancora un po', Miles e Bass si
ritrovarono a chiudere un po' dopo l'orario previsto.
- Sono a
pezzi, - sussurrò Bass, stiracchiandosi. Ancora si sentiva l'eco forte
dell'esultanza, nelle case, nelle strade, nelle piazze intorno a loro.
Miles sbadigliò, prese sottobraccio la cesta di Miles Jr, l'adagiò sul
sedile posteriore.
- Anch'io, - ammise. - Però è stato divertente,
- aggiunse, voltandosi a guardarlo. Lo sorprese ad asciugarsi una
guancia con la mano, e si preoccupò. Bass cercò di mascherare quel
gesto fingendo di allacciarsi la cintura, ma Miles lo aveva visto
benissimo.
Si sporse verso di lui, un braccio intorno alle sue spalle e l'altra mano posata sul volante.
- Ehi, pulcino, che ti prende adesso?
L'altro
si lasciò sfuggire una risata sottile, liberatoria. Gli scivolò
un'altra lacrima, poi un'altra. L'espressione di Miles si fece confusa
quando lo vide asciugarsi le guance ridendo, ma poi capì. Bass non
stava piangendo perché
era triste. Stava piangendo perché era felice, felice davvero.
Miles si addolcì all'istante, lo accarezzò con estrema
tenerezza sul viso, mentre sentiva un sorriso enorme, sincero, di
quelli che nascevano piantando le radici bene bene in mezzo al cuore,
allargarglisi sulla faccia.
Si fece contagiare dalla gioia di Bass, cercò il contatto
visivo, gli posò entrambe le mani sulle guance asciugandole con
i pollici, lo baciò. Bass rideva e piangeva, sembrava nel pieno
di una crisi isterica, e Miles non sembrava meno matto di lui.
- Vedi? È tutto vero, è tutto vero, amore mio, - gli
disse, e le ultime due parole erano così rare da sentire dalla
sua voce, così poco da Miles, che
Bass non sapeva se continuare a piangere per la commozione o se
mettersi a ridere ancora più forte, perché Miles
innamorato era follemente divertente. - L'abbiamo fatto noi. L'abbiamo
costruito noi. È la nostra vita, pulcino.
Lo
baciò con tutta l'anima, dal momento che ormai erano al sicuro nella
loro macchina. Lo baciò, e poi lo baciò ancora, e ancora e ancora.
Aveva bisogno di lui. E anche Bass aveva bisogno di Miles. Lo strinse
forte a sé, prima di lasciarlo libero per poter guidare.
Oltrepassarono
la porta di casa senza mai staccarsi. Bass si allontanò da Miles solo
per un attimo, per poter sistemare Miles Jr - già da una mezzoretta
ritiratasi nel mondo dei sogni - nel proprio angolino, e poi ripresero
a baciarsi con più trasporto di prima. Fecero l'amore con l'euforia
sotto pelle, un brivido gradevole, e infine crollarono.
Sorridevano, tutti e due.
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